Coazione a ripetere: vediamo perché in Sicilia non si spendono i fondi europei/ MATTINALE 122

5 settembre 2018

Ieri solita sceneggiata-passerella sui ritardi nella spesa dei fondi europei. Bla bla bla di qua e bla bla bla di là. Mai dire la verità: e cioè che basterebbe un organismo di progettazione pubblico. Ma questo metterebbe la parola fine alla scelta dei progettisti dei lavori tra amici e sodali con i quali la politica siciliana organizza scambi di ogni genere… 

Che cosa si deve pensare di una o più persone che non capiscono una cosa semplicissima? Voi direte subito che sono cretini. Ma se queste persone sono il presidente della Regione siciliana Nullo-Nello Musumeci, il ministro per il Sud, Barbara Lezzi, e i loro codazzo di alti burocrati continuerete a pensarla così?

Forse no. Alcuni di voi penseranno che non sono bene informati, che i loro tecnici non li hanno preparati a dovere e li hanno mandati allo sbaraglio. Altri tra voi penseranno che la loro arroganza è tale e tanta che di consigli e spiegazioni non ne vogliono sapere. Altri ancora che hanno capito benissimo ma che non gliene importa nulla e che a loro basta promettere alcune cose, anche se sanno benissimo che quelle cose non le faranno mai se non cambiano altre cose.

Sto parlando di spesa di fondi europei. Ieri si è svolta l’ennesima, inutile passerella tra i soggetti (in teoria) responsabili della traduzione dei fondi in opere. E ovviamente si è fatta la stessa, unica constatazione possibile allo stato delle cose: ovvero che non si arriverà a spendere questo flusso di finanziamenti e che, pertanto, la Sicilia perderà ancora una volta il treno dell’infrastrutturazione del suo territorio e quindi del suo progresso.

Il tema a questo punto è: perché accade questo? Lo vuole Dio, è la nostra punizione divina, è il nostro karma, è la nostra incapacità genetica, è la nostra modestissima intelligenza? Sono queste le cause che ci precludono di risolvere questo problema che è antichissimo e sempre lo stesso e che da sempre ha le stesse cause?

No, niente di tutto questo. La risposta è che la soluzione non interessa la politica, questa politichetta di miserabili, perché questa politichetta se volesse risolvere il problema dovrebbe rinunciare a ciò che la tiene in vita, rinunciare ad essere politichetta e diventare Politica.

Significherebbe rinunciare ad assumere precari amici degli amici e fare invece concorsi pubblici per dare posti di lavoro a laureati e specializzati in materia comunitaria in grado di risolvere i problemi.

Significherebbe rinunciare al potere politico di interdizione, di ricatto, di influenza, di scambio che ciascuna “forza”politica vuole avere negli infiniti passaggi che l’attuale gestione dei fondi comunitari all’Assemblea regionale e nel Governo della Regione comporta e quindi unificare le procedure, eliminando decine e decine di passaggi burocratici inutili.

Significherebbe rinunciare a scegliersi i progettisti dei lavori tra amici e sodali con i quali fare scambi di ogni genere e invece costituire un organismo di progettazione pubblico che lavorerebbe in orario di lavoro ordinario.

Significherebbe, in una parola, non avere argomenti corruttivi e/di semplice persuasione, e di arrivare disarmati alle elezioni.

I fondi comunitari dunque? Che si fottano!

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