Ars: come mai, ieri, PD e grillini non hanno chiesto di mettere ai voti il contestato calendario dei lavori d’Aula?

29 novembre 2018

Oggi avremo la prova se il Movimento 5 Stelle e il PD fanno veramente opposizione al Governo di Nello Musumeci o se ‘abbaiano’ ma non ‘mordono’. In questo articolo vi raccontiamo come i parlamentari di Sala d’Ercole della cosiddetta opposizione rischiano di perdere la faccia 

Oggi torna a riunirsi l’Assemblea regionale siciliana. Sarà l’occasione per capire se, nel Parlamento dell’Isola, esiste un’opposizione o se Governo e ‘opposizione’ governano insieme. Proviamo a illustrare come stanno le cose.

Ieri non sono mancate le polemiche. Motivo: il disegno di legge sulle variazioni di Bilancio che l’Aula dovrebbe approvare in frett’e furia, perché alcune categorie sociali – gli ex PIP di Palermo, i dipendenti dei Consorzi di Bonifica e chissà chi altri ancora – rischiano di non percepire le retribuzioni.

In genere, tutti i disegni di legge passano prima dalle commissioni legislative di merito, poi dalla commissione Bilancio e Finanze e poi vanno in Aula.

Il disegno di legge sulle variazioni di Bilancio, come abbiamo raccontato stamattina (QUI IL NOSTRO ARTICOLO), dovrebbe essere approvato a ‘scatola chiusa’: i parlamentari debbono solo votarlo. Al massimo, dopo un passaggio velocissimo dalle commissioni legislative.

Del resto, l’Aula ha approvato in pochi minuti un discusso Rendiconto 2017 e, soprattutto, un Assestamento di Bilancio che sa tanto di ‘misterioso pasticcio’ (COME POTETE LEGGERE QUI). Perché l’Ars non dovrebbe chiudere la faccenda-variazioni di Bilancio allo stesso modo?

In questo caso, però, le opposizioni rischiano di perdere la faccia. Proviamo a illustrare il perché.

L’idea di scrivere questo articolo ce l’ha data il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè. Che, ieri, ha dichiarato:

“Ho stigmatizzato l’atteggiamento del Governo – aggiunto il presidente dell’Ars – ma non ho deciso alcunché, se non dopo aver sottoposto il problema alla conferenza dei capigruppo, cercando di trovare una soluzione condivisa da tutti. Sia il PD che i 5 Stelle in conferenza dei capigruppo hanno votato contro la mia proposta ma senza clamore, cosa che invece hanno fatto in aula”.

Miccichè, in sostanza, dice che ha proposto, in conferenza dei capigruppo, un calendario di lavori che prevede l’approvazione in tempi strettissimi del disegno di legge sulle variazioni di Bilancio. Ma “sia il PD che i 5 Stelle in conferenza dei capigruppo hanno votato contro la mia proposta ma senza clamore, cosa che invece hanno fatto in aula”.

Qui – non sappiamo se senza volerlo, o per mettere in difficoltà il Governo di Nello Musumeci – Miccichè segnala un pesante ‘scivolone’ consociativo delle opposizioni.

Il presidente dell’Ars forse considera il PD all’opposizione: noi, no. All’opposizione, invece, sono – o dovrebbero essere – i venti deputati del Movimento 5 Stelle.

Per la cronaca, quando il calendario dei lavori d’Aula approvato della conferenza dei capigruppo (cioè dei presidenti di tutti i gruppi parlamentari presenti all’Ars) non va a genio a tutti, i gruppi parlamentari che dissentono – o i parlamentari che dissentono – in Aula possono chiedere di metterlo ai voti.

Questo è un passaggio importante: quando la conferenza dei capigruppo non ha stabilito il calendario dei lavori all’unanimità, ma a maggioranza – com’è avvenuto ieri – chi ha votato no, chiedendo che sul calendario dei lavori si pronunci l’Aula, dà la possibilità al Parlamento di verificare se la maggioranza che si è formata in conferenza dei capigruppo abbia un riscontro in Parlamento.

Questa si chiama democrazia parlamentare.

Domanda: come mai, ieri, le opposizioni non hanno chiesto di mettere ai voti un calendario dei lavori d’Aula che hanno contestato a parole? Per caso quella di ieri è stata una recita? 

Nessun problema: oggi l’Aula è di nuovo convocata. Le opposizioni possono chiedere di mettere ai voti il calendario dei lavori. Lo faranno?

Il capogruppo del PD, Giuseppe Lupo, che cerca – secondo noi senza riuscirci – di accreditare il proprio gruppo parlamentare come forza di opposizione, oggi ha una buona occasione per smentirci: chieda di mettere ai voti il calendario dei lavori approvato dalla conferenza dei capigruppo.

Agli undici deputati del PD si dovrebbero unire i venti deputati grillini, anche loro contrari al calendario dei lavori d’Aula approvato ieri dalla conferenza dei capigruppo.

Fatti i conti, dovrebbero essere trentuno i deputati dell’Ars pronti a votare contro il calendario dei lavori. Lo faranno?

Se non lo faranno, beh, i deputati grillini e quelli del PD evitino di dire che fanno opposizione. Spieghino ai siciliani che, all’Ars, fanno tante cose, ma non l’opposizione…

 

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