Di Maio favorevole all’autonomia in Veneto. E il Sud che l’ha votato che fine farà?

4 dicembre 2018

Lo confessiamo: siamo un po’ stupiti e amareggiati dall’uscita del vice presidente del Consiglio e leader politico del Movimento 5 Stelle, che adesso si dice favorevole all’autonomia del Veneto, ovvero alla ‘Secessione dei ricchi’. Ma Di Maio si rende conto di quello che ha detto? Lo capisce che il conto lo pagherebbe il Sud? La tesi di Pino Aprile

Incredibile ma vero: il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, vice presidente del Consiglio, Ministro del Lavoro e con altre deleghe, improvvisamente, ha aperto alla cosiddetta ‘Secessione dei ricchi’. Ovvero all’autonomia richiesta dal Veneto, che altro non è che un ennesimo furto ai danni del Sud. Dice Di Maio (dichiarazione rilasciata all’AGI):

“Secondo me nel Consiglio dei ministri di dicembre bisogna affrontare la questione dell’autonomia del Veneto, facendo una corsa contro il tempo perché immaginerete che la materia importante”.

Queste le parole di Luigi Di Maio nella diretta Facebook durante la visita al centro di valorizzazione e riciclo dei rifiuti di Contarina spa, operatore di Treviso.

“I veneti hanno diritto all’autonomia perché l’hanno richiesta con un referendum. E l’avranno in tempi certi”, ha assicurato Di Maio, che ha aggiunto:

“L’autonomia del Veneto si deve creare il prima possibile senza se e senza ma, per una semplice ragione: i cittadini del Veneto hanno votato un referendum, che non può essere disatteso. Quindi non ci sono dubbi sull’autonomia del Veneto da nessuna della due forze politiche che sostengono questo governo. Anzi, lo dobbiamo fa il prima possibile e stiamo lavorando con i ministeri competenti per dare l’autonomia richiesta dal Veneto sulle materie richieste, il prima possibile”.

Come i nostri lettori ricorderanno, abbiamo più volte trattato questo tema. Raccontando che, in realtà, non solo il Veneto, ma un po’ tutto il Nord (e anche qualche Regione del Centro Nord) si vogliono tenere il cosiddetto ‘residuo fiscale’.

Ogni Regione italiana si tiene le proprie tasse e le proprie imposte, senza tenere conto di quello che succede nelle restanti Regioni italiane. la ‘Secessione dei ricchi’, infatti, interessa la Lombardia, la Liguria e forse anche l’Emilia Romagna (forse, interessa un po’ meno il Piemonte, che da quando la Fiat si è sostanzialmente trasferita in America qualche colpo lo comincia ad avvertire).

L’aspetto strano, se non un po’ incredibile, è che a proporre di lanciare subito – a quanto pare cominciando entro la fine di quest’anno – l’autonomia del Veneto (che, ovviamente, avrà effetti a catena anche nel resto del Nord: c’è da giurarci!) sia Di Maio, leader di una forza politica, il Movimento 5 Stelle, che ha la propria base elettorale nel Sud.

A prima vista la mossa di Di Maio sembra un suicidio politico. E, in effetti, come racconta in un proprio articolo Pino Aprile, la fretta del capo dei grillini è assai strana:

“Prima possibile – scrive Pino Aprile – vuol dire che si consentirà ai predatori padani di mettere le mani nella cassa comune, senza che si sia preventivamente stabilito il valore dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni uguali per tutti, che aspettano da 17 anni (“prima possibile, senza se e senza ma” non vale quando c’è il rischio che si riconoscano pari diritti ai colerosi di merda “che puzzano più dei cani”, al naso del socio di Giggino). Quindi, prima il diritto del Nord al saccheggio finale, poi (cioè mai) si vedrà quali servizi si possano eventualmente garantire al Sud (‘sta ceppa!), con il niente che resta. Il Sud è colonizzato, insultato, derubato e tradito da un secolo e mezzo; ma uno schifo come questo, da parte del leader del partito più votato dai meridionali e che ne han fatto il primo d’Italia, non si era mai visto”.

Ma quale potrebbe essere la spiegazione della strana mossa di Di Maio, di fatto contro il proprio elettorato? Una spiegazione la dà lo stesso Pino Aprile, una spiegazione molto articolata:

“La macchina del fango che si è mossa contro di lui (per il dispari e vergognoso modo giornalistico di cui sopra) ne ha fatto ‘un’anatra zoppa’, come si dice negli Stati Uniti del presidente in scadenza, negli ultimi mesi. Accuse di lavoro nero per il ministro del Lavoro (lascia perdere se gravi come dicono o no; se più o meno gravi di quelle rivolte ai Renzi e che non indignano) sono un danno serio: che resti o no a lui quel ministero, il guaio ormai è fatto. Ci si può interrogare su chi sia il regista di questa operazione (l’ala leghista e il centrodestra che vogliono tornare al governo senza M5S; Salvini che vuol distruggere l’alleato per erditarne i voti; il Pd che spera di riprendersi i transfughi cinquestelle…): qualunque sia l’ipotesi preferita, Di Maio oggi vale meno alla banca del potere. Il giorno dopo le elezioni era il ‘presidente del Consiglio’; poi è diventato ‘uno dei due vice’, ma quello con la fetta delle azioni più consistente (il 33 per cento), dinanzi al vice-2, Salvini (con il 17); terzo il (facente funzione) presidente del Consiglio, Giuseppe Conte”.

Insomma, scrive Pino Aprile, Di Maio, oggi, è indebolito. E, prosegue Pino Aprile,”se Di Maio vede indebolito il cordone ombelicale con il Movimento, può rafforzare quello con la Lega e trarre più forza contrattuale dalla necessità di tenere in piedi il governo, con una legge finanziaria che sta insieme con i cerotti, il rapporto con l’Europa a rischio frattura e i numeri dell’economia (spread o non spread) da incubo”.

Tesi forte, quella illustrata da Pino Aprile. Poi, però, lo stesso Pino Aprile smorza un po’:

“Attenti: i tempi dell’Autonomia, una volta proclamata, non è detto che siano rapidi come Zaia, ministra Stefani e altri presidenti leghisti di tessera (vedi Fontana, Lombardia) o leghisti di fatto, sull’Autonomia (vedi Bonaccini, centrosinistra, Emilia Romagna), consiglieri regionali Pd del Nord e Salvini si promettono”.

Ora ci potremmo essere: quella di Di Maio potrebbe essere una mezza realizzazione: qui c’è l’autonomia, però l’applicazione la discutiamo dopo.

Ma questa tesi potrebbe andare bene in Sicilia, che nel 1946, con la forza delle armi degli Indipendentisti conquistò l’Autonomia, che in buona parte è rimasta non applicata fino ad oggi.

Sarà così anche in Veneto, in Lombardia, in Emilia Romagna e magari in Emilia Romagna? Ne dubitiamo. Perché se c’è una cosa che il Nord fa bene dal 1860 ad oggi è prendere tutto quello che può prendere. Il gioco di Di Maio è pericoloso. Perché una volta concessa l’autonomia al Veneto, i veneti il residuo fiscale se lo tengono. Il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, non aspetta altro.

Quello di Di Maio è un gioco pericoloso, molto pericoloso.

LA TESI DI PINO APRILE SULLE PAROLE DI LUIGI DI MAIO 

Con la ‘secessione dei ricchi’ del ‘Lombardo-Veneto’ i Comuni del Sud verranno azzerati/ MATTINALE 127

L’Italia nata nel 1860 ha falsificato e continua a falsificare la storia del Regno delle Due Sicilie

Dopo avere ‘spolpato’ il Sud i furbi del Centro Nord vogliono la “secessione dei ricchi”. Petizione per bloccarli

QUI LA NOTA DI AGI POLITICA

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