Alla fine il Governo nazionale ha impugnato tutte le norme-marchette che sarebbero servite per risarcire gli ‘impresentabili’ che hanno fatto vincere le elezioni regionali al centrodestra di Gianfranco Miccichè e Nello Musumeci…
“Il coraggio uno non se lo può dare”, rifletteva Don Abbondio, ripensando alle parole alate del Cardinale Borromeo che gli aveva rimproverato la sua codardia. La stessa riflessione starà facendo l’eroico ‘Nullo’ Musumeci in queste ore convulse con la legge Finanziaria, voluta dal suo Governo, impugnata dal Governo nazionale.
Va a pezzi, così, il castello risarcitorio, ovvero l’intero percorso di pagamento dei debiti contratti con gli elettori comprati e venduti. E si apre una crisi che nemmeno la moria delle vacche di Totò e Peppino…
E infatti, perfidamente, come una Nemesi, sono proprio tutte le norme-marchette che sono state impugnate: proprio quelle norme uguali in numero e qualità ai voti mercificati che lo hanno portato ad occupare la sedia di Piersanti Mattarella.
Che fare? Resistere, resistere, resistere!
Arrampicarsi sugli specchi, difendere l’indifendibile, aggiungendo ridicolo a ridicolo! Sì. E poi?
Ora l’impugnativa è realtà e la legge sarà all’esame della Corte costituzionale. Ora la vogliamo vedere tutta.
Marchettari anelanti, consulenti cottimisti, esperti in tatarara’, grand commis straboccanti merito, yesmen, professori “a contratto”, deputati regionali che nemmeno Solone, Licurgo o Numa, soccorretelo!
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