Come ti risolvo la questione meridionale 4

3 agosto 2018

“L’equazione è chiara: lo Stato da sempre è colluso con la Mafia, lo Stato, da sempre è stato espressione dei potentati del Nord che da sempre ha affossato il SUD, dunque la Mafia è il braccio armato dello Stato e dei potentati del Nord in quest’azione di affossamento”

Nelle prime tre parti di questo nostro approfondimento, con numeri alla mano, delle storture delle politiche economiche italiane, di come cioè, lo Stato, abbia sempre investito principalmente al Nord. Poi, abbiamo proposto cinque soluzioni per risolvere la questione meridionale. Oggi continuiamo a parlare di una di queste soluzioni: l’indipendenza del Mezzogiorno (sotto in allegato i primi 3 capitoli)

…. Per potere affrontare con successo il momento costituente vanno chiariti due punti.
Il Sud, per come perimetrato proprio col DPCM Boschi – Padoan sul 34%, comprende ben 9 Regioni italiane, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Puglia, Sardegna e Sicilia. Ma il Sud non è una somma di regioni tutte uguali.
Senza scomodare Ruggero II, primo re di Sicilia, di uno Stato che era esattamente la somma di quelle regioni, non dobbiamo dimenticare che quello Stato conteneva in sé elementi di grande differenziazione e vari gradi di autonomia al suo interno tra regioni e regioni. Fu inevitabile, anche se doloroso, che alla fine della dinastia sveva si arrivasse alla costituzione e di due regni equiordinati e sovrani che, con alterne vicende, arrivarono al 1812, quando Ferdinando II decretò la fine del Regno di Sicilia, preparando così improvvidamente la fine politica del suo regno.
Infatti questa condizione, che pose la Sicilia in contrasto con Napoli, di cui non accettò mai la primazia, indebolì il regno borbonico e aprì un varco prima politico poi militare all’invasione piemontese, facendo cadere i siciliani dalla padella nella brace. Ma questa è un’altra storia. Questa particolarità, quando si avviano riflessioni politiche sul che fare, non va mai dimenticata, pena il fallimento di ogni azione.
I Siciliani, e la questione è stata ben posta con estrema chiarezza nel meeting da Armando Melodia, vice segretario del partito dei Siciliani Liberi, che nel suo intervento ha lucidamente delineato la presenza di una specifica questione siciliana all’interno della macro questione Sud, questione con la quale si devono fare i conti, i siciliani, dunque, lo dico in sintesi, non si avventureranno mai in un’impresa che, se avesse successo, comporterebbe per loro solo un cambio di capitale, da Roma a Napoli. Di contro, una azione politica che ponesse, oltre il tema della secessione dal resto del paese, una costituzione federale tra i due ex stati sovrani del ex regno borbonico pre 1812, diventerebbe il tema e l’obbiettivo dei siciliani, di tutti i siciliani.
Dico questo perché l’ottimo (in questo caso una doppia secessione dallo Stato italiano) è nemico del buono (una secessione unica con una confederazione tra eguali, che lasci tatticamente aperta al ragionamento la possibilità di una confederazione con la restante Repubblica italiana).
Pur nel rispetto più assoluto delle verità storiche, deve però essere bandito con forza dal ragionamento politico come da ogni dichiarazione e manifestazione politica ogni atteggiamento nostalgico che richiami in qualche modo il “Paradiso perduto”, il regno borbonico, che seppure non fu il peggiore dei mondi possibili, l’abominio dell’umanità, secondo alcune diffamanti ed interessate dichiarazioni, non fu nemmeno il migliore.
Questa posizione rivendicazionista indebolisce e scolora ogni politica che deve partire dal qui ed dall’adesso, sapendo bene che il qui e l’adesso non hanno bisogno, data la loro cruenta e dimostrata evidenza, di riferimenti al passato. Basta dire questo: che le guerre si possono vincere o perdere ma un vincitore che confina il vinto in una riserva non può godere agli occhi della comunità internazionale di nessuna stima.

Nessuno pensi che la ripartizione dei fondi statali secondo equità risolva la questione meridionale.
Personalmente, anche se mi batterò e spingerò a battersi tutti i miei amici e sodali perché quel risultato possa raggiungersi, ho sempre pensato che non sia riempiendo il serbatoio di una automobile che questa possa muoversi e addirittura correre. Anzi, temo che l’effetto possa essere un boomerang. Se aumentano i fondi e non si accelera la spesa si da’ ragione ai nostri detrattori e si pregiudica il processo. A non volere considerare che l’aumento di disponibilità aumenta il fenomeno della corruzione.
I veri presidi che debbono precedere e accompagnare il processo sono altri.
Un rapporto CENSIS di qualche anno fa ha dimostrato che senza la cappa della criminalità organizzata il Meridione avrebbe lo stesso PIL del resto del paese. Questo rapporto è rimasto nei cassetti delle istituzioni. Nessun Presidente del Consiglio né nessun Ministro dell’Interno di fronte a questo scandalo ha sentito il dovere di riferire in Parlamento e di farsi approvare con urgenza assoluta una serie di provvedimenti speciali e debellare definitivamente il fenomeno.
Perché ? Perché lo Stato è Mafia e la Mafia è Stato. Dai tempi dell’Unità ad oggi si è andati avanti tra intese, trattative, collusioni e “accordi indicibili”. Non per nulla il Prefetto Mori, il prefetto di ferro, quello che fu il più vicino all’obbiettivo finale, si arrese, affermando che la Mafia non poteva essere vinta se, oltre che tra i fichidindia, non gli fosse consentito di indagare in qualche prefettura o in qualche ministero. L’equazione è chiara: lo Stato da sempre è colluso con la Mafia, lo Stato, da sempre è stato espressione dei potentati del Nord che da sempre ha affossato il SUD, dunque la Mafia è il braccio armato dello Stato e dei potentati del Nord in quest’azione di affossamento.
E’ assolutamente necessario, pena il fallimento di tutta l’operazione:
a) accompagnare il processo approvando in tempi brevissimi una legislazione che acceleri al massimo le procedure di spesa, garantendo la massima trasparenza e correttezza delle procedure stesse .
b) disporre l’assunzione immediata con procedure concorsuali accelerate e trasparenti di un numero adeguato di giovani laureati e diplomati che affianchino immediatamente il personale che dovrà procedere all‘attuazione del processo operativo ex art 7/bis.
E’ mio personale convincimento che questi passaggi che per esperienza ritengo essenziali, non saranno consumati. E qui cadrà l’asino. FINE QUARTA PARTE

continua…

nella foto da sinistra: Franco Busalacchi, leader del movimento I Nuovi Vespri ed editore di questo blog e lo scrittore, Pino Aprile

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