Paolo Savona: la UE vuole altre restrizioni? E noi chiediamo 50 miliardi di investimenti

17 luglio 2018

Da tempo Paolo Savona, economista, Ministro per gli Affari Europei, predica un cambiamento radicale dell’Unione Europea. In un’intervista illustra le possibili riforme. A cominciare dal ruolo diverso che dovrebbe essere svolto dalla BCE. Una svolta che consentirebbe all’economia di tutta l’Europa – e quindi anche all’economia italiana – di crescere 

Non è stato nominato Ministro dell’Economia. Ma è pur sempre Ministro, con la delega agli Affari europei. Morale: l’economista Paolo Savona si occupa comunque di economia, perché occupandosi di Unione Europea non può non occuparsi di economia. Ovviamente dell’economia italiana. Di quello che deve fare l’Italia.

Eh sì, il Ministro del Piano B, ovvero dell’uscita dell’Italia dall’euro, nel caso in cui dovesse materializzarsi il ‘Cigno nero’, ovvero un evento devastante imprevisto, ha anche un Piano A, ovvero un modo per far crescere l’economia italiana dentro l’Eurozona.

In che cosa consiste questo Piano A? lo ha illustrato ieri in un’intervista al quotidiano La Verità. Rivoltando la ‘frittata’ che la UE vorrebbe far ‘mangiare’ all’Italia.

“L’Italia da tempo – dice Savona – vive al di sotto delle proprie risorse, come testimonia un avanzo di parte corrente della bilancia estera. Tale avanzo non può essere attivato, cioè non possiamo spendere, per l’incontro tra i vincoli di bilancio e di debito dei Trattati europei. Questo nonostante abbiamo ancora una disoccupazione nell’ordine del 10% della forza lavoro e rischi crescenti di povertà per larghe fasce di popolazione. L’avanzo sull’estero di quest’anno è al 2,7% del Pil, per un valore complessivo di circa 50 miliardi: esattamente ciò che manca alla domanda interna”.

Che diranno i ‘capi’ dell’Unione Europea già imbufaliti dalla secca ‘bocciatura’ del CETA da parte dell’attuale Governo Italiano? Il Ministro Savona non sembra molto preoccupato:

“Se l’Unione Europea lo accetta, meglio ancora se propone essa stessa, nel reciproco interesse, un piano di investimenti di tale importo, la crescita del Pil che ne risulterebbe può consentire un gettito fiscale capace di coprire allo stesso tempo la quota parte delle spese correnti implicite nelle proposte di Flat Tax, salario di cittadinanza e revisione della Legge Fornero senza aumentare né il disavanzo pubblico, né il rapporto debito pubblico/Pil su base annua”.

Il discorso del Ministro per gli Affari europei sembra un azzardo. Ma è lo stesso Savona a spiegare che è anche interesse dell’Unione Europea accettare il piano di investimenti che propone per l’Italia:

“La UE – dice – deve riacquistare la fiducia dell’opinione pubblica, non solo italiana, prima delle prossime elezioni europee, la cui data incombe” (le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo sono previste per la primavera del prossimo anno).

In effetti, l’Unione Europea e le sue politiche restrittive non sono molto ‘gettonate’dai cittadini europei. Non è un caso che, quando ai cittadini europei – peraltro solo in alcuni Stati – è stata data la possibilità di esprimersi, la UE è stata ‘bocciata’.

Savona parla anche della Banca centrale Europea (BCE), che a suo avviso va rafforzata. Come? Dotandola di poteri esercitati da altre banche centrali: per esempio, dalla Federal Reserve americana: poteri che “includono la crescita e la possibilità di intervenire sui cambi e sui debiti dello Stato”.

Insomma, Savona chiede una BCE che abbia la “piena facoltà di governare il cambio esterno dell’euro e di effettuare interventi da lender of last resert, ossia prestatore di ultima istanza”. E aggiunge: “Chi si oppone all’ampliamento di questi poteri non vuole un’Europa unita. Sarebbe la cartina al tornasole capace di distinguere i veri dai falsi europeisti”.

Presentato come un “euroscettico”, il Ministro si dimostra invece europeista, a patto, spiega, che si ritorni al “disegno iniziale europeo”: un’Europa unita, dice, che deve garantire “pace e benessere”. applicando il principio di “curare a livello UE gli obiettivi che non possono essere raggiunti a livello nazionale”.

 

 

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