MATTINALE 66/ A Roma vince il Governo del cambiamento. Le speranze al Sud e in Sicilia

1 giugno 2018

E’ nato il Governo che non piace all’Unione Europea dell’euro. Pazienza, ce ne faremo una ragione. Ma è nato anche il Governo con un partito – il Movimento 5 Stelle – che non potrà dimenticare il Sud, perché è nel Sud che ha la sua importante base elettorale  

E’ nato il Governo nazionale del cambiamento. Non è stato un ‘parto’ facile. Ma alla fine è Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini (nella foto sopra) ce l’hanno fatta. Non sappiamo come andrà e cosa succederà. Ma una cosa è chiara: se tutto andrà bene avremo il PD fuori dal Governo italiano per cinque anni. Respirerà il nostro Paese e respirerà il Sud. Non è poco.

Cominciamo con lo scenario nazionale. Lasciando parlare i ‘numeri’.

Nell’autunno del 2011 l’Italia aveva un debito pubblico pari a mille e 800 miliardi di euro circa. Quasi sette anni dopo – e siamo arrivati ai nostri giorni – il debito pubblico è passato a oltre 2 mila e 300 miliardi di euro.

Non solo. Questo debito pubblico è aumentato nonostante i grandi sacrifici imposti agli italiani.

Ricordiamo tutti l’IMU e una pressione fiscale tra le più elevate al mondo.

Ricordiamo la scomparsa delle Province, trasformate in pompose Città metropolitane (legge nazionale che porta il nome dell’ex Ministro Graziano Delrio), ma lasciate senza soldi.

Ricordiamo la spaventosa crisi finanziaria dei Comuni.

Ricordiamo le difficoltà finanziarie delle Regioni.

Ricordiamo i tagli alla sanità, che rischia di perdere il pilastro della solidarietà (buona parte della sanità italiana, ormai, non è più finanziata con la fiscalità generale, ma è direttamente carico dei cittadini, anche se nessuno lo dice).

Ricordiamo la crisi che travolge le piccole e medie imprese, che sono sempre state la ‘spina dorsale’ dell’economia italiana.

Ricordiamo i 13 milioni di poveri, 5 milioni dei quali indigenti (dal secondo dopoguerra mai l’Italia ha avuto tanti poveri!).

E ricordiamo l’impoverimento del ceto medio.

Ricordiamo il Sud, mai così abbandonato come negli ultimi anni.

Di fatto, i Governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni hanno governato male: hanno aumentato, in quasi otto anni, il debito pubblico italiano di circa 500 miliardi di euro e, contemporaneamente, hanno peggiorato le condizioni economiche e sociali dell’Italia.

Resta da capire perché la ‘Grande informazione’ italiana non abbia mai, non diciamo tanto illustrato (bene o male, a spizzichi e bocconi, questi ‘numeri sono stati ‘giustificati’ dal fatto che l’Italia ha una ‘bassa produttività’), ma quanto meno commentato questi risultati negativi.

Ma sono stati proprio questi ‘numeri’ – al di là delle bugie raccontate in questi anni da quella che l’economista John Kenneth Galbraith definirebbe la “mentalità convenzionale” – a convincere gli italiani, alle elezioni politiche nazionali dello scorso 4 marzo, a voltare pagina.

L’Unione Europea dell’euro ha ‘coccolato’ i Governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni. Per gli ‘europeisti’ governavano bene. Ed è anche logico: impoverivano l’Italia e facevano ‘ingrassare’ quella parte dell’Unione Europea – Germania in testa – che con l’euro, come si usava dire un tempo, “ha trovato l’America”.

Non a caso l’Unione Europea dell’euro – che non ha certo favorito la nascita di questo nuovo Governo, ma che la sta subendo – guarda con sospetto a questa esperienza.

Non è certo un caso se un ‘crucco’ tedesco – il commissario europeo al Bilancio, Gunther Oettinger – nel pieno della crisi politica italiana, abbia pronunciato parole offensive contro il nostro Paese, dicendo che gli italiani avrebbero imparato a votare a colpi di spread!

Dopo di che il ‘crucco’ tedesco si è dovuto rimangiare quello che ha detto.

Non va meglio con un altro ‘scienziato’ di Bruxelles, il presidente della Commissione europea, Jean Claude Junker, ha detto che noi italiani siamo corrotti e che dobbiamo lavorare di più.

Nonostante questi signori ‘europeisti’ il nuovo Governo italiano c’è.

Sono note le polemiche che hanno accompagnato la nascita del Governo Conte-Di Maio-Salvini.

L’Unione Europea dell’euro non vuole il ‘Governo populista’ italiano perché alcuni dei Paesi che comandano dentro l’Unione vorrebbero continuare a depredare il nostro Paese.

Quanto il professore Paolo Savona dice che le regole dell’Unione Europea vanno cambiate si riferisce proprio a questo: e cioè al fatto che l’Italia non può continuare a impoverirsi continuando, contemporaneamente, ad aumentare il proprio debito pubblico!

Quello che succederà nei prossimi mesi e nei prossimi anni non possiamo saperlo. Ma un dato, oggi, è sotto gli occhi di tutti: l’economista Paolo Savona – che ha ricoperto ruoli importanti a livello nazionale e internazionale e che conosce molto bene le ‘regole’ europee – è rimasto nel Governo: non è Ministro dell’Economia, ma si occuperà proprio dei rapporti tra l’Italia e l’Europa.

Piaccia o no ai ‘crucchi’ tedeschi e a Junker, in questo passaggio è passata la linea dell’Italia.

Il nuovo Governo è anche una speranza per il Sud Italia, mai abbandonato come in questi ultimi sette anni.

Per carità: già da anni la spesa ordinaria dello Stato, nel Mezzogiorno, non c’è più, sostituita dai fondi europei. Questo modo di procedere è truffaldino, e dovrebbe essere sanzionato dalla stessa Unione Europea.

Ma l’Unione Europea, si sa, sanzionava l’Italia per quel grande imbroglio che erano le ‘quote latte’ (non a caso abolite) e ci sanziona oggi per un altro imbroglio: i depuratori mai realizzati o realizzati e non funzionanti.

Dimenticando che i depuratori vanno realizzati nelle aree industriali, mentre là dove non ci sono industrie – per esempio, in buona parte della Sicilia – basterebbero impianti ‘leggeri’ legati alla ‘fertirrigazione’, ovvero all’utilizzazione di queste acque parzialmente depurate per l’irrigazione.

Questo basterebbe per contestare le multe ‘europeiste’.

Così, dicevamo, l’Unione Europea fa finta di non vedere che in Italia, con i fondi strutturali, viene aggirato, per penalizzare il Sud, il principio di ‘addizionalità’: risorse europee che si debbono sommare a quelle dello Stato e non sostituirsi – come avviene dal 2000 – ai fondi dello Stato!

Non solo. Buona parte di questi fondi strutturali europei destinati al Sud non viene spesa (sia per ritardi delle amministrazioni pubbliche del Mezzogiorno, sia per ritardi del Governo nazionale, sia perché a Bruxelles le burocrazie non rispondono ai cittadini, ma alle lobby).

I fondi strutturali europei non spesi vengono così riprogrammati dai Governi nazionali e, in parte (non meno del 50%), dirottati nel Centro-Nord del Paese.

In questo gioco ai danni del Sud si è distinto, in particolare, il Governo Renzi, in assoluto il Governo più antimeridionale della storia repubblicana.

Oltre che antimeridionale, il Governo Renzi è stato ferocemente antisiciliano, facendo pagare alla Regione siciliana un costo altissimo per il “risanamento dei conti pubblici dell’Italia” (questa è la formula utilizzata nel nostro Paese per indicare gli interessi sul debito pubblico che si pagano ogni anno, circa 90 miliardi all’anno, ridotti, negli ultimi anni, di poco più di 20 miliardi grazie all’intervento della Banca Centrale Europea).

Pensate un po’: il Governo Renzi ha imposto alla Regione siciliana il pagamento, ogni anno, di un miliardo e 300 milioni di euro, qualche centinaio di milioni in meno rispetto alla Lombardia, che ha il doppio degli abitanti della nostra Isola e un tasso di sviluppo economico di gran lunga più elevato!

Questo è avvenuto con l’avallo dei Governi regionali di Rosario Crocetta targati PD. Si fatto, i dirigenti di questo partito hanno svenduto la Sicilia al PD di Renzi, pensando di trarne benefici politici personali. Cose ‘normali’ in una Sicilia dove questo atteggiamento, da parte della politica locale, ha accompagnato la storia dell’Autonomia siciliana, non a caso in buona parte inapplicata.

Lo stesso Crocetta – questa è storia ufficiale – a fine mandato, pensava di acciuffare un seggio alle elezioni politiche nazionali: cosa che non gli è riuscita.

Questa è, purtroppo, la sinistra siciliana a trazione PD: ed è importantissimo esserci liberati da questi signori.

Anche se rimane la loro pesante eredità: perché la Regione siciliana continua a pagare, ancora oggi, un miliardo e 300 milioni di euro all’anno.

Uno scippo finanziario volgare e truffaldino che, addirittura, il centrosinistra ha inserito nella riscrittura, non meno truffaldina, delle norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto che sono attualmente in vigore!

Tant’è vero che la Regione siciliana – che secondo il nostro Statuto dovrebbe incassare tutta l’IRPEF maturata in Sicilia – ne incassa solo una parte: un miliardo e 400 milioni di euro circa, che vengono ‘depurati’ del miliardo e 300 milioni di euro che la Regione siciliana continua a pagare per il “risanamento dei conti pubblici italiani”.

In pratica, il Governo Renzi e il Governo siciliano a trazione PD hanno ‘incaprettato’ i siciliani, rendendo eterno lo scippo di un miliardo e 300 milioni di euro all’anno dal Bilancio della Regione!

Abbiamo citato l’esempio della Sicilia. Ma è tutto il Sud che è stato derubato dagli ultimi Governi nazionali.

La speranza è che adesso, con il Movimento 5 Stelle che ha fatto il pieno di voti nel Mezzogiorno, lo scenario cambi. Sarebbe paradossale che un Governo con la Lega aiuti il Sud: ma noi ci auguriamo che ciò avvenga.

Il grano duro, infine. Il Movimento 5 Stelle ha appoggiato e fatta propria la battaglia in favore del grano duro del Sud Italia. Una battaglia portava avanti da GranoSalus e da questo blog. Ci auguriamo che, adesso, si trovino soluzioni per sostenere gli agricoltori del Mezzogiorno, rilanciando la coltura del grano duro.

 

 

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