Le dimissioni mancate in una Sicilia diventata ultimissima/ MATTINALE 152

5 ottobre 2018

Un politico serio non avrebbe mai accettato di diventare presidente della Regione sapendo benissimo di essere sfuggito ad una meritata esclusione dalla carica per avere usufruito di una colossale ingiustizia elettorale non rilevata da una magistratura pilatescamente concentrata su cavilli formali

Un politico serio, dopo aver saputo (leggere è troppo) della relazione della SVIMEZ sul DISASTRO SICILIA (in calce un nostro articolo), diventata, anziché bellissima, ultimissima in tutti i dati statistici e gli indicatori di sviluppo, un politico serio, dicevo, si dovrebbe dimettere persino da se stesso.

Dovrebbe prendere atto responsabilmente della propria inadeguatezza culturale, della propria inettitudine al comando, della sua connaturata incapacità decisionale, della sua ignoranza dei problemi gestionali e della sua cecità sulla weltanshaung siciliana.

Un politico serio nemmeno avrebbe tentato di fare il presidente della Regione, senza sapere che cosa significa ESSERE presidente della Regione siciliana; e soprattutto, non avrebbe mai accettato di diventarlo con i voti di corrotti e corruttori, di soggetti impresentabili a vario titolo e sapendo benissimo di essere sfuggito ad una meritata esclusione dalla carica per avere usufruito di una colossale ingiustizia elettorale non rilevata da una magistratura pilatescamente concentrata su cavilli formali.

Invece, per questo personaggio patetico nella sua trombonaggine bolsa e melensa è stato scelto proprio per queste sue eccelse virtù da tutti i disonesti immorali che oggi gli fan corona, e per i quali tutte queste notizie sono meravigliose. Soprattutto quelle che fanno più male a tanti siciliani onesti, ossia la fuga di migliaia di giovani che non trovano o non cercano padrini e padroni.

Minore è il numero dei votanti, più aumenta l’influenza determinante dei voti comprati e barattati al ribasso e più forte si stringe la morsa degli aguzzini della politica sul collo dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Eppure una strada c’è.

(Continua)

Foto tratta da ilprimatonazionale.it

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