Dietro le demolizioni delle case abusive ci sono i Comuni pronti a risanare i propri bilanci?

5 gennaio 2019

Il dubbio – che in realtà è più di un dubbio – lo ha raccontato Time Sicilia in un’intervista al professore Giuseppe Gangemi, docente di urbanistica all’università di Palermo. Vi raccontiamo i retroscena di una possibile, mega operazione economica con la quale i Comuni potrebbero incassare un bel po’ di quattrini sulla pelle dei proprietari delle oltre 700 mila abitazioni abusive presenti nella nostra Isola

La prima notizia è la demolizione di alcune case abusive in alcuni centri della Sicilia, da Triscina a Licata, fino a Palermo. La seconda notizia è che i Comuni siciliani potrebbero aver trovato il modo di fare ‘cassa’ sui proprietari delle abitazioni abusive. Come? Acquisendo le case abusive e poi affittandole agli ‘ex proprietari’ (che hanno perso la proprietà dell’abitazione proprio perché è stata acquisita dal Comune!). Così i Comuni – che come sappiamo sono quasi tutti al verde – hanno trovato il modo di spremere gli abusivi, chiedendogli l’affitto e anche gli arretrati!

Questo giochetto – che in Sicilia riguarda oltre 700 mila abitazioni abusive – potrebbe diventare la chiave di volta per risollevare le sorti economiche del Comuni sulla pelle dei proprietari delle abitazioni abusive: oltre 700 mila in tutta la nostra Isola, 77 mila nel solo Comune di Palermo.

Tutto facile, allora? Non esattamente. Come si legge in un’intervista al docente di Urbanistica presso l’università di Palermo, Giuseppe Gangemi pubblicata da Time Sicilia (QUI L’INTERVISTA), la questione è molto più complessa.

Ma cos’è ‘sta storia dei Comuni che, prima acquisiscono gli immobili abusivi e poi chiedono ai titolari delle stesse abitazioni abusive l’affitto e gli arretrati?

“Si chiama salvaguardia del diritto di abitazione – spiega il professore Gangemi -. Va precisato subito che un Comune può acquisire un’abitazione solo se è insanabile. Dopo di che, per motivi di pubblica utilità, il Consiglio comunale può deliberare di affittare la casa che il Comune ha acquisito per pubblica utilità”.

La magistratura è d’accordo? “Non mi sembra proprio – risponde il professore Gangemi -. Nel giugno dello scorso anno ho partecipato ad un convegno che si è svolto a Palermo per iniziativa dell’attuale assessore al Territorio e Ambiente, Toto Cordaro. Un magistrato, intervenendo, ha detto che se una casa è abusiva la legge prevede che venga abbattuta. Punto”.

Il docente universitario spiega di essere d’accordo sulle demolizioni “in linea di legalità”. Se il problema, però, diventa sociale, aggiunge, “la questione si complica. E subentrano anche problemi legati alla tutela dell’ambiente”.

“Se siamo davanti a un numero limitato di abitazioni abusive – sottolinea l’urbanista – ebbene, l’abbattimento è doveroso. Se la questione riguarda – ed è il caso della Sicilia – oltre settecentomila abitazioni che, in tanti casi, sono diventate prime case, il problema non è più amministrativo e penale: è anche sociale. In questo scenario l’abbattimento diventa problematico. Con risvolti ambientali non indifferenti”, perché “se si comincia a demolire le abitazioni abusive bisogna stabilire – prima – dove allocare gli sfabbricidi”.

“Se si stabilisce di abbattere le abitazioni abusive – precisa ancora Gangemi – bisogna calcolare bene l’impatto ambientale e i costi da sostenere. I costi per l’abbattimento, i costi per il trasporto degli sfabbricidi, il luogo dove portare gli sfabbricidi. E poi, naturalmente, c’è il ripristino dello stato dei luoghi. Ci vuole, insomma, un piano finanziario. E, naturalmente, la copertura finanziaria”.

Alla domanda se, oggi si trova d’accordo sugli abbattimenti delle case abusive, il professore risponde così:

“Per le dimensioni che oggi ha l’abusivismo edilizio in Sicilia non sono d’accordo sugli abbattimenti. Purtroppo il fenomeno è molto esteso. Penso a Gela, dove mezza città è abusiva. Penso a Triscina, ad Alcamo marina e tanti altri luoghi della nostra Isola. La verità è che, in una realtà come quella siciliana, quando si comincia con gli abbattimenti delle case abusive non facile è capire dove si va a parare”.

E a proposito di Palermo, dove sono cominciate gli abbattimenti delle abitazioni abusive, Gangemi dice:

“Il Comune di Palermo, in materia di abusivismo, se proprio la dobbiamo dire tutta, è completamente allo sbando. L’unico modo di procedere sarebbe quello di redigere un vero e proprio piano delle demolizioni in cui fossero visualizzate, in un quadro d’insieme, gli edifici abusivi insanabili che costituiscono agglomerato. Di questo agglomerato occorrerebbe dimensionare la volumetria per calcolare la quantità di sfabbricidi e anche i costi, nonché la destinazione delle rovine”.

Ora, leggendo un articolo su Blog Sicilia, apprendiamo che il Comune di Palermo ha iniziato ad abbattere alcune abitazioni abusive. Per ora si sta procedendo con un’abitazione a Tommaso Natale. Così noi siamo tornati a chiedere ‘lumi’ al professore Gangemi.

“Intanto – ci dice il docente – sarebbe interessante capire perché il Comune sta cominciando da questa abitazione e non da altre. Sarebbe bene conoscere i criteri”.

A questo punto leggiamo un passo dell’articolo di Blog Sicilia:

“Altri due interventi di demolizione sono stati deliberati dalla giunta comunale lo scorso 28 dicembre. Anche in questo caso si tratterà di operazioni complesse che riguardano due gruppi di immobili che sorgono in via Stazzone vicino al fiume Oreto e via Zerilli a Ciaculli, particolarmente delicati perché in zone ad altissimo rischio idrogeologico, quindi anche con rischio per coloro che abitano le case. Si tratta, in questo caso, degli interventi sollecitati anche dalla Regione dopo la tragedia di Casteldaccia dello scorso 3 novembre”.

“Ecco – commenta il docente universitario – questo mi sembra un buon criterio: iniziare dalle abitazioni che costituiscono un pericolo. Dopo di che, però, bisognerebbe mettere la parola fine a questa forma di terrorismo sociale. Siamo tutti d’accordo sul fatto che gli abusivi hanno sbagliato. ma non per questo debbono subire lo stillicidio: oggi tocca a lui, chissà quando tocca a me”.

Per la cronaca, i costi dell’abbattimento sono a carico del proprietario dell’immobile abusivo. E non si può sfuggire; perché se non è lo stesso proprietario a demolire l’edificio abusivo ci pensa lo stesso Comune, che poi gli addebita il costo.

In genere, sono pochi i titolari di abitazioni abusive che decidono di abbattere a proprie spese la casa. Di solito ricorrono al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR): cosa, questa, che allunga comunque i tempi.

Chiediamo al professore Gangemi: non è che, zitti zitti, i Comuni, con questi abbattimenti, che riguardano una percentuale irrisoria di abitazioni – sì e no un centinaio in tutta la Sicilia a fronte, come già ricordato di oltre 700 mila abitazioni abusive – starebbero provando a indurre i cittadini a percorre la strada del diritto di abitazione? Della serie, pagate arretrati e affitti e tutto si aggiusta?

“Un collegamento potrebbe esserci – risponde il docente universitario -. Con l’incubo della demolizione i cittadini potrebbero valutare se optare per il diritto di abitazione: questo gli eviterebbe di affrontare l’onere della demolizione. Detto questo, bisognerebbe fare chiarezza. Con quali criteri vengono effettuate queste operazioni? Chi è che valuta il valore di un immobile, il costo dell’eventuale affitto e degli eventuali arretrati da corrispondere ai Comuni? Chi propone e chi approva tali scelte? Ribadisco: su questi punti bisognerebbe fare chiarezza”.

Che dire di tutta questa storia? Che, alla fine, la Regione per la sua parte (scientifico insabbiamento di qualunque ipotesi di riforma urbanistica: l’ultima – e l’unica – risale al 1978) e i Comuni per la propria parte (visto che, dagli anni ’80 del secolo passato ad oggi, hanno solo cincischiato con le sanatorie edilizie) hanno creato i presupposti per ‘pelare’ i cittadini.

Dobbiamo essere onesti: l’abusivismo edilizio, in Sicilia, è stato voluto dalla politica, che prima vi ha costruito sopra fortune elettorali (dagli anni ’80 ad oggi); adesso che Roma ha svuotato le ‘casse’ di Regione e Comuni la stessa politica siciliana che ha voluto l’abusivismo e che l’ha incentivato e trascinato presenta il conto ai cittadini: vi volete tenere la casa abusiva? Intanto la acquisiamo e, se la volete tenere, ci pagate affitto e arretrati, poi magari, un giorno, chissà, parleremo di vendita…

Complimenti alla vecchia politica siciliana (e ai siciliani – abusivi in testa – che ancora gli vanno dietro)!

Foto tratta da primapaginatrapani.it

I Comuni ne hanno inventata un’altra per fare ‘cassa’ sulla pelle dei cittadini: acquisiscono le case abusive e le affittano…

I Comuni che cercano di ‘spennare’ gli abusivi: dopo l’intervista al professore Gangemi è arrivata la prima lettera 

QUI L’ARTICOLO DI BLOG SICILIA SU PALERMO

 

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