Catacombe di Napoli: Santa Madre Chiesa chiede il 50% degli incassi…

11 novembre 2018

Abbandonate per decenni, le Catacombe di San Gennaro di Napoli sono state rilanciate da una cooperativa di giovani del Rione Sanità, con il contributo di privati. Dopo che i visitatori sono aumentati, la Chiesa vorrebbe il 50% degli incassi. Appello su Change.org a Papa Francesco: “Non distruggiamo un’esperienza che è esempio in Italia e nel mondo”. L’esempio da seguire anche in Sicilia, dove tanti monumenti sono abbandonati

Per decenni sono state abbandonate. Ma ora che una cooperativa di giovani ha fatto rivivere le Catacombe di Napoli, passate da 5 mila visitatori del 2008 ai 150 mila visitatori del 2018, Santa Madre Chiesa bussa alla porta della cooperativa di giovani napoletani per chiedere una sostanzioso fetta degli incassi.

Ma a Napoli, nel popolare Rione Sanità, la notizia non è stata commentata con felicità: anzi. Ne è venuto fuori un appello a Papa Francesco, lanciato su Change.org, per non rovinare un’esperienza che è diventata un esempio in tutta l’Italia.

Ecco l’appello:

“Santo Padre

Ci appelliamo a Lei per risolvere una spiacevole vicenda che da alcuni giorni trova spazio sulla stampa locale e nazionale.

La Commissione Pontificia di Archeologia Sacra ha rivendicato il 50% degli incassi delle Catacombe di San Gennaro di Napoli, che da alcuni anni sono affidate alla gestione di una cooperativa di giovani del Rione Sanità di Napoli.

Non compete a noi entrare nel merito di questioni formali, ma sentiamo il dovere di fornire alcuni elementi di riflessione per rivedere questa richiesta che appare economicamente insostenibile.

Fino al 2008, quel sito era fortemente dimesso, degradato e scarsamente fruibile. Tant’è che gli scarsi 5 mila visitatori annui erano costretti a concordare la data della visita con gli uffici dell’ispettorato per le catacombe della Campania della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.

Per queste ragioni, un piccolo gruppo di giovani del Rione Sanità, sulla spinta del parroco Padre Antonio Loffredo, decise di riunirsi in una cooperativa sociale e di richiedere l’affidamento delle Catacombe con l’obiettivo di riqualificarle ed aprirle al grande pubblico.

Predisposero un progetto che convinse alcuni soggetti privati, prima di tutti Fondazione con il Sud, a sostenere un investimento iniziale di 500 mila euro, risorse destinate alla realizzazione di un moderno impianto di illuminazione, alla ristrutturazione dei locali della biglietteria, all’abbattimento delle barriere architettoniche e soprattutto alla loro stessa formazione.

In pochi mesi diedero nuova vita a quel sito dimenticato, si appropriarono della sua storia ed impararono l’inglese ed il francese per poter condurre anche visite guidate di clienti internazionali.

Anno dopo anno i visitatori sono enormemente cresciuti. Dai 5 mila del 2008, siamo arrivati ai 100 mila nel 2017 e saranno circa 150 mila nel 2018, collocando le Catacombe di San Gennaro tra i monumenti più visitati di Napoli.

Grazie agli incassi della biglietteria, la cooperativa dà oggi lavoro a 50 giovani, tra i quali anche alcuni con trascorsi difficili, e produce le risorse necessarie per garantire al sito una adeguata manutenzione ed un costante flusso di investimenti in restauri e migliorie che in questi anni hanno superato l’incredibile cifra di 2 milioni di euro.

L’esperienza delle Catacombe di Napoli è oggi considerata a livello internazionale un modello da seguire per la valorizzazione dell’enorme patrimonio artistico di cui il nostro Paese è ricco. Quando il proprietario, che sia la Chiesa o lo Stato, non ha le risorse necessarie per gestire queste ricchezze, può essere la società civile ad organizzarsi per garantirne la fruizione.

Questo successo non è un caso. E’ il risultato del duro lavoro di quei giovani, della loro passione per il territorio in cui sono cresciuti e della loro capacità di trasmettere a sponsor ed ai visitatori l’enorme valore sociale di quel luogo, che va al di là della mera valorizzazione del bene artistico.

Le Catacombe di San Gennaro, infatti, sono innanzitutto patrimonio del Rione Sanità, che in quel luogo affonda la sua storia ma anche le radici del suo futuro. L’esperienza delle Catacombe ha interrotto l’isolamento culturale del quartiere che durava da secoli e ha generato straordinarie ricadute economiche e sociali per tutti i suoi abitanti, ai quali è offerta una concreta prospettiva di Comunità.

E’ per tutte queste ragioni che le richieste economiche della Commissione Pontificia non possono essere condivise, quanto meno nell’entità, perché determinerebbero la fine di questa straordinaria esperienza. Del resto gli ingenti investimenti effettuati in quel sito grazie a risorse di sostenitori privati e degli incassi della biglietteria costituiscono già una adeguata ricompensa per la disponibilità del sito.

Siamo tuttavia convinti che il corrispettivo più importante che i ragazzi delle Catacombe assicurano quotidianamente sia quello di rappresentare al meglio i valori di una Chiesa che sostiene la speranza attraverso scelte concrete, in grado di rispondere ai problemi economici e sociali del territorio, attraverso un uso intelligente del proprio patrimonio. Questi valori coincidono con quelli che proprio Sua Santità diffonde fin dal giorno del suo insediamento sul soglio pontificio per migliorare il difficile mondo di questi tempi.

Rivolgiamo quindi a Sua Santità un accorato appello perché la Commissione Pontificia di Archeologia Sacra sappia rivedere le proprie richieste, riconoscendo il valore sociale e simbolico della rinascita delle Catacombe di San Gennaro e quindi del Rione Sanità. Siamo sicuri che, anche nel rispetto delle regole del Vaticano, si possano trovare soluzioni idonee a garantire il prosieguo di questa straordinaria esperienza che è innanzitutto sociale ed umana”.

Sono in tanti ad aver accolto questo appello. In due giorni sono state già raccolte circa 40 mila firme. Tra i promotori dell’iniziativa c’è anche Domenico Giannantuoni, collaboratore de I Nuovi Vespri (stiamo pubblicando a puntate il suo libro sul Sud agli albori della ‘conquista’ piemontese, un Sud Italia visto che gli occhi di un bambino di una scuola elementare nella Napoli del regno delle Due Sicilie).

Iannantuoni, che nella vita fa l’ingegnere, ha collaborato al rilancio delle Catacombe di San Gennario.

Per noi in Sicilia, dove tanti monumenti sono stati abbandonati dalla pubblica amministrazione, quello delle Catacombe di san Gennaro potrebbe essere un esempio da seguire. Ed è per questo che questo articolo viene pubblicato anche nelle pagine de La nostra politica.

Foto tratta da tommasomiredi.it  

QUI E’ POSSIBILE FIRMARE IL TESTO DELL’APPELLO SU CHANGE.ORG 

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