Olio d’oliva extra vergine: arrivano i dazi doganali di Trump? A noi del Sud ci sta bene!

9 settembre 2018

In generale, in agricoltura, i dazi doganali aiutano a tutelare la biodiversità di ogni Paese, contro la folle globalizzazione dell’economia (vedi l’assurdità del CETA!). Gli eventuali dazi americani (che hanno già colpito le olive nere) sull’extra vergine di oliva colpirebbero i commercianti, ma aiuterebbero il Sud Italia a tutelare meglio le proprie produzioni 

L’olio d’oliva extra vergine prodotto in Europa è sostenuto in modo massiccio dagli aiuti pubblici e altera concorrenza. Così la penserebbe l’amministrazione americana di Donald Trump, che potrebbe decidere di appioppare dazi doganali piuttosto pesanti anche a uno dei componenti principali della Dieta Mediterranea.

Eh sì, Trump non va per il sottile nemmeno con le olive e con l’olio d’oliva extra vergine. E, come vedremo, non sembra molto preoccupato dal fatto che gli Stati Uniti non sono grandi produttori di olio d’oliva, se è vero che ne importano una grande quantità, soprattutto dalla Spagna, oggi il primo produttore al mondo di extra vergine.

I dazi dell’amministrazione statunitense si sono già abbattuti sulle olive nere da tavola spagnole, con l’introduzione – scrive il quotidiano Italia Oggi – di una tassazione sull’importazione del 34,75%. Cosa, questa, che ha ridotto dell’84% l’export di olive nere spagnole verso il mercato USA.

Contemporaneamente, l’United States Internationan Trade Commission ha avviato un’inchiesta sull’olio d’oliva che gli Stati Uniti importano da Spagna e Italia.

Ciò significa che l’America di Trump comincia a ragionare anche sull’agroalimentare. Ma non lo fa – ad esempio – su questioni legate alla salubrità dei prodotti agricoli e derivati (l’eventuale presenza di contaminanti: per esempio, pesticidi), ma sulla base di considerazioni economiche e commerciali.

L’attacco alle olive nere da tavola e, adesso, anche i possibili dazi doganali all’olio d’oliva – che verrebbe prodotto, a parere dell’amministrazione Trump, con aiuti che danneggerebbero gli agricoltori americani – rischia di mettere in discussione tutta la Politica agricola comunitaria (Pac).

Come guardare questa possibile mossa degli USA? Magari sarà solo una strategia per fare abbassare i prezzi. Gli Stati Uniti d’America, infatti, consumano ogni anno 300 mila tonnellate di olio d’oliva, ma ne producono appena 20 mila tonnellate circa. Anche se, in prospettiva, contano di aumentare la produzione, se è vero che puntano a incrementare l’olivo da olio in California, in Texas e nel Nuovo Messico.

Ma se, da un lato, gli Stati Uniti puntano a far crescere la produzione di olio d’oliva extra vergine nel proprio territorio, dall’altro lato si muovono sul mercato internazionale acquistando brand europei. E’ il caso del marchio Lucini Italia, rilevato dalla californiana Olive Ranch, che detiene il 5% circa del mercato americano.

Non solo. Fondi americani sono presenti, oggi, nell’azionariato Deoleo, la multinazionale spagnola che controlla, tra gli altri, alcuni marchi italiani come la Carapelli, Sasso e Bertolli. 

Qual è la posizione del Sud Italia, che produce oltre il 90% di olio d’oliva extra vergine italiano? Semplice: noi dobbiamo augurarci che gli Stati Uniti potenzino la propria produzione di olio d’oliva extra vergine: e questo sta avvenendo. E non possiamo che guardare con favore alla possibile introduzione, da parte degli USA, di dazi doganali sull’olio d’oliva europeo. Questo per alcuni ragioni che proveremo a sintetizzare.

Intanto va detto che chi lavora per frenare la follia del mercato globale va appoggiato. La globalizzazione dell’economia, infatti, rischia di distruggere la biodiversità sulla base della mera convenienza economica.

L’agricoltura, al contrario, deve conservare e valorizzare storia e tradizioni. Insomma: se il Km zero è importante – e lo è – la globalizzazione va allontanata dal mondo agricolo. A cominciare dal CETA, un assurdo trattato commerciale tra UE e Canada, già applicato (senza il consenso dei Parlamenti dei 27 Paesi dell’Unione Europea!), che rischia di distruggere ‘pezzi’ importanti dell’agricoltura italiana, soprattutto meridionale.

C’è, poi, una seconda motivazione che ci consente di guardare con favore all’introduzione di dazi doganali USA sull’olio d’oliva europeo. Come abbiamo raccontato in un’inchiesta che trovate allegata in calce a questo articolo, il settore dell’extra vergine di oliva, nel nostro Paese, è nelle mani di commercianti del Centro Nord Italia. E’ un’assurdità, perché, come già detto, il Mezzogiorno – e, in particolare, Puglia, Calabria e Sicilia – producono il 90% dell’olio extra vergine di oliva: ma il mercato italiano – lo ribadiamo – dal 1870 è nelle mani di chi ha colonizzato il Meridione!

Il Sud avrebbe tutto da guadagnare dai dazi doganali americani, perché oggi, attraverso il gioco degli ‘intrallazzi’ operati dai commercianti, una parte dell’extra vergine di oliva prodotto nel Sud Italia viene ‘accalappiato’ da commercianti senza scrupoli, per lo più del Centro Nord Italia, per essere esportato. Mentre sulle tavole di tante famiglie di meridionali finisce un finto olio d’oliva extra vergine, venduto a 3-4-5 euro a bottiglia da un litro. 

Qui entriamo nel cuore della battaglia che stiamo combattendo nel nostro Sud: cari cittadini del Mezzogiorno, non risparmiate sull’olio d’oliva extra vergine; sappiate che produrre un litro di olio etra vergine di oliva, nel Sud, costa in media 10 euro: qualcosa in meno in Sicilia (dove, in realtà, non vengono calcolati tutti i costi di produzione) e qualcosa in più in Puglia.

Facciamo in modo, almeno in questa fase storica, che il Sud si riappropri, dopo oltre 150 anni di ‘colonizzazione’ del Centro Nord Italia, del proprio olio extra vergine di oliva. Dobbiamo sbattere fuori dal Sud i commercianti del Centro Nord Italia: se gli americani appioppano i dazi all’extra vergine do oliva, ebbene, è un punto a nostro favore: perché avranno un mercato in meno dove andare a vendere l’olio d’oliva extravergine del Sud.

Ribadiamo la parola d’ordine che avete letto e che continuerete a leggere fino alla noia: a partire da quest’anno non acquistate più olio d’oliva extra vergine nei supermercati. Acquistate l’olio d’oliva extra vergine solo da produttori che conoscete o dai frantoi gestiti da persone di cui vi fidate.

Attenzione pure ai frantoi: con tutto l’olio d’oliva tunisino che c’è in giro – e che non viene venduto come olio tunisino! – non possiamo escludere che lo mescolino.

Acquistando olio d’oliva extra vergine del Sud Italia (se ci riuscite a Km zero) tutelerete i produttori agricoli del nostro territorio e, soprattutto, tutelerete la vostra salute!

Ecco cosa deve fare il Sud Italia per riprendersi il mercato dell’olio d’oliva extra vergine ‘rubato’ dal Centro Nord Italia!

 

 

 

 

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