MATTINALE 71/ A Catania, con Salvo Pogliese, ha vinto la vecchia politica delle promesse

11 giugno 2018

I catanesi non cambiano. Giovanni Verga vince ancora. Dalla metà degli anni ’80 del secolo passato eleggono sindaci o di centrodestra, o di centrosinistra. Da allora ad oggi la città è sempre andata indietro. E’ evidente che il passo del gambero soddisfa i catanesi che, tra qualche mese, cominceranno a pagare una TARI super-salata per trasportare i rifiuti fuori dall’Isola. E, forse, sarà l’unica promessa che l’accoppiata Nello Musumeci-Salvo Pogliese manterrà

Il cambiamento c’è stato. All’ombra dell’Etna i catanesi hanno dato il benservito al sindaco uscente, Enzo Bianco, che lascia una città malconcia, ciabattona, con le attività culturali più che dimezzate, con l’economia boccheggiante, con una raccolta differenziata a percentuali irrisorie. Gli abitanti di Catania hanno eletto sindaco l’europarlamentare Salvo Pogliese, rampollo di una famiglia importante, esponente della destra cittadina che, da queste parti, ha radici antiche: la destra del Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante, nulla a che vedere con Forza Italia.

Pogliese è un avversario storico dell’attuale Presidente della Regione, Nello Musumeci. Nel Movimento Sociale Italiano e, soprattutto, in Alleanza Nazionale in due se li sono sempre date di santa ragione. A metà anni ’90 del secolo passato Pogliese era il giovane ‘movimentista’, Musumeci l’eretico che aveva osato sfidare l’allora segretario nazionale di An, Gianfranco Fini.

Avversari storici per anni, i due, alla fine, hanno trovato un’intesa. L’accordo è arrivato in occasione delle elezioni regionali, quando Musumeci è riuscito ad acciuffare la candidatura alla Presidenza della Regione, vincendo le resistenze che trovava proprio a Catania e dintorni, proprio in Pogliese.

Cos’è che li unisce? Il potere, solo il potere. Musumeci Presidente della Regione e Pogliese sindaco di Catania. Punto. Ma non è solo questo. Dietro c’è un progetto che affonda le radici in due scenari politici prossimi venturi: la crisi di Forza Italia, già manifestatasi alle ultime elezioni politiche, e il tentativo di far rinascere una destra diversa dalla Lega.

Progetto che ha basi proprio in Sicilia. E che oggi può contare su due pedine importanti: Musumeci al vertice della Regione e Pogliese sindaco di Catania. Con la prospettiva di ‘contaminare’ altre province dell’Isola e di rafforzare il partito di Giorgia Meloni.

Insomma: non è detto che i voti di Forza Italia, ormai in caduta libera, debbano essere appannaggio della Lega di Salvini. A mettere le mani su questa ‘eredità’ elettorale ci proveranno anche gli ex di AN, che in Sicilia, almeno sotto il profilo del potere, sono messi bene.

A che prezzo è stato raggiunto questo risultato? Molto hanno fatto gli eventi: i grillini sono stati logorati nei mesi trascorsi prima di fare partire il Governo con la Lega.

Musumeci e Pogliese, invece, hanno sfruttato a dovere il controllo della Regione. Le promesse, ancora una volta, hanno avuto la meglio sulla realtà. Aiutati, in questo, dalla gestione fallimentare del sindaco uscente, Enzo Bianco, che si è presentato al cospetto dei suoi elettori nascondendo addirittura il simbolo del suo partito, il PD…

Il nuovo sindaco di Catania godrà certo di agevolazioni più virtuali che reali, dal momento che la Regione siciliana è senza soldi.

L’unico dato certo è che Pogliese eredita una città dove la raccolta differenziata dei rifiuti non esiste, o quasi. Dove i cittadini, tra qualche mese, dovranno pagare una barca di soldi per esportare fuori dalla Sicilia quantitativi industriali di rifiuti.

Pagheranno una TARI supermaggiorata per un anno e mezzo-due anni, i catanesi: il tempo necessario per approntare una nuova discarica, possibilmente a norma di legge. Lo sanno i cittadini di Catania? Questo non ha importanza.

I sindaci di centrodestra e di centrosinistra, a Catania, non hanno mai lavorato per far decollare la raccolta differenziata. Non glien’è mai fregato nulla! I catanesi l’hanno sempre saputo e non si sono mai lamentati. E’ evidente che si sentono rappresentati da chi si accinge a scaricare sulle loro tasche i costi di un’inefficienza storica. Giovanni Verga non era forse il padre dell’ineluttabile fatalismo?

Per i catanesi il fato è un cosa seria. Non si combatte contro il destino. Non è un problema. Non è il problema. O, quanto meno, non è un/il problema per quasi il 50 per cento del 50 per cento degli abitanti di questa città che sono andati a votare e hanno votato per Pogliese.

In democrazia gli elettori hanno sempre ragione. Alla fine i catanesi, a loro modo, sono degli aristocratici della conservazione: megghiu ‘u tintu canusciutu ca ‘u bonu a canusciri…

Foto tratta da cataniatoday.it

 

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