Catania chiama, il Comune di Palermo risponde: ‘in viaggio’ verso il dissesto finanziario

3 agosto 2018

I grillini del Consiglio comunale di Palermo – che tornano a denunciare i conti ‘ballerini’ del Comune – parlano di pre-dissesto. A nostro modesto avviso, sono ottimisti. I punti dolenti del Bilancio del Comune del capoluogo siciliano: l’eccesso di personale tra Amministrazione e società collegate e i ‘buchi’ di alcune delle stesse società collegate 

“Con la presentazione del rendiconto del 2017 il Sindaco ha smentito se stesso e, soprattutto, ha decretato il fallimento della sua gestione amministrativa degli ultimi sei anni. Oggi, infatti, si scopre che il disallineamento accertato nello stesso anno del bilancio consolidato, nel 2016, sarebbe, non più di 42 milioni e 568.236 euro, ma, addirittura di 62 milioni e 896.075 euro e che, prendendo in considerazione anche il successivo 2017, lo stesso avrebbe addirittura superato i 70 milioni di euro”.

Questi i ‘numeri’ del traballante Bilancio del Comune di Palermo forniti ieri dai consiglieri comunali del MoVimento 5 Stelle, che ormai da tempo denunciano la gravissima situazione finanziaria del Comune.

Per noi le denunce dei grillini non sono una novità. Già nel febbraio dello scorso anno I Nuovi Vespri, in un’inchiesta, segnalava problemi di Bilancio (QUI IL NOSTRO APPROFONDIMENTO).

La situazione, a quanto pare, peggiora:

“Il Comune di Palermo – dicono i portavoce M5S, Ugo Forello, Giulia Argiroffi, Concetta Amella, Viviana Lo Monaco e Antonino Randazzo – è già, di fatto, strutturalmente deficitario perché almeno 5-6 dei 10 parametri previsti dalla legge sarebbero stati superati ma, attraverso l’operazione AMAT e un rientro ‘anomalo’ dell’anticipazione di cassa a fine 2017, i parametri n. 4 (residui passivi) e n.9 (anticipazione di cassa), sarebbero stati superati. Tale inaccettabile situazione che mina alle basi la stabilità dei conti del Comune e delle sue partecipate, e che segna l’inesorabile tramonto del regno di Leoluca Orlando, purtroppo, rischia di avere ripercussioni dirette sui cittadini e i lavoratori comunali e delle società. Gli effetti del dissesto già sono sotto gli occhi di tutti: emergenza rifiuti in tutta la città, sempre più sporca e abbandonata, raccolta differenziata ancora a livelli bassissimi, il porta a porta che funziona a corrente alternata, il servizio di trasporto locale su gomma ai minimi storici e quello tranviario economicamente non più sostenibile, intere zone al buio, manutenzione di strade e marciapiedi del tutto carente”.

“Abbiamo da tempo affermato, e oggi alla luce della proposta di rendiconto lo riteniamo ancora più urgente – prosegue la nota dei consiglieri comunali grillini – che l’unica strada è quella dell’avvio di un piano di riequilibrio pluriennale (la cosiddetta fase di predissesto). Rappresenteremo tutto ciò alla Corte dei Conti affinché possa intervenire, come extrema ratio, ad una situazione non più sostenibile”.

I consiglieri comunali del MoVimento 5 Stelle si soffermano anche sulla “totale mancanza di pianificazione e progettazione dall’ormai vecchio e mai aggiornato Piano Generale del Traffico Urbano”, sulla “non redazione del Piano Urbano della mobilità sostenibile”, sulla mancata presentazione del Piano Regolatore Generale e del Bilancio previsionale 2018.

“Le responsabilità politiche ma anche giuridiche e patrimoniali del primo cittadino sono ormai divenute troppo pesanti – si legge nel comunicato dei grillini -. Non potendo presentare una mozione di sfiducia (la legge lo consente dopo i primi 24 mesi), non possiamo che richiedere a tutti i consiglieri comunali di sottoscrivere una richiesta formale di dimissioni del Sindaco che presenteremo in Consiglio comunale”.

Deve esserci stata una replica del sindaco Orlando che a noi non è arrivata. Dalla controreplica dei grillini è probabile che il sindaco di Palermo li abbia definiti “dilettanti allo sbaraglio”.

Questa la controreplica dei grillini di Palazzo della Aquile, sede del Consiglio comunale di Palermo:

“Le giustificazioni del primo cittadino sono davvero imbarazzanti e ci preoccupano perché, probabilmente, denotano una scarsa lucidità o forse malafede. La verità è che l’unico dilettante allo sbaraglio risulta essere, ahinoi, proprio Leoluca Orlando”.

“È stato proprio lui, infatti – prosegue la controreplica dei grillini – a dichiarare nel corso della seduta del Consiglio comunale del 30 maggio 2018 che i 42 milioni di euro ‘sono frutto di un disallineamento del passato che non si verifica più nel futuro perché viene messa in sicurezza il sistema delle partecipate’ e invece con il rendiconto del 2017 si registra un disallineamento che lievita a 60-70 milioni di euro, che prova in modo incontestabile due circostanze: la totale incapacità gestionale dell’Amministrazione comunale e la crisi economico-finanziaria-organizzativa del Comune e delle sue partecipate. Non possiamo, infine, che stigmatizzare i toni utilizzati dal primo cittadino poco consoni alla sua figura e alla gravità della situazione che vivono i cittadini palermitani”.

 

P.s.

Non sapiamo che toni abbia utilizzato il sindaco. Ma conoscendo, anche se per grandi linee, i dati del Bilancio dei Comune di Palermo, non possiamo sottovalutare la denuncia dei grillini. Anche perché, un anno e mezzo fa, abbiamo segnalato la grave situazione finanziaria del Comune di Palermo. 

A nostro modesto avviso, i punti dolenti del Bilancio del Comune di Palermo sono due, in parte interconnessi: l’eccessivo personale tra uffici comunali e società collegate (fino a qualche anno fa al Comune di Palermo si contavano 20 mila dipendenti, 3 mila in più di tutta la Regione siciliana!) e i conti tutt’altro che in ordine di alcune società collegate del Comune. 

I “disallineamenti” sono l’espressione di una sceneggiata tra i vertici di alcune società comunali e la stessa Amministrazione comunale. 

Le prime sostengono di essere creditrici dal Comune di somme importanti (parliamo di decine di milioni di euro!). Il Comune smentisce. 

In realtà, questa sceneggiata non impedisce ad alcune società collegate e al Comune di mettere queste somme fra le entrate. Il problema è che la somma è una e non può essere presente fra le entrate di Comune e società partecipate! 

Uno dei due soggetti – o il Comune, o le società partecipate – deve togliere dalle entrate queste somme. Non è con questi ‘giochi di prestigio’ che si eliminano i ‘buchi’ di Bilancio.  

Superfluo aggiungere che un giorno – che non è ormai tanto lontano (alla fine anche al Comune di Catania è arrivato il default) – questi ‘disallineamenti’ li pagheranno i palermitani con un ulteriore aumento di tasse e imposte comunali. 

Che fare? Qualche consigliere comunale di buona volontà dovrebbe far sapere ai cittadini quanti dipendenti ci sono tra Comune e società collegate. E, soprattutto, se, negli ultimi anni, sono state fatte assunzioni (con la scusa che sono spa le società del Comune non assumono per concorso).

In seconda battuta va fermato il Tram, che costa ogni anno un sacco di soldi e che fa lievitare il ‘buco’ dell’AMAT e, quindi, del Comune. 

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