Prepararci alle elezioni europee provando a cambiare l’Unione Europea/ MATTINALE 146

29 agosto 2018

Viviamo tempi tremendi. L’Italia è appestata da troppi farabutti che hanno impostato la loro politica e la loro disgustosa ricerca del consenso ingannando, mentendo e promettendo cose che non potranno mantenere. La soluzione non può essere l’uscita dall’Unione Europea, ma una battaglia per ricondurre la UE ai suoi valori originari con al centro la persona, i suoi bisogni, i suoi desideri, le sue aspirazioni

Per quelli come me non è intollerabile il fatto che sottospecie umane come i troppi frequentatori di fk abbiano diritto al voto, e nemmeno che il voto di queste bestie senza nome abbia lo stesso valore del mio, quanto il fatto che il loro voto possa essere dato irresponsabilmente a miserabili farabutti che abbiano poi il potere di rendere peggiore la mia vita di cittadino italiano ed europeo, abbassando con la loro bassezza di sentimenti il livello del contesto sociale e civile in cui i miei padri hanno creduto e per il quale hanno lottato, per portarlo al loro proprio di esseri dotati di sola pancia e organi riproduttivi.

Viviamo in tempi tremendi: il Paese è appestato da troppi farabutti che hanno impostato la loro politica e la loro disgustosa ricerca del consenso ingannando, mentendo, promettendo cose che non potranno mantenere, facendo balenare un futuro di benessere che non potranno mai assicurare. Una politica al ribasso che strumentalizza ogni sciocchezza utile al proprio obbiettivo di portare al tanto peggio per tutti e al tanto meglio per sé, incuranti o forse peggio, tragicamente inconsapevoli del disastro prima di tutto morale e civile cui il Paese va incontro, ed esponendo l’Italia al ridicolo nel contesto europeo e internazionale e poi inevitabilmente al disastro economico.

Questa politica e i suoi mestatori vanno fermati, attrezzando e strutturando una controffensiva fatta di valori veri, di progetti e proposte di solidarietà e di riconnessione civile, il cui proposito ineludibile non può essere mai e poi mai quello di uscire dalla Unione europea, ma al contrario, quello di permanervi a pieno titolo, con autorevolezza, lavorando senza sosta per concorrere con quanti siano portatori di un “idem sentire” per ricondurla ai suoi valori originari che mettevano al centro della politica comune la persona, i suoi bisogni, i suoi desideri, le sue aspirazioni.

Solo dopo, quando avremo esperito con purezza di cuore e con onestà intellettuale questo dovuto e doveroso tentativo, e avremo fallito non per colpa nostra, solo allora potremo fare scelte diverse, ma noi avremo la coscienza di cittadini europei a posto.

Dobbiamo combattere con coraggio e senno contro le politiche dissennate che un pugno di irresponsabili demagoghi e di mestatori, per truci interessi personali di potere, cerca di fare prevalere nel Paese e in Europa. Dobbiamo dire alt ad ogni politica dissennata che vuole ricacciarci indietro nel tempo.

ABBIAMO GIA’ DATO. Lo dico forte e chiaro: bisogna impostare la prossima campagna elettorale per le elezioni europee come una vera e propria battaglia di civiltà, contro chi vuole ricacciare la storia indietro di 100 anni, contro chi, in Europa, ha di fatto ricostruito l’impero austroungarico.

Dobbiamo dire no ai rigurgiti nazionalistici e ai risorgenti protezionismi, che portano sempre in una direzione. Gli europei hanno già dato, due guerre mondiali per questo (mi permetto di informare chi passa il tempo su fk che esattamente 100 anni fa la Grande guerra, con i suoi 100 milioni di morti, morti EUROPEI, si avviava, dopo quatto anni di orrende stragi, alla sua conclusione).

Dobbiamo smascherare gli imbonitori e i politici truffaldini, opponendo loro la forza della verità e l’onestà di un progetto. Non dobbiamo cadere nella trappola del falso dialogo e del finto ragionamento; con questa gente non si discute, perché il dialogo non gli interessa. Perché sono tronfi ed esibiscono come un merito la loro ignoranza e la loro volgarità. Non si può prendere tempo con loro. Vanno ignorati, fosse solo per rispettare il loro auto isolamento.

La nostra deve essere una chiamata alle armi del consenso e della condivisione, dell’unione, e dell’intese tra quanti sanno riflettere, studiano, esaminano e valutano situazioni e cose, si confrontano, si informano, dialogano, discutono e analizzano questioni; di quanti hanno progetti di vita e di lavoro, e che nutrono interessi sociali e di rilevanza sociale; tra chi considera il rapporto con gli altri una risorsa preziosa, tra chi non gira la testa di fronte alla miseria e alle difficoltà dei chi sta peggio di noi.

Foto tratta da euroconsulting.be

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