In Sicilia il ‘Datterino’ cinese o africano a oltre 4 euro al Kg! Ecco come difenderci

16 maggio 2018

Per riflettere su come hanno ‘colonizzato’ anche il cibo che arriva sulle nostre tavole vi invitiamo a riflettere sul pomodorino ‘Datterino’ senza indicazione di provenienza (in realtà africano o cinese) che nei grandi centri commerciali e nei supermercati siciliani si vende a oltre 4 euro al Kg. Facciamo il nostro piccolo ‘viaggio’: partiamo da Pachino e Porto Palo di Pachino, in provincia di Siracusa dove… 

Da una parte, nel territorio di Pachino e Porto Palo di Pachino, in provincia di Siracusa, ci sono i produttori del Datterino, il pomodorino di pezzatura un po’ più piccola del Ciliegino, che non trovano mercato: quando va bene vendono il proprio prodotto a 0,30-0,40 euro al Kg. Dall’altra parte ci sono i supermercati della Sicilia, dove il Datterino si vende in confezioni da 250 grammi. Costo: 1,09 euro. In pratica a 4,4 euro al Kg! E senza indicazione di provenienza.

Egregi lettori, ecco a voi un esempio di ‘colonizzazione’ economica della Sicilia. Ci sono i produttori di Datterino della Sicilia – soprattutto della provincia di Siracusa – che sono costretti a farsi derubare il proprio prodotto. E ci sono i consumatori siciliani, che acquistano un pomodoro Datterino che arriva da chissà dove (prodotto chissà come).

Vi raccontiamo come funziona il gioco. Ormai da anni il Datterino viene prodotto anche nel Nord Africa e in Cina. Se già i nostri agricoltori (ci riferiamo agli agricoltori siciliani), che sono molto bravi, debbono fare molta attenzione a che tipo di pesticidi utilizzare e a come utilizzarli (soprattutto nel Datterino di serra, prodotto fuori stagione), voi non potete minimamente immaginare che prodotti chimici utilizzano in Nord Africa e in Asia per produrre il Datterino!

Ma tanto: chi è che controlla la salubrità delle derrate alimentari che arrivano in Italia? E’ sufficiente che arrivino, in prima battuta, in un porto dell’Unione Europea a zero controlli per poi poter circolare liberamente nel resto dell’Unione Europea. Olè!

Quindi in Italia controlli zero. Sapete quanto costa ai commercianti il Datterino Nord Africano, cinese o, in generale, asiatico? Molto, ma molto meno dei 30-40 centesimi di euro – che già è un prezzo stracciato! – pagato agli agricoltori di Pachino e di Porto Palo di Pachino.

Dopo di che il Datterino che arriva da mezzo mondo, acquistato a prezzi stracciati dai nostri bravi commercianti – Datterino del quale nessuno ha controllato la salubrità – viene sistemato in confezioni da mezzo Kg, o da 250 grammi (per fare ‘scena’ è meglio la confezione da 250 grammi, che rende più ‘prezioso’ il prodotto) e via alla vendita nei supermercati e nei grandi centri commerciali agli ignari consumatori che vanno sempre di fretta e non possono certo riflettere su queste cose…

Nella stragrande maggioranza dei casi il Datterino (ma anche il pomodorino Ciliegino di Pachino e il pomodorino Piccadilly) viene confezionato senza indicazione di provenienza. La cosiddetta ‘tracciabilità’ in buona parte non esiste. E là dove esiste nessuno ne controlla la veridicità.

I nostri lettori, a questo punto, si chiederanno: in tutto questo bailamme truffaldino che fine fa il Datterino di Pachino e di Porto Palo di Pachino? Chiedetelo agli stessi agricoltori. O lo vendono per pochi ‘spiccioli’ – cioè a 30-40 centesimi di euro al Kg – o non lo vendono affatto.

Come per i produttori di grano duro della Sicilia e, in generale, del Sud Italia, l’obiettivo è quello di farli fallire e di prendersi i loro terreni.

Il meccanismo è semplice: gli agricoltori, vendendo il prodotto a 30-40 centesimi al Kg, non riprendono nemmeno i costi e si indebitano con le banche. Queste ultime si rivolgono ai Tribunali per i provvedimenti esecutivi.

E li si apre il capitolo delle esecuzioni immobiliari: la banca è creditrice il 10 mila euro e il terreno vale 100 mila euro? Bene. Il terreno – o anche l’abitazione – si vende 20 mila euro, la banca si prende i 10 mila euro e ‘qualcuno’ si prende tutto il resto…

Non stiamo dicendo nulla di nuovo: nel gennaio del 2011 la rivolta dei Forconi inizia proprio da questo angolo della provincia di Siracusa: a ribellarsi sono proprio i piccoli produttori di pomodorino Ciliegino e Datterino e, in generale, di ortaggi che si battono contro un sistema che li stritola.

Come potete vedere, basta recarsi in un supermercato della Sicilia e cercare il Datterino, confezione di 250 grammi al prezzo di 1 euro e 09. Il resto viene da sé…

Per smantellare questo sistema non ci vorrebbe molto. Basterebbe potenziare i mercati contadini, cioè i mercati locali, accorciando la filiera, ovvero mettendo in contatto i produttori con i consumatori.

Si tratterebbe di ridurre – e fin dov’è possibile eliminare – la produzione spesso avvelenata che arriva da fuori dalla Sicilia. 

I siciliani sono 5 milioni, più gli immigrati. Basterebbe organizzare una produzione siciliana di Datterino e di Ciliegino commisurata al fabbisogno interno. L’export lasciamolo fare ai cinesi e alle multinazionali che operano in Africa: che si avvelenino tra loro.

Ci guadagnerebbero sia gli agricoltori siciliani, sia i consumatori siciliani.

I primi – gli agricoltori – venderebbero ai siciliani Datterino e Pomodorino a 1 euro al Kg, più del doppio del prezzo attuale.

I secondi – i consumatori siciliani – acquisterebbero Datterino e Pomodorino a 1 euro al Kg invece che a oltre 4 euro al Kg.

Ci guadagnerebbe, nel complesso, l’economia siciliana. Oggi, per l’agroalimentare, i siciliani spendono circa 13 miliardi di euro all’anno. Ebbene, di questa spesa, solo 2 miliardi interessa prodotti siciliani.

11 miliardi di euro all’anno i siciliani li spendono per acquistare prodotti agroalimentari non siciliani, spesso di pessima qualità. 

Questo grazie anche a una classe politica miope o di ascari – a livello regionale e comunale – che continua a incentivare l’apertura di Grandi centri commerciali che vendono ai siciliani prodotti agroalimentari non siciliani!

Per questo è importante, per noi siciliani, là dov’è possibile, acquistare prodotti siciliani!

Se i consumatori siciliani, nel giro di qualche anno, riusciranno ad acquistare almeno 4 miliardi di euro di prodotti agroalimentari siciliani rispetto agli attuali 2 miliardi di euro lo scenario economico muterebbe. Si avrebbero effetti benefici in tutta l’economia siciliana. Con aumento del reddito per i nostri agricoltori, risparmio per i consumatori siciliani e rilancio dell’economia della nostra Isola.

Questo dobbiamo farlo noi, al massimo con l’aiuto di sindaci che, però, non debbono essere collegati ai partiti nazionali. Per questo motivo, alle prossime elezioni comunali, non dovete votare sindaci di centrodestra e di centrosinistra. Ricordatevi che i partiti nazionali non fanno gli interessi della Sicilia.

Ricordatevi che PD e Forza Italia hanno votato in favore del CETA contro gli interessi della Sicilia e dei consumatori siciliani. Due partiti che non fanno gli interessi dell’agricoltura siciliana e della nostra Isola.

Qualcuno potrebbe spaventarsi e dire: dovremmo introdurre i dazi doganali made in Sicily? Niente di tutto questo. Basterebbe introdurre i controlli sanitari sulle derrate alimentari che arrivano in Sicilia.

Solo con i controlli sanitari, nei primi sei-dodici mesi, quasi tutti i prodotti agricoli del Nord Africa e della Cina arrivati in Sicilia verrebbero rispediti al mittente perché fuori legge.

Ricordate le mele di Biancaneve? Ebbene, siamo lì… Sappiate che la maggior parte dell’ortofrutta prodotta fuori dall’Italia andrebbe controllata per verificare la presenza di prodotti chimici: ma nessuno lo fa.

Il Governo regionale di Nello Musumeci ha detto di volere effettuare tali controlli. Ma fino ad oggi, a parte il carico di una sola nave piena di grano duro proveniente dal Kazakistan controllata e respinta, Musumeci ha fatto solo chiacchiere.

Anzi, da quanto ci risulta – ma è un’indiscrezione alla quale non vogliano credere – gli avrebbero addirittura consigliato di rimangiarsi ‘sta storia dei controlli sulle derrate alimentari…

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