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La macchia nera dell’Arma dei Carabinieri e il ‘macellaio’ Luigi Cadorna/ MATTINALE 139

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Una mostra sui Carabineri nella prima guerra mondiale nasconde una delle più grandi nefandezze di cui si è macchiata l’Arma: la fucilazione dei soldati che si rifiutavano di uscire dalle trincee per finire sotto il fuoco delle mitragliatrici nemiche, le esecuzioni sommarie dei disertori e dei disfattisti. Il ruolo del generale Luigi Cadorna, al quale ancora si dedicano strade

La madre di tutte le menzogne, la favola del Risorgimento è sempre incinta.
In questi giorni è stata allestita una mostra sul tema “I Carabinieri nella prima guerra mondiale”. Una celebrazione a senso unico, agiografica, elogiativa, nella quale non v’è cenno di una delle più grandi atrocità di cui l’Arma nella sua storia passata, fatta di luci (per i Savoia) e di ombre (per popolo italiano) si rese colpevole in quegli anni terribili anni di guerra: la fucilazione dei soldati che si rifiutavano di uscire dalle trincee per finire sotto il fuoco delle mitragliatrici nemiche, le esecuzioni sommarie dei disertori e dei disfattisti.

Episodi e vicende con cui il Paese, in linea con la sua miserevole tradizione di insabbiamento, occultamento e negazione della propria viltà, non ha mai fatto i conti. Nessuno pagò sul piano processuale, né tra i mandati, né tra gli esecutori e nessuno paga sul piano della “damnatio memoriae” per quelli che oggi si definiscono puramente e semplicemente per quello che sono stati: crimini di guerra.

Invece, a quell’orrendo macellaio, a Luigi Cadorna, che organizzò, ordinò ed attuò quelle atrocità, in questo Paese che assolve e perdona, tante città, tra le quali, ovviamente, Roma, Torino, e Firenze le tre capitali del regno Savoiardo, dedicano una strada.

Forse che ricordando quei fatti e condannando i loro autori, diminuirebbero la stima, l’affetto e la gratitudine che tutti sentiamo nei confronti dell’Arma? Credo proprio di no. Anzi…

Foto tratta da digilander.libero.it

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