Formazione, USB all’attacco: “Che fine hanno fatto i fondi FSE?”. Appello ai Prefetti

10 maggio 2018

Nel settore della Formazione professionale siciliana in profonda crisi è più volte intervenuta la magistratura. Ora l’Unione Sindacale di Base chiede anche l’intervento dei Prefetti dell’Isola 

Formazione professionale siciliana in ginocchio: i vertici dell’Unione Sindacale di Base si rivolgono ai Prefetti siciliani.

A parlare sono Costantino Guzzo e Sandro Cardinale.

I due sindacalisti sottolineano “la gravissima situazione di stallo determinata da condotte amministrative, a decorrere dal 2011 fino ad oggi altamente censurabili sul piano amministrativo, burocratico, gestionale”. Fatti che hanno determinato “una situazione di pericolo grave per la tutela dei livelli essenziali minimi delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali degli operatori”.

I due sindacalisti ricordano gli oltre “ottomila licenziamenti (al netto di formule applicate, avallate e reiterate verso una parte di lavoratori, per acquiescenza e artifizi, in spregio del CCNL e delle leggi regionali che regolano il settore)” e ritengono “indifferibile porre all’attenzione la situazione de quo, per lo stato di indigenza di una moltitudine di famiglie, impossibilitate a mantenere un livello dignitoso a causa della povertà a cui sono state relegati dopo decenni di attività professionale. Un disastro occupazionale e sociale senza precedenti nella storia di questa Regione”.

“Da una parte – raccontano Guzzo e Cardinale – ci sono taluni speculatori e corrotti, come emerge dalle cronache dei quotidiani e dalle iniziative portate a compimento da diverse Procure siciliane che dovranno rispondere dei danni prodotti; e dall’altra parte migliaia di cittadini e lavoratori siciliani che rivendicano precisi diritti costituzionalmente garantiti dallo Stato, dalle leggi regionali vigenti del settore Formazione professionale e dal contratto Collettivo nazionale del lavoro, tra l’altro recepito con deliberazione di Giunta regionale n.426/2003 e dalle organizzazioni sindacali di categoria”.

“I giovani siciliani – scrivono i due sindacalisti dell’USB – hanno il diritto, come avviene in tutte le altre Regioni, di accedere ai servizi di formazione e orientamento che vanno iscritti all’interno di precisi diritti costituzionalmente previsti. La Formazione professionale siciliana viene cofinanziata dal Fondo Sociale Europeo, dalle Regioni e dalle Province. Le attività formative così approvate vengono attuate con finanziamenti regionali, nazionali e con il cofinanziamento (principio di addizionalità) del Fondo Sociale Europeo (FSE)”.

“La Regione Sicilia – si legge sempre nel comunicato – per il corretto funzionamento della Formazione ha quindi ricevuto i finanziamenti regionali, nazionali e comunitari. Il FSE Rappresenta il fondo specifico per lo sviluppo equilibrato dell’Unione Europea, che ha l’obiettivo di ridurre le disparità (economiche, sociali e territoriali) tra le Regioni europee e attivare la solidarietà tra gli Stati membri, serve quindi ad incentivare la coesione sociale ed economica. Attraverso i finanziamenti del FSE la Regione avrebbe dovuto garantire la continuità occupazionale dei lavoratori, mediante la corretta applicazione della base normativa di cui sono destinatari gli operatori del settore”.

E invece che è successo? “Le garanzie occupazionali – dicono i due sindacalisti – non sono state applicate ai lavoratori mancanza di fondi”. Il tutto “non con l’abrogazione della legge regionale n.24/76 e della legge regionale 25/93 e con l’approvazione di una nuova legge, ma a colpi di provvedimenti amministrativi e con l’edulcorazione di leggi regionali passate al vaglio della Corte Costituzionale”. Guzzo e Cardinale ricordano le norme vigenti “svuotate” e rese “inapplicabili per interpretazioni creative, estensive, in deroga, non legate all’abrogazione di leggi, CCNL o normative regionali”; atti rivolti “allo stravolgimento di norme del CCNL e delle regole di rango costituzionale del comparto Formazione professionale”.

“La Regione, invero – si legge sempre nel comunicato – ha ricevuto i fondi strutturati del FSE e, avendo ricevuto i fondi, avrebbe dovuto garantire i livelli minimi essenziali di occupazione, così come prescritto dalla normativa di settore”. Guzzo e cardinale ricordano di aver  più volte chiesto di incontrare il Presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, “fautore, come apprendiamo dalle cronache di stampa, della creazione dell’Agenzia unica del settore”. Impegno che Musumeci si è rimangiato.

Erano state promesse “le tutele per gli operatori del settore (sembra di risentire l’eco dell’esimio, ex presidente On. Rosario Crocetta), ma, ahinoi, tutto platealmente teatrale e virtuale”.

I due sindacalisti ricordano pure “i bandi artificiosi che disattendono in toto le garanzie occupazionali e retributive rivolte al settore” e “la coltre di nebbia che si addensa nel settore (con più ombre e tinte fosche, che luci)”.

“Non sarà possibile – scrivono i due sindacalisti – prevedere il reimpiego del personale licenziato dagli organismi affidatari in quanto non sono state rispettate le regole della legge regionale siciliana n.24 del 1976, né quelle della legge regionale siciliana 25/93, né le circolari attuative, tra cui la 10/94 (procedure di mobilità del personale), né l’allegato 12 al CCNL di categoria”.

“Occorre chiedersi – aggiungono – che fine hanno fatto i predetti fondi e per quali scopi sono stati utilizzati, atteso che erano anche destinati per attuare i principi di mobilità interna ed esterna e per il Fondo di Garanzia. L’omessa applicazione dei provvedimenti dovuti per legge ha determinato, di fatto, una situazione di pericolo grave per la tutela dei livelli essenziali minimi delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali degli operatori della Formazione professionale e dell’utenza siciliana. Le attività formative sono ferme da 3 anni, negando il diritto/dovere ai giovani siciliani di formarsi, rappresentando una gravissima omissione da parte dell’amministrazione regionale”.

“Il servizio essenziale di Formazione professionale – scrivono Guzzo e Cardinale – è un servizio senza scopo di lucro, attualmente costellato da soggetti che non hanno alcun titolo a partecipare a tali attività: società commerciali e imprese che si occupano di vendita di corsi, in antitesi con la funzione sociale e l’assenza di fine di lucro prevista dalla legge, impedendo di fatto l’accesso alle categorie meno abbienti e impedendo quindi la possibilità di potersi formare e riqualificare”.

L’USB ricorda che la presenza di società di diversa natura, nel settore della Formazione, determina “anche differenze di natura fiscale tra società di capitali e Onlus, ad esempio, nella gestione dell’IVA e quant’altro connesso”.

“Rammentiamo altresì – scrivono i due sindacalisti – che al personale della Formazione professionale spetta il piano delle agevolazioni e degli aiuti, ovvero qualsiasi tipo di sostegno al reddito del capitolo di bilancio preposto, capitolo da indirizzare esclusivamente alla platea di operatori assunti fino al 31 Dicembre 2008, così come prioritariamente i percorsi di riaggiornamento, riqualificazione o riconversione del personale assunto entro tale data (stante che tutte le assunzioni operate dagli Enti di Formazione dopo la data del 31 Dicembre 2008 a carico dell’Ente senza alcun tipo di copertura finanziaria e come tali non potevano probabilmente essere destinatarie di alcun tipo di sostegno a valere sul capitolo di bilancio all’uopo preposto, se non dopo gli aventi diritto, la cui assunzione era stata riconosciuta dall’assessorato preposto)”.

I sindacalisti dell’USB siciliana confidano nell’autorevole intervento dei Prefetti “nei confronti del Presidente della Regione, On. Musumeci, degli assessori preposti alla Formazione professionale, On.le Roberto Lagalla e al Lavoro, On.le Mariella Ippolito, al fine di dare riconoscimento ad un diritto acquisito e costituzionalmente garantito ed evitare ulteriori esasperazioni e gesti inconsulti, tenuto conto dei gesti estremi compiuti negli anni da diversi operatori privati del proprio lavoro e di qualunque forma di sostegno al reddito, nonché del danno arrecato all’utenza siciliana”.

“L’USB – conclude la nota – offre la propria disponibilità a qualsivoglia richiesta di approfondimento e incontro sui temi esposti con spirito costruttivo, tenuto conto della situazione oltremodo emergenziale in cui versa l’intero comparto comparto”.

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