Tornare al Ministero del Mezzogiorno con alla guida un uomo del Sud

26 maggio 2018

Questa volta, però, niente improvvisazione. A guidare il Ministero per il Mezzogiorno dovrà essere un uomo del Sud con alle spalle una grande esperienza nella pubblica amministrazione e nella conoscenza della programmazione degli stessi fondi europei. Ci rivolgiamo soprattutto ai grillini che non possono sbagliare in un’area del Paese che li ha premiati

Non sappiamo come finirà con le ingerenze dell’Unione Europea dell’euro nella composizione del Governo Italiano. Per ora – e speriamo che continui così – il nuovo esecutivo del nostro Paese non sta cedendo su Paolo Savona. Ma, al di là della designazione del Ministro dell’Economia – fatto molto importante – c’è un altro aspetto dell’economia che, visto dal Sud, è altrettanto importante: gli interventi da programmare nel Mezzogiorno.

L’ultimo intervento dello Stato italiano nel Sud risale agli anni ’80 del secolo passato: la legge n. 64 per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno. Da allora in poi abbiamo assistito solo a iniziative sporadiche, come i ‘Patti territoriali’ degli anni ’90 (costruiti, sotto il profilo finanziario, quasi tutti con la ‘coda’ dei fondi della legge 64).

Qualcosa è stato tentato con Sergio Mattarella vice Presidente del Consiglio dei Ministri, alla fine degli anni ’90. Ma quell’intesa istituzionale è rimasta sulla carta.

Nel frattempo, a fare i conti del definanziamento dello Stato nel Sud ha pensato la SVIMEZ. Leggendo le relazioni annuali dell’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno scopriamo che lo Stato non si è limitato ad eliminare l’intervento straordinario nel Sud, ma ha anche eliminato gli interventi ordinari.

Nel Meridione non ci sono più interventi ordinari, sostituiti dai fondi europei. Tutto questo in violazione degli stessi regolamenti europei, stando i quali i fondi strutturali europei debbono sommarsi agli interventi ordinari dello Stato e non sostituirsi agli interventi dello Stato (principio di addizionalità).

Alla scomparsa degli interventi ordinari nel Sud si è accompagnata l’eliminazione di un sistema creditizio di riferimento nel Meridione. E di questo è responsabile la classe dirigente degli anni ’90: centrodestra, centrosinistra e, segnatamente, Carlo Azeglio Ciampi e la Banca d’Italia alla quale non erano certo estranei lo stesso Ciampi e Mario Draghi.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una doppia presa per i fondelli in danno del Sud. Da una parte l’istituzione del Ministero per la Coesione territoriale. Dall’altra parte la mancata spesa di parte di fondi europei, in parte per responsabilità delle amministrazioni locali, in parte per i ritardi ‘pilotati’ dal Governo nazionale, in parte perché i regolamenti europei che sovrintendono all’utilizzazione di questo fondi sono complessi.

Di fatto, sia con il centrodestra, sia con un centrosinistra, una quota sostanziosa dei fondi europei per il Sud non spesi sono stati dirottati nel Centro Nord Italia.

A questo, alla fine, è servito il Ministero della Coesione territoriale: a dirottare, ogni anno, una quota dei fondi europei destinati al Sud in altre regioni italiane.

Da qui la necessità di una svolta. Tornando al Ministero per il Mezzogiorno. E tornando, soprattutto, ad uno Stato che torni a sostenere il Sud con interventi ordinari che dovranno sommarsi ai fondi europei.

Ma per fare questo occorre un Ministro del Mezzogiorno espressione del Sud e – questo sì – con grande esperienza e grande competenza.

Pensiamo a un soggetto che abbia alle spalle una grande esperienza nella pubblica amministrazione. Che abbia dimestichezza con la programmazione e con la gestione dei fondi europei.

A differenza di quanto è avvenuto con i Governi Prodi, con il Governo D’Alema, con il Governo Amato, con i Governi Berlusconi, con il Governo Monti, con il Governo Letta, con il Governo Renzi e con il Governo Gentiloni, i fondi destinati al Sud debbono essere utilizzati nel Sud.

Del resto, questo è anche interesse del Movimento 5 Stelle che, nel Mezzogiorno, ha vinto le elezioni.

Quello che non serve oggi, nel Sud, è l’improvvisazione.

Noi ci auguriamo che il Governo ripristini il Ministero per il Mezzogiorno e che lo affidi a un soggetto di grande esperienza che ha già operato al Sud.

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