Sicilia, invece dei controlli sulle navi di grano e sull’ortofrutta arrivano marchi ed etichette: fumo negli occhi…

27 giugno 2018

Non sapendo come giustificare i mancati controlli sulle navi cariche di grano che arrivano in Sicilia e, in generale, sulle derrate alimentari che arrivano da chissà dove (e prodotte chissà con quali pesticidi e additivi), il Governo della Regione siciliana ci propina la ‘filosofia’ delle etichette e dei marchi. la trovata è dell’assessore Turano. Non sarebbe meglio sostenere gli agricoltori invece delle chiacchiere?

Leggiamo sul quotidiano on line La Sicilia:

“La Regione prova a mantenere alta l’asticella sulla tutela dei prodotti a beneficio dei consumatori siciliani. Obiettivo non è tanto la singola tracciabilità dei prodotti, che è già una competenza assolta dall’assessorato all’Agricoltura, quanto rendere il prodotto ‘riconoscibile allo scaffale’, come traducono in estrema sintesi dallo staff dell’assessore regionale Turano”.

Dire che siamo basiti è poco. Anzi, diciamola correttamente: non sappiamo se ridere o piangere!

Prima domanda: da quando la Regione siciliana manterrebbe “alta l’asticella sulla tutela dei prodotti a beneficio dei consumatori siciliani”?

Da quando l’assessorato regionale all’Agricoltura si occuperebbe di tracciabilità dei prodotti?

La verità è che l’attuale Governo regionale, invece di fare l’unica cosa che dovrebbe fare – e cioè i controlli fitosanitari sulle derrate alimentari fresche e trasformate che arrivano in Sicilia, a partire dalle navi che scaricano il grano che arriva da chissà dove – butta fumo negli occhi dei consumatori siciliani.

All’assessore regionale alle Attività produttive, Girolamo Turano, che ha deciso di cimentarsi in questa materia, ci permettiamo di ricordare che ai consumatori non interessa sapere cosa c’è scritto nelle confezioni di pasta o di pomodoro trasformato: ai consumatori non interessano le etichette: vogliono sapere se il pane, la pasta, la salsa di pomodoro e via continuando che altri prodotti che finiscono sulle proprie tavole contengono o no contaminanti dannosi per la salute. 

Per dare queste informazioni ai consumatori servono i controlli sui prodotti, non i marchi e le etichette!

I marchi e le etichette, egregio assessore, lasciano il tempo che trovano. Fanno sorridere quelli della celebrata Unione Europea, figuriamoci quelli della Regione siciliana!

Un solo esempio: in un’Italia dove Regioni con irrilevanti superfici investite ad olivo esportano il 30-40% di ‘extravergine’ italiano (in un’Unione Europea, detto per inciso, invasa dall’olio d’oliva tunisino!), il marchio della Regione siciliana fa solo sorridere.

Il Governo della nostra Isola – per bocca del suo Presidente, Nello Musumeci – si è impegnato a fare effettuare i controlli sulla navi cariche di grano duro che arrivano nei nostri porti. Dopo il primo controllo – con la nave arrivata dal Kazakistan rispedita al mittente perché carica di grano duro ammuffito (COME POTETE LEGGERE QUI) – tutto è stato interrotto. Senza nemmeno una spiegazione.

Adesso arriva lei, assessore Turano, e si mette a fare ‘filosofia’: marchio di qua, prodotti di là e bla bla bla.

Li lasci perdere i marchi: bastano già quelli dell’Unione Europea che, come già accennato, servono già a poco.

Chiami il Presidente Musumeci e si faccia spiegare perché sono stati interrotti i controlli sulle navi cariche di grano che arrivano in Sicilia.

Se poi vuole fare di più si interroghi, per esempio, sulla passata di pomodoro cinese. O meglio, su come viene prodotto in Cina il pomodoro (QUI UN’INCHIESTA MOLTO INTERESSANTE).

Se volete veramente aiutare i consumatori siciliani dovete sostenere gli agricoltori siciliani. Ma se il prezzo del grano duro è precipitato a 17 euro al quintale e voi mo fate nulla per sostenere gli agricoltori che cosa pensate di ottenere con i fumosi discorsi sui grani di forza e altre chiacchiere?

Se volete difendere la salute dei consumatori siciliani, lo ribadiamo, va valorizzato il Km zero. E per fare questo non c’è bisogno dir ricorrere ai dazi doganali, come sta facendo Trump per alcuni settori industriali americani.

La Sicilia non ha bisogno di forzature. Il pomodoro cinese – e questo vale per il prodotto fresco e per la passata – viene coltivato con pesticidi e additivi che in Italia sono vietati. Dovrebbero essere vietati anche nell’Unione Europea, ma si fa finta di non vedere. Basti pensate che l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa), nel Rapporto 2015 sui Residui dei Fitosanitari in Europa, ha riscontrato presenza di fitofarmaci proibiti in Europa in tanti prodotti ortofrutticoli che arrivano, per esempio, dalla Cina, a partire dal pomodoro: ma non gliene frega niente a nessuno.

Lasci perde le etichette, assessore Turano. E provate, invece, a sostenere gli agricoltori siciliani.

Lo sa che in Sicilia molti agricoltori non coltivano più il pomodoro perché  i pomodori prodotti in Cina o in Africa costano dieci volte meno?

Sono questi i problemi che dovere provare ad affrontare, non le ‘etichette’…

QUI L’ARTICOLO DE LA SICILIA 

QUI UN ARTICOLO SULL’INVASIONE DEI POMODORI CINESI A SALERNO

QUI UN ARTICOLO SUL CONCENTRATO DI POMODORO CINESE CHE ADESSO ARRIVA ANCHE CON I TRENI

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