I pensionati più poveri? Gli agricoltori. Letti male i conti dell’INPS per giustificare tagli e legge Fornero!

7 luglio 2018

L’accusa, pesante come un macigno, arriva da un addetto ai lavori: Antonio Barile, presidente del Patronato INAC-CIA. I conti dell’INPS vengono letti male anche dall’ISTAT. Bisogna fare credere agli italiani, a tutti i costi, che i conti dell’INPS sono in rosso per colpire le pensioni. Perché? Interessi e conflitti di interessi? O che altro ancora? 

Non è che, sulle pensioni, in Italia, ci stanno raccontando un sacco di fesserie, magari perché certi economisti del nostro Paese ‘navigano’ nei conflitti di interesse? Il dubbio si fa strada nelle nostre menti leggendo un interessante articolo di Antonio Barile, presidente del Patronato INAC-CIA (la CIA, per la cronaca, è la Confederazione Nazionale degli Agricoltori), nonché responsabile nazionale del Welfare della stessa organizzazione agricola.

Leggendo questo articolo – pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno – vengono meno le ‘certezze pensionistiche’ propalate, soprattutto, dalla ‘presunta’ sinistra italiana e dagli organi che strombazzano, da anni, le tesi di una forza politica non a caso sempre meno gettonata dagli elettori.

Cosa dice questo articolo? Semplice: dimostra, con la forza dei numeri – che per definizione sono testardi – che le raccomandazioni del Fondo Monetario Internazionale (diventata, negli ultimi decenni, luogo di grandi affari) e dell’Unione Europea dell’euro (quella che ci fa mangiare il grano duro canadese al glifosato e alle micotossine) sull’intoccabilità della legge Fornero sono dettate da interessi di parte.

Leggendo questo articolo scopriamo che gli agricoltori italiani oggi massacrati dalla concorrenza sleale di prodotti agricoli di pessima qualità che arrivano dall’universo mondo sono anche quelli che, quando andranno in pensione, faranno la fame.

“In Italia – si legge nell’articolo di Antonio Barile – 2,2 milioni di anziani vivono con pensioni al di sotto di 510 euro. Di questi, circa un milione sono ex agricoltori”.

E ancora:

“Con la reintroduzione del sistema contributivo, i futuri pensionati agricoltori con contributi a partire dal 1996 non avranno più nemmeno l’integrazione al minimo, con pensioni anche di 276 euro al mese”.

Di questi nuovi poveri, presenti e futuri, non parla nessuno. Semmai si parla di mantenere l’infame legge Fornero che, oltre ad aver danneggiato chi sarebbe dovuto andare in pensione, ha anche creato la figura degli esodati.

Ma tutto questi ‘sacrifici’, imposti naturalmente ai lavoratori anziani e ai pensionati, sono giustificati dai conti dell’INPS? Leggendo questo articolo scopriamo novità interessanti.

Scopriamo, ad esempio, che ci sono, in Italia, economisti rinomati “nei cui curricula, molto spesso, si rivelano importanti conflitti d’interesse derivanti per lo più dall’essere, o come amministratori, o come consulenti, presso istituzioni assicurative e finanziarie che gestiscono rilevanti portafogli di previdenza privata, in evidente concorrenza con la previdenza pubblica”.

Avete capito cosa ci combinano gli economisti blasonati che ripetono sempre che i conti dell’INPS non sono a posto?

Barile, nell’esaminare la situazione, parte dal bilancio dell’INPS:

“Il quale ci dice in modo incontrovertibile – si legge nell’articolo – che la vera spesa previdenziale italiana è pari a 150,9 miliardi, al netto dell’assistenza e dei 49 miliardi di IRPEF pagata dai pensionati. La spesa per pensioni in Italia, pari all’11% del PIL, al di sotto della media europea, non solo è in perfetto equilibrio, ma grazie alle entrate contributive registra, nel 2016, un attivo di ben 30,2 miliardi di euro. Questa è la verità!”.

Quindi l’attacco all’ISTAT:

“Sbaglia grossolanamente l’ISTAT quando, a differenza di quello che fanno la Germania e gli altri Paesi europei, considera la spesa per pensioni a lordo dell’assistenza e dell’IRPEF, e calcola un’incidenza assurda sul PIL del 17% a cui fanno riferimento acriticamente o strumentalmente gli economisti più accaniti nell’affermare che la spesa previdenziale è fuori controllo. Basta leggere il glossario allegato alla statistica sulla spesa pensionistica per accorgersi come l’ISTAT faccia di ogni erba un fascio”.

Il problema è che noi scriviamo e ci leggono in pochi, mentre l’ISTAT e i ‘grandi economisti’ (che fanno il paio con i ‘Giornaloni’) fanno notizia sulle Tv!

“Non solo l’ISTAT non sottrae la tassazione IRPEF e non separa l’assistenza dalla previdenza – scrive sempre presidente nazionale del Patronato INAC-CIA – ma addirittura infarcisce la spesa pensionistica italiana anche con le rendite infortunistiche e con le malattie professionali (che sono pagate dall’INAIL!), per non parlare delle pensioni di guerra”.

Durissimo l’attacco all’ISTAT:

“Come si può vedere siamo davanti a una enorme fake news propalata dall’ISTAT e da numerosi economisti che pure dovrebbero essere avvezzi ad analizzare bilanci”.

Barile parla di “ossessione a voler tagliare” o a “non voler migliorare le pensioni dell’INPS. Che “risponde a una logica di politica economica propugnata da coloro che desiderano che i tagli di spesa vadano solo nella direzione delle pensioni e non in altre” direzioni: per esempio, “verso gli sprechi per gli appalti delle grandi opere pubbliche, che costano mediamente 40 miliardi in più del prezzo effettivo”.

Noi, qui a Palermo, abbiamo un esempio di quanto afferma Barile: basti pensare al Tram, con il Comune amministrato dal centrodestra che prima ha acquistato le carrozze (che senso ha acquistare le carrozze se non ci sono le linee di Tram?) e con il Comune di centrosinistra che ha realizzato 15 Km di Tram ai ‘prezzo speciale’ di oltre 320 milioni di euro, oltre 20 milioni di euro a Km su strade cittadine, senza galleria… Tutto regolare, mentre i pensionati non hanno nemmeno i soldi per mangiare!

Leggendo l’articolo scopriamo una ‘chicca’: lo sapevate che Carlo Cottarelli, il grande economista celebrato anche dal Quirinale (lo stavano facendo Presidente del Consiglio), quello che dice che la legge Fornero non si può abolire, è andato in pensiona a sessant’anni?

“Cottarelli – scrive giustamente il presidente nazionale presidente del Patronato INAC-CIA – non ha l’autorità morale per invocare l’innalzamento dell’eta pensionabile degl’italiani, perché egli è pensionato da quattro anni del Fondo Monetario Internazionale, cioè dall’età di sessant’anni, come riportato nel curriculum su Wikipedia e mai smentita”.

Foto tratta da italiafruit.net

 

 

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