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La mega-impugnativa copre di ridicolo Ars e Governo/ MATTINALE 93

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Non si può approvare una legge Finanziaria se mancano i soldi. Se questi soldi, poi, se li è presi Roma, è questo il fatto che va denunciato. Se si accettano senza fiatare le penalizzazioni (come ha fatto il Governo Musumeci appena insediato con lo scippo di 800 milioni di euro di IVA) non c’è da stupirsi se il Governo nazionale contesta gli articoli dove non c’è certezza di copertura finanziaria

Il diritto amministrativo contempla un istituto di carattere generale, quello delle dimissioni, ovvero dell’abbandono volontario di un incarico o di un ufficio. E’ prima di tutto un diritto che il titolare è libero di esercitare nel caso in cui, a suo giudizio, la prosecuzione dell’esercizio dell’incarico contrasti con i principi di opportunità che invece impongono la cessazione dell’incarico.

E’ pure un dovere, nel caso in cui il titolare dell’ incarico o di un ufficio abbia con sue azioni o con sue omissioni, dovute a inadeguatezza, incapacità, provocato gravi morali o materiali danni all’Istituzione cui è preposto.

Sopravvissuto sui libri di testo, l’istituto delle dimissioni è praticamente scomparso dalla prassi politica italiana, certamente nella sua versione volontaria (l’ultimo caso, a memoria mia, risale alle dimissioni di Francesco Cossiga da Ministro degli Interni a seguito del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, nel maggio del 1978), sopravvive nella prassi soltanto nei casi in cui il soggetto, che, per sua insensibilità non prova alcuna vergogna, viene “dimissionato” a forza dai suoi sodali che hanno un interesse puramente politico ad esercitare siffatta forzatura (un caso che mi viene in mente è quello dell’ex Ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri per la famosa telefonata).

Non si registrano casi di dimissioni chieste ed ottenute da parti politiche contrarie al soggetto in “osservazione”, che, invece, viene difeso anche di fronte alla flagrante continuazione da parte sua, e sotto gli occhi di tutti, del fatto contestato.

Al posto delle dimissioni, che comportano la perdita dell’incarico, i nostri squallidi politici di ogni parte hanno inventato l’autospensione, un inesistente istituto (e prima ancora una parola che non esiste nei vocabolari di italiano) con il quale un soggetto, attinto da un qualunque provvedimento della giustizia, compreso l’arresto, non si dimette, “resta in giro” e con la sua “continuità” invia segnali a chi deve intendere.

Le motivazioni che indurrebbero il governo centrale, più che per le manifeste illegittimità, sicuramente per il tentativo di scippo politico consumato moralmente e non riuscito, ad impugnare un terzo abbondante degli articoli della Finanziaria regionale, sono motivazioni che coprono di ridicolo l’Assemblea regionale siciliana, la Giunta regionale, il Presidente della Regione Nello Musumeci, gli assessori e chi gli ha tenuto il sacco tra i funzionari regionali e parlamentari incapaci di dire NO!

Sono motivazioni che in un altro Paese, in un altro mondo, avrebbero indotto tutti quei soggetti stralunati a dimettersi da tutti gli incarichi e autosospendersi dal consorzio umano.

QUI IL NOSTRO ARTICOLO SULL’IMPUGNATIVA DELLA FINANZIARIA REGIONALE 2018 ANNUNCIATA DAL GOVERNO NAZIONALE

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