Dalla battaglia alla guerra del grano: presidio gandhiano dei porti e raffica di denunce/ MATTINALE 148

31 agosto 2018

A mali estremi, estremi rimedi. Davanti all’inerzia delle istituzioni – nazionali e regionali – che si guardano bene dal bloccare l’arrivo di grano estero con le navi non si può più restare a guardare. E’ arrivato il momento di organizzarsi e di agire

In altra occasione questo blog ha rievocato il Boston tea party, quel gesto di ribellione dei coloni americani i quali, piuttosto che cedere al ricatto della madrepatria, l’Inghilterra, gettarono in mare l’intero carico di the inglese da una nave attraccata al porto di Boston. Quel gesto fu l’inizio della rivoluzione americana che portò alla nascita degli Stati uniti d’America.

Oggi, di fronte all’inerzia – ripetiamo ancora una volta, dolosa o colposa, decidete voi – delle istituzioni, compiere un gesto come quello potrebbe apparire come un atto dovuto.

E’ corretto affermare che è in gioco la sopravvivenza di un intero comparto, e non di un comparto qualunque, ma di un comparto che è storia, identità, vita di un intero popolo, un comparto che, se adeguatamente protetto, tutelato, e incoraggiato, a regime produrrebbe ricchezza e sarebbe una fonte sicura di occupazione generica, specializzata e altamente professionalizzata? Che saremmo in un caso, traslato sì, ma non immaginario, di legittima difesa?

Sono sicuro però che non si arriverebbe a questi estremi, che basterebbe fare capire a chi capire non vuole che si è pronti, che si è determinati a lottare fino in fondo per la propria sopravvivenza, che non si starà a guardare mentre il nemico brucia la tua casa.

Forse basterebbero uno o più presidi fisici di produttori nei porti di sbarco che, utilizzando i mezzi collaudati, incruenti, pacifici, gandhiani, di una resistenza passiva impediscano di fatto le relative operazioni di scarico.
E, contemporaneamente, fare partire raffiche di denunce penali nei confronti di tutte le istituzioni responsabili del controllo e della vigilanza sulla salute dei cittadini (Sindaci, Ufficiali sanitari, Sanità marittima, assessorati regionali e comunali alla Salute, Aziende Sanitarie, ARPA), per omissione di atti di ufficio.

Assisteremmo a uno squallido balletto di scanso di responsabilità oppure, come pare più sperabile, qualcuno si deciderebbe a fare il suo dovere?

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