terza pagina/ “Cultura: l’urlo degli uomini in faccia al loro destino.’’

29 ottobre 2018
La nostra rubrica dedicata alle pillole culturali: gli incipit tratti dai grandi romanzi, gli aforismi di scrittori e filosofi, i siciliani da non dimenticare, gli anniversari di fatti storici noti e meno noti, la Sicilia dei grandi viaggiatori, i proverbi della nostra tradizione e tanto altro ancora. Buona lettura

terza pagina

(a cura di Dario Cangemi)

Incipit

Un classico buongiorno. O, se preferite, un buon giorno ricordando un grande romanzo. Il modo migliore di iniziare una giornata: l’incipit di un grande libro. Se lo avete già letto sarà un bel ricordo. Se no, potrebbe invogliarvi alla lettura.

«– Chissà se l’amo? – È un dubbio che m’accompagnò per tutta la vita e oggidì posso pensare che l’amore accompagnato da tanto dubbio sia il vero amore».

Italo Svevo, “La coscienza di Zeno”

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Pensieri sparsi

L’aforisma, la sentenza, sosteneva Nietzsche, sono le forme dell’eternità. L’aforisma é paragonato dal filosofo tedesco alle figure in rilievo, che, essendo incomplete, richiedono all’osservatore di completare ‘’col pensiero ciò che si staglia davanti’’.

‘’Cultura: l’urlo degli uomini in faccia al loro destino.’’

(Albert Camus)

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Siciliani notevoli da ricordare

il 29 ottobre 1857 moriva a Trapani

Ignazio Guarnotti Prinzi

-notaio

Fratello di Gaspare, figlio di Francesco e di Leonarda Prinzi nacque nel 1819. Sposò nel 1848 la ventiduenne Tommasa Adamo, figlia del ricco negoziante Michele. Morì 38enne, a Trapani il 29 ottobre 1857. Praticò l’attività notarile dal 1845 al 1854 nel circondario di Paceco.

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Eventi e fatti storici

969 – Truppe bizantine occupano Antiochia (Siria). Fu una delle più grandi metropoli del mondo antico, a partire almeno dall’epoca ellenistica, e lo fu per molti secoli ancora, rappresentando uno dei principali centri commerciali e culturali del tempo. Distrutta dal terremoto del 526 d.C. e conquistata dai persiani nel 540 subì da allora un lento declino, che ridimensionò notevolmente la sua importanza. Oggi conta circa 300 000 abitanti.

Altri accadimenti:

1268

decapitazione di Corradino di Svevia, re di Sicilia

1888

Messina, le società di mutuo soccorso si uniscono e fondano il Fascio operaio

1997

esce l’edizione palermitana di Repubblica

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Viaggiatori in Sicilia

Se il viaggio è desiderio di conoscere l’altro e, al tempo stesso, possibilità di riconoscere se stessi. E’ affascinante notare come la Sicilia rappresenta per chi non vi è nato un’attrazione irresistibile, calamitando fantasie e immaginari dei viaggiatori stranieri che, forti della propria identità, vengono in Sicilia per capirne la conclamata diversità e forse trovano per lo più quello che credevano di voler trovare secondo la loro formazione, i loro desideri. In passato, l’identità univoca dei centri da cui provenivano i viaggiatori, bagaglio e ideale di cultura di cui erano portatori e di cui cercavano conferma in Sicilia, si è scontrata con l’identità plurale dell’isola in cui giungevano, quella pluralità tipica delle periferie e pure delle dimore di frontiera, con il loro intreccio di genti e di culture.

Raccontiamo oggi di un aneddoto dello scrittore e poeta George Gordon Byron

Byron partì per il suo Grand Tour nel 1809, un costume in voga nel nord Europa che risaliva ai primi del settecento. Byron visitò il Portogallo, la Spagna, Gibilterra, la Sardegna, la Sicilia e Malta, la Grecia, l’Albania, la Turchia e nuovamente la Grecia. Il racconto poetico di questo suo viaggio, Childe Harold (Il pellegrinaggio del giovane Harold), riempì l’immaginario collettivo dell’opinione pubblica del Vecchio Continente.

Che Lord Byron, fosse stato a Girgenti, lo attesta la lettera da lui scritta, da Malta, alla madre il 15 settembre del 1809. Scrive Byron: “You have seen Murray and Robert by this time, and received my letter. Little has happened since that date. I have touched at Cagliari in Sardinia, and at Girgenti in Sicily, and embark to-morrow for Patras”. Notizia confermata da John Cam Hobhouse, amico di Byron, che scrive nel suo diario “Mercoledì agosto 30 1809. “Avvistammo con un cannocchiale le rovine di un tempio, le colonne &c., sotto la città, l’antica Agrigentum su una collina. Sbarcammo nel porto sul molo, verso le sette e trenta. A nessuno tranne per Byron e me, obstantibus omnibus, fu permesso di scendere dalla barca.”

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Rapporti tra scrittori e la Sicilia

Quando pensiamo alla Sicilia, inevitabilmente i ricordi personali si sovrappongono alle descrizioni letterarie, così come i fatti di attualità si intrecciano con le fantasie mitologiche e il folklore si confonde con i luoghi comuni, suggerendo all’immaginazione percorsi alternativi.

“Cosa ti manca della Sicilia?”

“U scrusciu du mari.”

(Andrea Camilleri)

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La scuola poetica siciliana

La scuola poetica siciliana è la prima forma di letteratura laica in Italia. Suo promotore fu l’Imperatore Federico II di Svevia. Questa scuola vide il suo apice tra il 1230 e il 1250. Nacque come una poesia di corte, infatti autori dei più noti sonetti sono lo stesso Federico II e membri della sua corte quali Pier delle Vigne, Re Enzo, figlio di Federico, Rinaldo d’Aquino, Jacopo da Lentini (funzionario della curia imperiale), Stefano protonotaro da Messina…La lingua usata era il siciliano o meglio il siculo-appulo.

‘’Madonna mia, a voi mando

in gioi li miei sospiri,

ca lungiamente amando

non vi porea mai dire

com’era vostro amante

e lëalmente amava,

e però ch’eo dottava

non vo facea sembrante.

Tanto set’alta e grande

ch’eo v’amo pur dottando,

e non so cui vo mande

per messaggio parlando,

und’eo prego l’Amore,

a cui prega ogni amanti,

li mei sospiri e pianti

vo pungano lo core.’’

Giacomo da Lentini – Poesie (XIII secolo)

Rime

XII

Madonna mia, a voi mando

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Proverbi Siciliani

Il proverbio è la più antica forma di slogan, mirante non già ad incentivare l’uso di un prodotto commerciale, bensì a diffondere o a frenare un determinato habitus comportamentale, un particolare modo di valutare le cose, di interpretare la realtà.

Cui scippa vigna, e chianta vigna, mai vinnigna. (Chi toglie la vigna, e ripianta vigna, mai raccoglie)

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