“Clamoroso al Cibali”: la Regione siciliana di Nello Musumeci non sarà parte civile al processo Montante

25 ottobre 2018

Il Governo regionale di Nello Musumeci non finisce mai di stupire. Come aveva anticipato qualche giorno fa Attilio Bolzoni su La Repubblica, la raffazzonata richiesta di costituzione di parte civile è stata respinta. Il giudizio del Gip. E l’attacco dei parlamentari regionali del Movimento 5 Stelle

La Regione siciliana non sarà parte civile nel processo a carico dell’ex presidente degli industriali siciliani, Antonello Montante, accusato di associazione per delinquere con altri 18 indagati. Così ha deciso il Gip del Tribunale di Caltanissetta, Davide Salvucci. La notizia è clamorosa, perché non è concepibile che il Governo regionale possa commettere un errore del genere, ammesso che di errore si tratti.

Per chi ha letto, nei giorni scorsi, un articolo di Attilio Bolzoni su La Repubblica la notizia non è una novità. Bolzoni aveva anticipato il finale, tutt’altro che a sorpresa, di una storia non esattamente commendevole.

Commentando il processo Montante, con il Ministero degli Interni che non si è costituito parte civile (altra stranezza: ma quante cose ‘strane’ in questa vicenda…) e altre particolarità, Bolzoni conclude con la Regione siciliana:

“E’ vero che ha chiesto di diventare parte civile (si riferisce alla Regione siciliana ndr), ma non c’è stata alcuna delibera di Giunta che possa convalidare l’atto. Insomma, alla regione hanno fatto la ‘mossa’, ben sapendo che il Giudice, molto probabilmente – in assenza di quella delibera – non potrà accogliere la richiesta…”.

E infatti, come già accennato, la richiesta, o meglio ,a ‘mossa’ della Regione non è stata accolta. A quanto pare la delibera della Giunta regionale sarebbe arrivata in ritardo.

Scrive il Gip:

“La volontà di costituirsi non emerge dall’atto di costituzione spiegato dall’Avvocatura dello Stato e non può certo pretendersi che si faccia atto di fede a quanto rappresentato dal procuratore dello Stato nell’atto di costituzione ora al vaglio sul fatto che la volontà del presidente della Regione siciliana fosse effettivamente quella di costituirsi parte civile per la Regione siciliana nell’ambito del presente procedimento“.

Commento estremamente duro. Chissà se il presidente Musumeci troverà il tempo di rispondere con un comunicato.

Quello che possiamo dire è che la Regione potrà riproporre la richiesta di costituzione di parte civile alla prima udienza del processo.

Duro il commento della capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars, Valentina Zafarana, e dei componenti della commissione regionale Antimafia, Antonio De Luca e Roberta Schillaci:

“Che la Regione siciliana non sia parte civile nel processo sul cosiddetto ‘sistema Montante’ è un fatto politico grave. Vogliamo conoscere le motivazioni che hanno generato questo inammissibile ritardo nella presentazione della richiesta di costituzione di parte civile”.

“Chiederò – aggiunge De Luca – l’avvio di un’ indagine interna per comprendere le ragioni che hanno causato questa situazione che non attiene solo alla sfera giuridica, ma a quella politica. Che la Regione siciliana non sia parte civile nel processo lede la dignità di tanti siciliani onesti. Vogliamo capire perché si è perso tutto questo tempo e perché la Giunta regionale non abbia deliberato la richiesta con ampio anticipo”.

“La mancata costituzione di parte civile – si legge sempre nel comunicato – contribuisce a non far conoscere ai siciliani quel sistema ‘occulto’ che sembrerebbe aver ‘gestito’ finora la Sicilia. Le audizioni condotte finora in commissione Antimafia sembrerebbero indicare come il cosiddetto sistema Montante avrebbe ‘condizionato’ le scelte politiche dei governi regionali delle precedenti legislature: da Lombardo a Crocetta. Saremmo lieti di scoprire che quel sistema non abbia più refluenze in Sicilia, anche se i segnali che arrivano a chi vuole far luce su questa vicenda, esponendosi in prima persona, appesantiscono il clima e non sono da sottovalutare”.

Sono stati ammessi, invece, i Comuni di Palermo e Caltanissetta, il magistrato Nicolò Marino, ex assessore regionale messo fuori dal Governo regionale dopo una dura polemica con l’allora vice presidente di Condindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro; ammessi anche i giornalisti Attilio Bolzoni, Giampiero Casagni e Marco Benanti, la Camera di Commercio di Caltanisetta, l’Ordine dei giornalisti, l’avvocato Gioacchino Genchi, l’ex sindaco di Racalmuto, Salvatore Petrotto, l’imprenditore Pietro Di Vincenzo, Vladimiro Crisafulli, Antonino Grippaldi, Alfonso Cicero, Gaetano Rabbito, Pasquale Tornatore.

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