Summit Libia: la riscossa della diplomazia italiana e della Sicilia ‘centro del Mediterraneo’

14 novembre 2018

Dal Sole 24 ore un esempio di onestà intellettuale: il vertice è stato un successo. Anche per la Sicilia, come sottolinea il professor Massimo Costa. Se qualcuno si aspettava la bacchetta magica, o si augurava il fallimento, lo ha fatto per altri motivi…

“Un po’ di onestà intellettuale. Da quanti “secoli” Palermo non era teatro della Diplomazia internazionale, dalla dinastia Hohenstaufen? Certo, solo teatro, non protagonista. Ma un ritorno d’immagine c’è, innegabile”. E’ il professor Massimo Costa, presidente del movimento indipendentista Siciliani Liberi, nel panorama siciliano, tra i primi a uscire fuori dal coro e riconoscere che il summit sulla Libia, andato in scena a Palermo, è stato un evento positivo per la Sicilia, che torna ad assumere un ruolo centrale nello scacchiere del Mediterraneo, e per l’Italia che è riuscita a riunire protagonisti e interpreti di un mondo che resta difficile.

“Sono contento che abbiano scritto “Sicilia” e non “Palermo”- prosegue Costa riferendosi al logo del summit- Forse non se ne sono accorti, ma hanno dato così una dignità geopolitica alla Nazione (negata) di cui Palermo è in fondo capitale. Il tricolore italiano è dovuto (lo devo ammettere). In questo momento la Sicilia è un possedimento italiano. Però… avrebbero potuto scrivere “Italia”, e non lo hanno fatto. Ed è il governo italiano che ha organizzato l’evento. Per una volta non spariamo sul governo”.

In tanti hanno sparato a zero contro questo summit, ma il motivo è evidente: detrattori dell’attuale governo italiano, ingenui che pensano che un summit possa risolvere i problemi del mondo, quando altro non è se non un avvio di un dialogo.

Una onestà intellettuale che ritroviamo, forse un po’ a sorpresa, anche sul Sole 24 ore (ma anche LA Stampa, come vedremo a breve) che titola così: “ Libia, il vertice di Palermo riporta alla ribalta la diplomazia italiana”. 

Scrive il giornalista: “Fino all’ultimo sulle due sponde del Mediterraneo c’era chi, per motivi e interessi diversi, aveva scommesso sul fallimento della conferenza internazionale sulla Libia. E, fino all’ultimo, il rischio che il lavoro delle ultime settimane di Palazzo Chigi, Farnesina e Nazioni Unite si incagliasse era più che reale.
Il generale Khalifa Haftar, uomo forte di Bengasi, si è fatto attendere per tutto il giorno a Palermo in un’altalena incontrollata di voci e indiscrezioni fino a quando, alle 18 e 30, il Gulfstream dei nostri servizi di sicurezza, dopo molte ore di volo, lo ha finalmente caricato a bordo per farlo atterrare all’aeroporto Falcone-Borsellino da dove si è diretto all’Hotel Villa Igiea, sede della conferenza ospitata dal premier Giuseppe Conte. Haftar è stato subito inghiottito in una fitta serie di riunioni bilaterali con gli altri capi di Stato e di Governo (almeno dieci in tutto come il russo Medvedev e l’egiziano Al Sisi) e ministri degli Esteri (venti) e con i rappresentanti della realtà politica libica. Ha incontrato tutti il generale tranne il presidente dell’Alto Consiglio di Stato (praticamente il Parlamento di Tripoli) Khaled al Meshri, uomo troppo vicino alla Fratellanza musulmana che Haftar ritiene un’emanazione di Al Qaeda”.

Quindi gli incontri del premier
“Ieri Conte, prima della cena di lavoro ha incontrato tutti e quattro i rappresentanti principali della realtà libica (Serraj, Haftar e i due presidenti dei Parlamenti di Tobruk e Tripoli). Per oggi non è previsto alcun documento finale da firmare. Il risultato è avere già messo allo stesso tavolo i principali protagonisti della politica libica. Un significativo passo verso il processo di democratizzazione del Paese nordafricano sostenuto con forza dalla nuova road map dell’inviato delle Nazioni Unite Ghassam Salamè che dovrebbe sfociare nella data delle prossime elezioni politiche e presidenziali”.

Qui potete leggere l’articolo integrale del Sole 24 ore. 

Insomma, una cosa è criticare il governo su fatti concreti (chi ci conosce sa che non perdoniamo a questo esecutivo la tendenza nordista di alcuni provvedimenti, come quelli sull’agricoltura  e altro), un’altra è criticarlo per partito preso, rischiando di dare ragione a chi, certamente con modalità inaccettabili, inveisce contro la stampa.

Comprensibile, dunque,  l’entusiasmo del premier, Giuseppe Conte: “Posso dire che è un passo storico importantissimo”. A spiegare perché, il portavoce di Palazzo Chigi, Rocco Casalino: ” Avere messo intorno al tavolo Haftar, Sarraj e gli altri attori regionali – da al Sisi al presidente tunisino – è stato difficile ma ha funzionato. «C’erano sorrisi molto ampi, più ampi che in altre occasioni» continua Casalino.

Lo riconosce anche La Stampa di Torino:”Ed effettivamente Haftar, il mattatore che aveva poco da guadagnare da Palermo ma molto da perdere a sottrarsi, si è concesso a Palazzo Chigi, ha parlato a lungo con Conte, ha stretto la mano al rivale al Sarraj”.

“Noi vogliamo dialogare con tutti gli attori libici e tutti sono importanti. Se ci fossero interlocutori privilegiati, daremmo un contributo negativo» alla stabilizzazione della Libia.- detto  Conte- Delle volte ci descrivete mutevoli, ma noi abbiamo una linea di politica estera ben precisa, un perimetro di alleanze ben definite. Il nostro interesse non è contribuire con la nostra vigile collaborazione a non alimentare le divisioni. Vogliamo essere un fattore di promozione di condizioni di stabilità. Se ci spendessimo a creare meccanismi di alleanze tattiche, non contribuiremmo all’accelerazione del processo politico”.

E sull’abbandono della Turchia: “Mi è dispiaciuto che la delegazione turca si sia allontanata. Ma nel loro comunicato non ce l’hanno affatto con l’Italia  e in ogni caso quanto successo non altera il clima positivo di questo incontro”.

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