terza pagina/”La felicità è una fiaba, l’infelicità un romanzo’’

10 dicembre 2018
La nostra rubrica dedicata alle pillole culturali: gli incipit tratti dai grandi romanzi, gli aforismi di scrittori e filosofi, i siciliani da non dimenticare, gli anniversari di fatti storici noti e meno noti, la Sicilia dei grandi viaggiatori, i proverbi della nostra tradizione e tanto altro ancora. Buona lettura

terza pagina

a cura di Dario Cangemi

Incipit

Un classico buongiorno. O, se preferite, un buon giorno ricordando un grande romanzo. Il modo migliore di iniziare una giornata: l’incipit di un grande libro. Se lo avete già letto sarà un bel ricordo. Se no, potrebbe invogliarvi alla lettura

’’In ogni storia a un certo punto arriva una grande svolta. Uno sviluppo imprevisto. La felicità è sempre uguale, ma l’infelicità può avere infinite variazioni, come ha detto anche Tolstoj. La felicità è una fiaba, l’infelicità un romanzo’’.

Haruki Murakami, “Kafka sulla spiaggia”

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Pensieri sparsi

L’aforisma, la sentenza, sosteneva Nietzsche, sono le forme dell’eternità. L’aforisma é paragonato dal filosofo tedesco alle figure in rilievo, che, essendo incomplete, richiedono all’osservatore di completare ‘’col pensiero ciò che si staglia davanti’’.

‘’Io sono nero di amore, né fanciullo né usignolo, tutto intero come un fiore, desidero senza desiderio’’.

Pier Paolo Pasolini, “La meglio gioventù”

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Eventi e fatti storici

10 Dicembre 1902 – La Tasmania concede il diritto di voto alle donne La Tasmania è uno Stato dell’Australia, con capitale Hobart. È costituito dall’isola omonima e da alcune isole minori, ed è posto circa 240 km a sud rispetto alla parte orientale del continente australiano (attraverso lo stretto di Bass). Prende il nome da Abel Tasman, il navigatore olandese che la scoprì (1642). Circa il 37% del suo territorio fa parte di riserve, parchi naturali o aree protette, e questa caratteristica ha portato l’isola a promuoversi e presentarsi come importante meta turistica e naturalistica.

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Siciliani notevoli da ricordare

il 10 dicembre 2007 moriva a Palermo

Giacomo Badamii, insegnante, architetto e pittore. Giacomo Badami non era certo uno che amava stare con le mani in mano. Anzi, è stato un professionista come pochi. Originario di Corleone, appena ventenne ha iniziato a insegnare disegno e storia dell’arte nelle scuole medie e nei licei scientifici di Palermo, mantenendosi nel frattempo per continuare gli studi universitari in Storia dell’arte. I suoi giovani alunni, quelli del Cannizzaro in testa, lo ricordano soprattutto per l’amore verso l’arte che riusciva a trasmettere. E, forse, proprio per questo era considerato un docente ‘’fuori dagli schemi’’. L’ultimo incarico, prima di andare in pensione, è stato quello d’insegnare agli studenti dell’istituto magistrale Finocchiaro Aprile. Inutile dire che, anche lì, si è ben presto fatto apprezzare pure dai colleghi. Ma il suo pallino per l’architettura e il disegno non lo ha mai abbandonato. Nemmeno quando nel’98 ha lasciato l’insegnamento. Trascorreva intere giornate a dipingere tele ad olio, ispirandosi in particolar modo a Michelangelo Buonarroti, la sua ossessione. Se n’è andato il 10 dicembre 2007 a 74 anni.

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Viaggio e cultura: il rapporto degli scrittori con la Sicilia

 

‘’In questo periodo sto scrivendo alcune storie interessanti e chissà che non possa tornare a girare un film da queste parti. Adoro la Sicilia. Non vi rendete conto di stare su uno scoglio di importanza strategica: cosa c’è di meglio delle invasioni per accrescere la civiltà’’? (Lina Wertmüller)

La regista, in alcune dichiarazioni rilasciate nel maggio 2015 ha ricordato il grande Turi Ferro: “Per me è un pezzo di cuore. Mi manca tantissimo” e parlando di Luca Zingaretti ha detto: “Mi piace molto come attore, ha un accento vagamente siciliano senza però diventare caricatura”. Wertmuller non ha risparmiato critiche al remake americano del suo “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” ed ha dato vita ad un siparietto insieme con un esercente cinematografico che l’ha ringraziata per i grossi guadagni realizzati negli anni grazie ai suoi film.

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La scuola poetica siciliana

La scuola poetica siciliana è la prima forma di letteratura laica in Italia. Suo promotore fu l’Imperatore Federico II di Svevia. Questa scuola vide il suo apice tra il 1230 e il 1250. Nacque come una poesia di corte, infatti autori dei più noti sonetti sono lo stesso Federico II e membri della sua corte quali Pier delle Vigne, Re Enzo, figlio di Federico, Rinaldo d’Aquino, Jacopo da Lentini (funzionario della curia imperiale), Stefano protonotaro da Messina…La lingua usata era il siciliano o meglio il siculo-appulo.

‘’…Ma s’ello lo tocasse in alcun loco,

be·lli se[m]brara che forte cocesse:

quello d’Amore m’à tocato un poco,

molto me coce – Deo, che s’aprendesse!

Che s’aprendesse in voi, [ma]donna mia,

che mi mostrate dar solazzo amando,

e voi mi date pur pen’e tormento…’’

Chi non avesse mai veduto foco Giacomo da Lentini

XIII secolo

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Proverbi Siciliani

Il proverbio è la più antica forma di slogan, mirante non già ad incentivare l’uso di un prodotto commerciale, bensì a diffondere o a frenare un determinato habitus comportamentale, un particolare modo di valutare le cose, di interpretare la realtà.

Accatta vigna di cui non n’ha chiantatu e accata casi di cui non n’ha fabbricatu

( acquista case e vigneti ad chi non conosce i sacrifici sofferti per realizzarli )

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