Sistema Montante/ La mano tesa di Vincenzo Boccia e ‘Sicindustria’ senza vertici…

16 giugno 2018

Il leader della Confindustria nazionale, Vincenzo Boccia, sceglie la comoda via dell’attendismo… Niente ‘Giustizialismo’ con l’ex numero uno di Confindustria Sicilia, Antonello Montante. E religioso silenzio anche sull’attuale presidente di Confindustria dell’Isola, il ‘re’ delle discariche Giuseppe Catanzaro. Silenzio, silenzio, silenzio… 

Sono lontani i tempi in cui Mimì La Cavera rompeva con i vertici nazionali di Confindustria accusandoli di avere, nei confronti della Sicilia, un approccio predatorio. Lui, con la sua Sicindustria (chiamata così proprio per prendere le distanze dall’associazione nazionale), sognava uno sviluppo industriale reale per la nostra Isola, contro le incursioni di stampo colonialistico dei padroni del vapore di allora.

Tempi lontanissimi. Oggi, anche se per volontà di Antonello Montante, Confindustria Sicilia è tornata a chiamarsi Sicindustria, tra i vertici nazionali e quelli regionali c’è una corrispondenza di amorosi sensi. Non perché sia cambiato l’approccio di Confindustria nei confronti della Sicilia, ma perché non c’è più nessun Mimì La Cavera pronto ad impegnarsi per la salvaguardia degli interessi della nostra terra.

I confindustriali siciliani negli anni si sono sempre mostrati proni dinnanzi ai grandi gruppi del Nord calati in Sicilia con quella stessa mentalità predatoria che per La Cavera era insopportabile. Nessuno di loro ha mai alzato la testa dinnanzi a quelle lobby pronte a sfruttare le risorse dell’Isola per poi reinvestire gli utili al Nord, nessuno di loro ha detto una parola nemmeno contro gli scempi ambientali e sanitari che hanno devastato la Sicilia per fare arricchire gli amici del continente.

Se Confindustria nei decenni si è mostrata nemica della Sicilia, di meglio non ha fatto la sua costola siciliana.

Anzi. Come detto, si va d’amore e d’accordo con i capi nazionali, magari contribuendo alla loro elezione. Uno dei grandi elettori dell’attuale numero uno di viale dell’Astronomia (sede della Confindustria a Roma), ad esempio, è stato proprio Antonello Montante, ex numero uno di Confindustria Sicilia, oggi in carcere (gli sono stati revocati i domiciliari) con la pesante accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.

Adesso che è in carcere, tutti ammettono che lo strapotere di Montante & company, che in nome dell’antimafia avevano praticamente occupato la Regione, era evidente e sospetto. Insomma, i bene informati sapevano che su di lui, da tempo, si era concentrata l’attenzione della magistratura, anche con una inchiesta che parla di mafia.

Tutti, tranne Boccia e prima di lui, Emma Marcegaglia, grande amica di Montante.

Entrambi non sospettavano nulla. Non vedevano nulla di strano in una Confindustria siciliana che, nel nome dell’antimafia, nominava assessori e gestiva risorse pubbliche (“Con le attività produttive si può fare la terza guerra mondiale”, diceva Montante commentando la nomina in quell’assessorato di una sua fedelissima, l’ennesima).

Per Emma Marcegaglia prima e per Vincenzo Boccia poi, tutto era normale. Sarà per questa sorprendente, bianca, tenera ‘ingenuità’ che Boccia ha parlato di “un fulmine a ciel sereno” quando è esploso il caso Montante. E contro di lui non ha mai proferito una parola di troppo. Gratitudine per il sostegno ricevuto o cosa?

Boccia ha scelto la comoda via dell’attendismo.  Con le carte bollenti in mano alla Procura, con le rivelazioni che parlano di un perverso intreccio tra la lobby confindustriale siciliana e politica, che già da solo basterebbero a fare indignare chiunque -a prescindere dall’esito dei processi- lui sceglie l’attendismo:

“Stiamo seguendo la cosa ma rivendichiamo con chiarezza la lucidità del capire: non saremo né giustizialisti, né giustificheremo nessuno. Auspichiamo quanto prima che si vada a sentenza. Non ci faremo prendere la mano dall’idea giustizialista di fare processi prima ancora che accadano” ha detto recentemente nel corso di una convention.

Lo stesso attendismo, con ogni probabilità, che ha convinto Giuseppe Catanzaro, divenuto numero uno di Confindustria Sicilia dopo Montante, a fare ricorso allo strano strumento dell’autosospensione. Catanzaro, potente uomo delle discariche private, da sempre sodale di Montante, è finito lui stesso indagato nella stessa inchiesta (“Double face”):

“Antonello Montante e Giuseppe Catanzaro erano estremamente attivi nel raccogliere informazioni sul magistrato Nicolò Marino”, scrivono i magistrati con riferimento all’ ex assessore regionale all’Energia e Rifiuti silurato da Rosario Crocetta (anche lui indagato) proprio perché molto critico nei confronti del sistema Montante (qui una intervista a Marino) e alla rete di spionaggio messa su da Montante con l’aiuto di poliziotti e carabinieri (tutti indagati).

Ebbene, perché Catanzaro non si è dimesso? Fino a quando dovrebbe durare questa ‘autosospensione’? E, soprattutto, perché Boccia non ne sollecita le dimissioni? Quale è il motivo per cui la guida di Confindustria Sicilia deve essere affidata a dei reggenti provvisori e non si procede invece al rinnovo dei vertici?

“A seguito dell’avviso di garanzia ricevuto e in attesa di un chiarimento che riguarda la mia persona –  ha dichiarato  Catanzaro – ho, con decorrenza dalla data odierna (era il 22 Maggio, ndr), comunicato ai preposti organi dell’associazione la mia autosospensione dalla carica di presidente di Sicindustria. Come ho già detto – ha aggiunto Catanzaro – il mio obiettivo è adesso quello di fornire agli inquirenti ogni elemento utile per agevolare la ricostruzione della verità storica e assicurare, al contempo, serenità alle oltre 1.500 imprese e agli oltre 80 mila dipendenti che Confindustria rappresenta in Sicilia. Ringrazio il presidente Vincenzo Boccia per il sostegno e la fiducia che non ha mai fatto mancare alla Sicilia e tutti i colleghi per il lavoro svolto fin qui, nella certa convinzione che potremo riprendere l’impegno che abbiamo dispiegato in questi mesi per sostenere le nostre imprese associate”.

Giuseppe Catanzaro ringrazia Boccia. Tanta gentilezza non può che essere ricambiata con una carezza. Senza pugno.

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