Per salvare il grano duro in Sicilia uniti nella lotta contro il grano estero spesso tossico/ MATTINALE 134

16 agosto 2018

La lotta, lo ribadiamo, va combattuta all’insegna dell’unità contro i commercianti e la malapolitica che li protegge e che, a Roma e in Sicilia, tradisce gli agricoltori. Fare chiarezza sul PSR e, in particolare, sul fiume di soldi che finisce nelle tasche di ‘giovani agricoltori’ che spuntano solo quando c’è da incassare e poi… Il ruolo dei politici e dei burocrati

La disastrosa combinazione di due fattori negativi, la autolesionistica zuffa tra produttori e commercianti del grano e la scellerata politica comunitaria di riduzione dei seminativi ha causato e causa tuttora una contrazione nell’offerta di grano in Sicilia. Nel varco che si è aperto si è inserito il classico terzo incomodo: l’importatore di grano dall’estero. Una ovvia conseguenza della globalizzazione, diranno le belle gioie. Un disegno criminoso, dico io, di cui la prima azione è costituita dalla eliminazione del 40% dei seminativi. Un disegno criminoso che ha trovato nella stoltezza e nella litigiosità dei nostri produttori un terreno fertilissimo, stoltezze e litigiosità che, come ho detto sopra, sottraggono al mercato isolano consistenti quote del prodotto. E qui è necessario fare una piccola digressione.

Un tempo gli agrari erano una classe potente e condizionante nelle decisioni politiche, una lobby, insomma. Ma in Sicilia la politica è stata più brava e si è liberata dei condizionamenti, diventando, da questuante, questuato. Avuto il sopravvento, la politica, seguendo il suo “naturale”, lotta per perpetuarsi e quindi tende ad escludere che il suo potere venga insidiato o messo in discussione. Il sistema è collaudato. Divide et impera. Creare divisioni. Niente di più facile in Sicilia. Gelosie, invidie, rivalità, dispetti e sospetti e, su tutto, l’incapacità di stare insieme, di collaborare, che è la disgrazia vera e forse unica dei Siciliani.

La “spartenza” e le regalie del denaro pubblico sono il mezzo sovrano per operare odiose discriminazioni e divaricazioni.

Caso vuole che in questi giorni partano alcune misure del Piano di Sviluppo Rurale (PSR), uno strumento che, unito ad altri fondi europei destinati all’agricoltura, nell’arco di quasi un ventennio, ha sparpagliato inutilmente decine di miliardi di euro e dei quali una parte significativa è finita in mano a pochi (non a caso, nel suo complessi, l’agricoltura siciliana non ha fatto un passo avanti ed è sempre più in crisi).

Prima di tutto ad alcuni assessori dell’Agricoltura che, partiti dai paeselli con le pezze al culo, ora hanno fazendas di dimensioni Patagoniche. Poi a figli e a parenti degli stessi politici e dei burocrati, apicali e non, dello stesso assessorato, i quali, colti da smanie campagnare, sono diventati agricoltori per il tempo giusto per incassare e sparire.

Le nuove misure in questione sono in parte anch’esse destinate a giovani che si danno all’agricoltura. Una manna per chi in campagna non ci è mai andato, né mai ci andrà. Una parte di queste somme serviranno a creare ancora una volta divisioni, privilegiati, figli e figliastri.

Ecco spiegato come sia possibile che i 71.000 operatori nel settore non contino nulla o meno di nulla e debbano andare (a seconda della “portata”) a piatire aiuti o a contrattare interventi.

E’ mai possibile che un blocco che potrebbe esprimere oltre 200.000 elettori e farsi rappresentare all’Assemblea regionale da un SUO partito che ne curi gli interessi, che poi sono i soli, veri interessi della Sicilia (nell’entroterra della nostra Isola, tranne rari casi, non ci sono industrie e la coltura del grano duro è l’unica che si può praticare), si “prii tuttu” per la visita di Nello Musumeci in trench, o per passerelle inutili di cavallette che mangiano, cacano e se ne vanno?

Mi fa tanta tenerezza l’anima candida di un mio amico granicultore di Caltanissetta che mi invia video delle visita di Di Maio, di Cancelleri e tanti altri (sono come i cani, dove urina il primo ci vanno tutti gli altri), tutti attenti, compunti, convinti e concentrati a prenderlo per fondelli? O come quell’altro caro, caro amico che scrive per chiedere aiuto al ministro leghista delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, che fino a ieri ci ha insultati? Come si fa a non capire che sono loro la causa di tutto quello che ci succede e che da loro non ci si può aspettare nulla? 

Ecco dunque che non solo è possibile, ma SUCCEDE.

In questo contesto triste, solitario y final, si è inserito agevolmente l’altro pezzo del disegno criminoso, il terzo incomodo, l’importatore di grano “a come egghiè, pigghiatu da unni egghiè”. Una figura sinistra, più del Grande Inquisitore o addirittura, del Grande tentatore al quale qualcuno, politico, produttore, molinaro, pastaio che fosse, come un traditore medievale, ha aperto le porte della cittadella assediata. E che, entrato con la “minutidda”, a poco a poco è diventato arbitro della distribuzione del grano in Sicilia. Stabilendo prezzi, patti e condizioni.

L’atteggiamento della politica nei confronti di questo soggetto è particolare e lascia pensare. Nel luglio del 2017, in piena campagna elettorale, Musumeci si scagliò contro Rosario Crocetta, reo di avere permesso lo scarico di 80 milioni di tonnellate di grano a Pozzallo.

Fresco di buone letture (il nostro blog aveva dichiarato guerra a queste importazioni già da tempo), l’allora candidato alla presidenza della Regione si stracciò le vesti per questo attentato alla nostra economia e alla nostra salute e usò pari pari i nostri argomenti. Promettendo una lotta serrata al grano duro, spesso di pessima qualità, che arriva in Sicilia con le navi.

Diventato presidente della Regione, tranne una volta, il grano a Pozzallo e in altri porti della Sicilia è arrivato e continua ad arrivare. Le navi arrivano, scaricano e tanti saluti.

Che cosa è successo, Musumeci? Come si è convinto che il grano estero che arriva oggi in Sicilia non danneggia più la nostra economia e, soprattutto, non pregiudica la nostra salute?

Quali carte convincenti e documenti probanti , quali esperti le hanno fatto cambiare così radicalmente idea?

Cari Agricoltori siciliani che vi dedicate al grano duro, la zita è questa: o vi unite in una guerra santa o siete destinati a sparire.

QUI LA PRIMA PUNTATA DELLA QUESTIONE GRANO DURO IN SICILIA

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