Palermo, così Grande distribuzione organizzata e Comune hanno distrutto l’economia della città/ MATTINALE 160

13 ottobre 2018

Una ‘presunta’ classe dirigente comunale di miserabili, inchinandosi alla Grande distribuzione organizzata, ha distrutto l’economia delle città. Così i negozi artigianali e di vicinato sono stati sostituiti da centri commerciali e supermercati. Interrompendo la catena economica tra fornitori e rivenditori locali. Da qui la desertificazione economica, particolarmente visibile a Palermo  

Nella sola Palermo, negli ultimi 15 anni, sono sorti oltre 50 tra centri commerciali e supermercati alimentari. Nello stesso arco di tempo nello stesso capoluogo siciliano hanno cessato le proprie attività migliaia e migliaia di esercizi commerciali di ogni genere.

Una coincidenza? Ovviamente no. Si tratta di un rapporto fattuale tra causa ed effetto. La grande distribuzione offre a prezzi competitivi merce di qualità inferiore a minori prezzi e la concorrenza dei negozi è sbaragliata.

Analizziamo le conseguenze di questo processo.

Tenuto conto che, in media, ognuno di questi esercizi impegna tre persone, si è creata una disoccupazione che ha travolto decine di migliaia di addetti.

In secondo luogo, la chiusura di questi negozi, i cosiddetti negozi di vicinato, ha colpito le classi sociali più deboli e gli anziani, proprio quando la popolazione di ultrasessantacinquenni è in aumento. Anziani per i quali la disponibilità di negozi sotto casa è determinante per la qualità dello loro vita. Pensiamoci quando ne vediamo qualcuno trascinarsi stancamente con il carico di sacchi di spesa, quando sarebbe giusto che potesse fare una spesa giornaliera nel negozi di prossimità.

In terzo luogo, è stata interrotta bruscamente una catena economica tra fornitori (che hanno chiuso) e rivenditori locali, tra produttori locali (che sono falliti) e commercianti, e la moltiplicazione del guadagno è cessata, sostituita da una spoliazione predatoria.

Chi col il ricavo della vendita del suo prodotto ne acquistava un altro scompare e viene sostituito da chi incassa e spedisce il ricavato lontano in tempo reale.

In quarto luogo, trattandosi di una vera e propria colonizzazione, l’esercito della globalizzazione, come un vero invasore, manda e mantiene nella colonia suoi generali e ufficiali e recluta sul posto fanti e caporali, tutta una bassa manovalanza di cassieri e addetti al carico scarico delle merci.

Ovviamente, questi centri commerciali e questi supermercati hanno avuto licenze e permessi da parte dalle competenti autorità, in primo luogo sindaco, assessori e consiglieri comunali. A nessuno di loro, nel corso di questi tragici 15 anni, è passato per la mente l’effetto che, alla lunga, questa politica avrebbe avuto, né oggi considera che continuando così si arriverà inevitabilmente alla chiusura definitiva e totale di tutti gli esercizi commerciali della città.

Nessuno ci ha pensato, né chi sapeva fare il sindaco, né tantomeno chi nemmeno sapeva che cosa significa fare il sindaco. E’ stato come se le stesse autorità imponessero ai commercianti un ”pizzo’ subdolo, insostenibile e imparabile, che ha fatto diventare antieconomica la prosecuzione di ogni attività economica e commerciale.

A loro, ai politici, è bastato, in cambio di autorizzazioni e licenze devastanti, dare qualche nome di aspirante contabile, di cassieri e di facchini da assumere e quindi acchiappare qualche voto.

La globalizzazione non c’entra in queste scelte dissennate. La verità è che questi politici sono i miserabili che hanno gettato sul lastrico migliaia di persone, che hanno tagliato il futuro di tanti loro figli che avrebbero potuto continuare l’attività di famiglia e che invece si vedono costretti ad emigrare.

Questi sono e sono stati i disonesti che hanno devastato l’economia di Palermo, che hanno fatto chiudere le saracinesche di negozi un tempo affollati e che hanno trasformato in deserti tante strade una volta palpitanti di vita.

Per un voto, forse per una ‘mazzetta’.

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