Crisi delle ex Province: a rischio i fondi nazionali per strade e prevenzione di danni da terremoti

31 ottobre 2018

A illustrare come stanno le cose è Dino Cerami, magistrato, commissario dell’ex Provincia di Trapani (oggi Libero Consorzio di Trapani). Cerami ripercorre la storia del prelievo forzoso di 200 milioni di euro all’anno, che in Italia penalizza solo le ex Province siciliane. E spiega che, con l’eventuale default, si perderebbero ingenti fondi nazionali per le strade e per la prevenzione di eventuali danni da terremoti

Le ex Province siciliane, oltre al danno, rischiano la beffa. Il danno l’hanno fatto il passato Governo nazionale di Matteo Renzi e il passato Governo regionale di Rosario Crocetta che, insieme, hanno introdotto il prelievo forzoso di circa 200 milioni di euro all’anno a carico delle nove ex Province dell’Isola, creando problemi finanziari gravissimi. La beffa potrebbe arrivare grazie all’attuale Governo nazionale di grillini e leghisti che hanno avallato l’operato di Renzi e Crocetta e che rischiano di far perdere alle ex Province importanti finanziamenti nazionali per strade e opere di prevenzione in caso di terremoti.

Noi seguiamo da tempo i problemi finanziari delle ex Province siciliane. Abbiamo spesso intervistato il vice presidente dell’ANCI Sicilia, Paolo Amenta, che da due anni, in solitudine, cerca di sensibilizzare i Governi nazionale e siciliano.

Oggi intervistiamo il commissario dell’ex Provincia di Trapani (che oggi si chiama pomposamente “Consorzio di liberi Comuni di Trapani), Dino Cerami, un magistrato in pensione che ha preso molto a cuore il ruolo che è stato chiamato a ricoprire e che le sta provando tutte per sensibilizzare una politica sorda.

L’intervista è molto interessante perché il dottore Cerami svela alcuni elementi di questa storia che non sono mai venuti fuori.

Allora, dottore Cerami, cominciamo con la legge di riforma delle ex Province.

“Le Province dovevano essere abolite. Il Parlamento nazionale, nella passata legislatura, su spinta del Governo ci ha provato. Poi è arrivata la ‘bocciatura’ delle riforme costituzionali con il referendum del dicembre di due anni fa e tutto si è bloccato. Il Parlamento siciliano non ha mai abolito le Province. E’ intervenuta con alcune leggi. Con una legge ha cambiato solo i nomi alle nove Province siciliane: Palermo, Catania e Messina si chiamano adesso Città metropolitane, mentre le altre sei si chiamano Liberi Consorzi di Comuni. Poi è arrivata un’altra legge regionale, molto sofferta, che ha sostanzialmente recepito la legge nazionale che porta il nome dell’ex Ministro Graziano Delrio”.

Nel frattempo sono cominciati a mancare i soldi, mentre le competenze sono rimaste le stesse.

“E’ così: è iniziata la crisi finanziaria, ma le ex Province, con la nuova legge che recepisce la già citata Delrio, sono sempre chiamate a svolgere funzioni importanti: la manutenzione delle strade provinciali, la manutenzione degli edifici di licei e, in generale, delle scuole superiori, l’accompagnamento a scuola degli studenti disabili, le iniziative a sostegno del turismo, la tutela dell’ambiente e, per certi versi, si occupano anche di rifiuti”.

Tutto questo in carenza di risorse finanziarie…

“Questa è una contraddizione che abbiamo segnalato più volte”.

Ci racconta la genesi di questo prelievo forzoso di circa 200 milioni di euro all’anno a carico delle ex Province siciliane?

“Fa parte di un accordo adottato dal passato Governo nazionale di Matteo Renzi insieme con il Governo regionale di Rosario Crocetta. La cosa che colpisce è che questo prelievo forzoso è stato adottato solo per le nove Province della Sicilia”.

Ne è sicuro?

“Certo. Il prelievo forzoso è adottato anche per le altre Province italiane, ma lo Stato copre tale prelievo. Mentre le ex Province siciliana pagano”.

Quindi ci sta dicendo che le Province autonome di Trento e di Bolzano, che sono le più ricche d’Italia, non subiscono, di fatto, il prelievo forzoso, mentre le ex Province siciliane, che sono tra le più povere del nostro Paese, pagano 200 milioni di euro all’anno?

“Sostanzialmente è così”.

Come avete fatto, ogni anno, a pagare 200 milioni di euro tra tagli dello Stato e riduzione dei trasferimenti da parte della Regione?

“Intanto va detto che abbiamo fatto enormi sacrifici. Basti pensare che oggi, se non ci fosse questo prelievo forzoso, le ex Province siciliane sarebbero in attivo. Invece dobbiamo fronteggiare i nuovi eventi”.

Cioè?

“Fino ad oggi le ex Province siciliane, ogni anno, hanno versato allo Stato quello che hanno potuto. Rinviando all’anno successivo le somme che non si riuscivano a pagare. Questo ci ha consentito di approvare i bilanci e di andare avanti, anche se tra mille problemi. Quest’anno, però, è intervenuta una novità”.

Ovvero?

“Nel gennaio di quest’anno la Corte dei Conti nazionale, Sezione Autonomie locali, si è pronunciata sulla Provincia di Cagliari. E ha stabilito un principio di diritto che vale per tutta l’Italia. Il principio è il seguente: tutti i debiti correnti vanno contabilizzati nell’anno in corso. Per noi, in Sicilia, è un problema enorme”.

Avete provato a sensibilizzare le autorità, spiegando che le nove Province siciliane sono oggetto di questo prelievo forzoso?

“Certamente.Abbiamo contattato la Corte dei Conti per la Sicilia. Ci hanno risposto che il principio vale per tutti, anche per le ex Province siciliane”.

Non è un po’ irragionevole?

“Certo, in queste condizioni non possiamo redigere i bilanci. Quest’anno, dalla Regione siciliana sono stati trasferiti 111 milioni di euro circa. Alle ex Province siciliane servono poco meno di 100 milioni di euro per pagare il prelievo forzoso di quest’anno, 200 milioni di euro per il 2019 e altri 200 milioni di euro per il 2020. Questo perché il bilancio è triennale. Se non arriveranno queste risorse finanziarie entro il prossimo 31 dicembre, ebbene, per le ex Province siciliane non rimarrà che il dissesto. E sarà una beffa”.

Perché perderete i finanziamenti nazionali?

“Esattamente. Somme importanti che servono per la manutenzione delle strade provinciali e per le opere di prevenzione dei terremoti. Non dimentichiamo che la Sicilia è una Regione a rischio sismico. Non effettuare tali interventi per prevenire eventuali danni provocati da terremoti sarebbe un fatto grave. Qualcuno qui si sta assumendo responsabilità molto pesanti. Noi abbiamo il dovere di avvertire tutti. Poi, ribadisco, ognuno si assume le proprie responsabilità”.

Il Governo nazionale di grillini e leghisti è stato avvertito?

“Certo. E, se proprio debbo essere sincero, dall’attuale Governo nazionale mi aspettavo maggiore sensibilità. Invece qui rischiamo non tanto e non soltanto il default delle ex Province siciliane, ma anche la perdita di ingenti finanziamenti pubblici che riguardano la sicurezza dei cittadini”.

Non è che, forse, l’operazione dell’attuale Governo è proprio quella di scippare fondi alla Sicilia? Sa, quando c’è da scippare risorse al Sud centrodestra e centrosinistra fanno a gara. Magari leghisti e grillini si stanno adeguando all’antimeridionalismo oggi così di moda…

“Sono un commissario. Il mio è un ruolo tecnico. Ma non posso non segnalare i rischi che gli abitanti della Sicilia correrebbero se si dovessero perdere questi finanziamenti pubblici”.

Avete posto il problema all’attuale Governo regionale?

“Abbiamo incontrato sia l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, sia l’assessore alle Autonomie locali, Bernardette Grasso. Adesso chiediamo un incontro con la Giunta regionale per cercare di affrontare i risolvere il problema. A mio avviso, una soluzione si può e si deve trovare. Ribadisco: senza il prelievo forzoso la ex Province siciliane non avrebbero problemi. Potrebbero addirittura investire”.

Foto tratta da lasberla.com

 

 

 

 

 

 

 

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