Cosa pensano i leghisti del Sud della secessione dei ricchi? /MATTINALE 231

24 dicembre 2018

La nostra domanda ci sembra legittima. Perché nei prossimi mesi potrebbe materializzarsi la ‘Secessione dei ricchi’: cinque o sei regioni del Centro Nord si terrebbero una parte cospicua di risorse finanziarie che, fino ad oggi, sono state ripartite in tutta l’Italia. Il Sud è la parte de Paese che, tanto per cambiare, ci rimetterebbe di più, soprattutto su scuola e sanità

In queste ore vogliamo porre una domanda ai meridionali che hanno deciso di aderire alla Lega di Matteo Salvini che, per l’occasione, ha tolto la parola “Nord”. Hanno sentito parlare della secessione dei ricchi? Lo sanno che alcune Regioni del Centro Nord si terranno il cosiddetto ‘residuo fiscale’, togliendo risorse al Sud, creando problemi enormi all’istruzione e alla sanità nel Mezzogiorno d’Italia?

Ai meridionali e, in particolare, ai siciliani che hanno aderito alla Lega di Salvini – parlamentari nazionali della Lega eletti nel Sud, consiglieri comunali dei Comuni del Sud emetti sempre nella Lega e semplici cittadini contenti di aver aderito al partito di Salvini perché finalmente “cambieranno l’Italia” – chiediamo: lo sapete che cosa sta per succedere?

Noi proviamo a riassumerlo. Le Regioni italiane non saranno più quelle che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Ci saranno cambiamenti nella struttura finanziaria delle Regioni. Alcune Regioni del Centro Nord, che sono già più ricche delle altre, tratterranno ulteriori risorse finanziarie. Le altre Regioni del Centro Sud avranno a disposizione meno risorse finanziarie.

Vediamo, per grandi linee, cosa succederà.

Ci sarà una prima fascia di Regioni – tutte del Centro Nord – che terranno per sé risorse finanziarie che fino ad oggi sono state ripartite in tutte Regioni italiane. Di quali Regioni si tratta? Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e, a seguire, Piemonte, Liguria e una sorta di macro-Regione composta da Toscana, Umbria e Marche.

Poi ci sarà una seconda fascia che comprende le cinque Regioni autonome: Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Val d’Aosta e il Trentino con le province autonome di Trento e Bolzano.

Quindi una terza fascia composta da Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria.

Come già accennato, le Regioni del Centro Nord, nel nome di un’Autonomia ‘rafforzata’, si terranno risorse finanziarie che, fino ad oggi, sono state ripartire tra tutte le Regioni italiane. Queste Regioni, dal 1860 ad oggi, hanno avuto, dallo Stato, più risorse e più agevolazioni. E sono più ricche.

In questo scenario c’entra anche il ‘carattere’ degli abitanti di tali Regioni: e su tale ‘carattere’ fa perno la Lega di Salvini, con in testa i governanti leghisti delle Regioni Veneto e Lombardia:

“Noi siamo più operosi e più bravi e quindi il reddito che produciamo ce lo teniamo tutto”.

Ribadiamo: con conta più il fatto che, dal 1860 ad oggi hanno avuto di più dallo Stato. Mettendo da parte le risorse che il Nord ha rubato al Sud all’indomani della ‘presunta’ unificazione italiana del 1860; mettendo da parte il ‘Decollo industriale’ ai tempi di Giolitti, quando i soldi del Sud finivano al Nord; mettendo da parte la storia passata e arrivando ai giorni nostri ricordiamo che, da quando esistono i fondi europei, lo Stato non effettua più intervento ordinario nelle Regioni del Sud, se non per minimi interventi.

Ebbene, mettendo da parte tutto questo, mettendo da parte anche che, con le risorse PON (Piani Operativi Nazionali che riguardano il Sud), non si capisce a che titolo, si finanziano interventi nelle città del Nord, la Lega di Salvini ha stabilito che le Regioni del Centro Nord, a partire da Veneto e Lombardia, si terranno il ‘residuo fiscale’: in pratica, contribuiranno in misura sensibilmente minore alla cosiddetta fiscalità generale.

Interessante, anche – se non altro perché, come siciliani, i tocca direttamente – quello che succederà nelle cinque Regioni autonome: Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Val d’Aosta e le Province autonome di Trento e di Bolzano. Per queste aree non c’è una previsione, ma una sorta di strisciante ‘cristallizzazione’: ognuna resterà per com’è oggi, con meno risorse dal centro.

Si dice che, questa manovra, spingerà Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria a dare vita a una sorta macro-area: qualcosa in bilico tra il vecchio Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilia senza la Sicilia. In realtà, si propende più per una macro-area Lazio-centrica, anzi, Roma-centrica, dal momento che Roma è destinata a perdere sempre di più le funzioni nazionali verso il Centro Nord e ad acquisirle dal Centro Sud.

Tutto questo avrà effetti in tutta la vita pubblica di un’Italia sempre più divisa e, soprattutto, in due settori: scuola e sanità.

Scrive Marco Esposito sul Mattino di Napoli a proposito della scuola:

“Consultate la Costituzione e vedrete (articolo 117, lettera n) che tra i poteri esclusivi dello Stato ci sono le ‘norme generali sull’istruzione’. Bene, penserete, quindi che l’impianto generale della scuola resti nazionale. Poi però, all’articolo 116, scoprirete che tra le materie che possono diventare autonome c’è proprio la lettera n del 117. Cioè i poteri esclusivi possono diventare autonomi. Quindi lo Stato continuerà a fare le leggi sulle ‘norme generali sull’istruzione’ e, contemporaneamente, il Veneto potrà fare le sue ‘norme generali sull’istruzione’ per il Veneto, la Lombardia per la Lombardia, l’Emilia Romagna per l’Emilia Romagna e così via. La scuola non sarà semplicemente regionalizzata, sarà ‘statarellizzata’ perché ciascun territorio sarà padrone assoluto in casa sua. Nel tempo matureranno programmi diversi, diversi criteri sull’obbligo scolastico, molteplici carriere per i docenti. I quali saranno assunti su base territoriale. Il rischio che con meno soldi ci sia una scuola peggiore al Sud è concreto, ma questo non sembra preoccupare chi ragiona in termini di casa mia e casa tua”.

Cambiamenti sostanziali sono previsti nella sanità. La novità è che ogni Regioni potrà decidere di istituire una via preferenziale per i propri pazienti. Esempio: se in una Regione sono disponibili dieci interventi particolari, che è impossibile avere in altre parti d’Italia, tale Regione potrà decidere che prima vengono i propri abitanti, poi gli altri!

Insomma, ogni Regione potrà introdurre la corsia preferenziale per i propri abitanti.

Non solo. Ogni Regione potrà stabilire, anche, il costo delle prestazioni sanitarie. E non dovrà più, ogni anno, discutere con lo Stato la ripartizione del Fondo sanitario.

L’obiettivo della Lega di Salvini è quello di arrivare a un sistema di fabbisogni standard, dove l’unità di misura non sarà più la cosiddetta spesa storica, ma la necessità di un territorio, più un bonus per le aree ricche.

Questo è un passaggio fondamentale. Con l’avvento dell’Unione Europea dell’euro l’Italia si è impoverita (IL MECCANISMO DI IMPOVERIMENTO DELL’TALIA LO ABBIAMO ILLUSTRATO  IN QUESTO ARTICOLO). Tutto questo ha avuto refluenze anche sulla sanità del Centro Nord, che ha dovuto ridurre i servizi.

Tenendosi le risorse finanziarie che, fino ad oggi, sono confluite in un fondo nazionale, le Regioni del Nord miglioreranno i propri servizi sanitari a scapito delle Regioni del Centro Sud. Se a questo aggiungiamo l’introduzione delle citate corsie preferenziali per le cure (prima i pazienti del Nord e poi, se rimangono risorse, i pazienti ‘terroni’), la ‘frittata’ sarà bell’e servita!

Quando avverrà tutto questo? E con quali modalità?

non ci saranno tempi lunghi. Deciderà tutto il Consiglio dei Ministri. Con la firma del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il testo sarà immodificabile. Camera e Senato potranno dire sì o no, senza poter effettuare cambiamenti.

Conte, che alla fine è un meridionale, firmerà un testo del genere? E i grillini, che alla fine hanno preso un sacco di voti al Sud saranno d’accordo?

Certo, i Parlamenti, per definizione, si auto-determinano. Il Parlamento potrebbe bloccare tutto. E imporre di ridiscutere tutto, alla faccia della Lega di Salvini. Lo farà? Siamo pessimisti, perché, in Parlamento, il Centro Nord ricco ha la maggioranza sul Sud. E, soprattutto, perché i parlamentari nazionali del Movimento 5 Stelle e del PD eletti nelle Regioni ricche del Centro Nord, se dovessero dire no, favorirebbero ulteriormente la Lega di Salvini.

Di fatto, dipende tutto dal presidente del Consiglio Conte.

Ma, sempre di fatto, l’Italia è ormai divisa: spaccata in tre. Con i leghisti che sono diventati i ‘difensori’ della parte più ricca – o meno povera, a seconda dei punti di vista – del Paese.

Torniamo alla domanda iniziale: i leghisti-salviniani del Sud e della Sicilia queste cose le sanno?

 

 

 

 

 

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