La Diciotti e l’intervento di Mattarella/Ma in Sicilia non comanda il Presidente della Regione?

13 luglio 2018

L’ordine di fare attraccare la nave a Trapani è arrivato da Roma. Ma la competenza sarebbe stata tutta del governatore Musumeci. Che, ancora una volta, non ha fiatato dinnanzi alla palese violazione dello Statuto…

Giusto l’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che avrebbe determinato il via libera all’attracco della nave Diciotti a Trapani e allo sbarco dei 67 migranti che aveva a bordo?

Da un punto di vista umano, probabilmente sì. 67 persone, stremate e disperate, non si possono tenere in mezzo al mare un minuto in più del necessario. Trattandosi, poi, di una nave della Guardia costiera italiana, cadono anche le motivazioni politiche che hanno riguardato le Ong e i loro affari più o meno trasparenti e la nuova tratta degli schiavi gestita dalla criminalità internazionale.

Detto questo,  in questa vicenda non possiamo non registrare l’ennesima violazione dello Statuto siciliano e l’ennesima magra figura del Presidente della Regione, Nello Musumeci. A lui e solo a lui, infatti, spettava decidere se quella nave doveva approdare in Sicilia o meno.

Recita, infatti, l’articolo 31 dello Statuto:

“1. Al mantenimento dell’ordine pubblico provvede il Presidente della Regione a
mezzo della polizia dello Stato, la quale nella Regione dipende disciplinarmente, per l’impiego e l’utilizzazione, dal Governo regionale. Il Presidente della Regione può chiedere l’impiego delle forze armate dello Stato”.

Attenzione: il concetto di “polizia dello Stato”, considerando il tempo in cui è stato scritto lo Statuto, va ampliato e inteso nel senso di forze armate dello Stato.

In Sicilia, insomma, gli ordini ai militari dello Stato, li dovrebbe dare il Presidente della Regione, ovviamente, quando non c’è in ballo la sicurezza dello Stato.

Lo Stato, infatti,  può intervenire ma, “su richiesta del Governo regionale congiuntamente al Presidente dell’Assemblea – così come continua l’articolo 31 -, e, in casi eccezionali, di propria iniziativa, quando siano compromessi l’interesse generale dello Stato e la sua sicurezza”. 

L’ordine di attraccare a Trapani è arrivato da Roma: non doveva essere così, visto che non era in ballo né l’interesse generale dello Stato, né la sua sicurezza.

Musumeci continua a dormire, anche quando questo sonno nuoce alla volontà e alla figura del suo prezioso alleato, Matteo Salvini che da Ministro dell’Interno, nei limiti dei suoi poteri,  non avrebbe dato il consenso.

Lo ripetiamo, non stiamo affrontando il caso da un punto di vista umano. Sotto questo profilo vi abbiamo detto all’inizio cosa pensiamo. Ma da un punto di vista politico e istituzionale. E sotto questo profilo, ancora una volta, le prerogative della Sicilia sono andate a farsi benedire.

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