Alla fine Di Maio e Salvini metteranno nel sacco il PD e Berlusconi

10 marzo 2018

Il PD e i suoi dirigenti hanno perso le elezioni politiche, ma non l’arroganza. Pensano, addirittura!, di dettare le regole di un eventuale Governo del Movimento 5 Stelle. Equivocando sulla posizione di Di Maio, che è politicamente chiarissima. La realtà è che Movimento 5 Stelle e Lega di Salvini hanno tutto l’interesse ad approvare una nuova legge elettorale per tornare alle urne 

E’ proprio così difficile capire qual è la posizione politica del Movimento 5 Stelle dopo le recenti elezioni politiche? E dire che Luigi Di Maio ha giocato sin dall’inizio a carte scoperte. Con uno schema preciso.

Ha detto che se i grillini avessero avuto la maggioranza in Parlamento avrebbero governato. In caso di mancato raggiungimento di una maggioranza parlamentare, ma con maggioranza relativa, lo stesso Di Maio avrebbe chiesto l’incarico al Presidente della Repubblica per presentare il suo possibile Governo alle due Camere. Non per ‘chiudere’ accordi con questo o quel partito, ma solo per chiedere l’appoggio esterno a un Governo monocolore del Movimento. Punto.

Le cose sono andate come previsto: il Movimento 5 Stelle è il primo partito in Italia, ma non ha la maggioranza, né alla Camera dei deputati, né al Senato della Repubblica. Ma – lo ribadiamo – è pur sempre il primo partito.

Non sappiamo cosa farà il capo dello Stato. E non è facile prevederlo. Potrebbe dare l’incarico al leader della Lega, Matteo Salvini, che ormai è il leader riconosciuto del centrodestra, avendo battuto Berlusconi. Ma ci sono le solite ingerenze, tutt’altro che democratiche, dell’Unione Europea dell’euro, che non vuole sentire parlare di Salvini, avversario, da sempre, dell’euro, della legge Fornero, del Jobs Act e via continuando.

La situazione non è semplice. Per questo desta stupore l’atteggiamento dei dirigenti, dei militanti e dei sostenitori del PD – con in testa il quotidiano La Repubblica – che forse non hanno ancora capito che il Partito Democratico ha perso le elezioni.

Matteo Renzi si è dimesso. Ma nel PD comandano ancora i renziani, e anche tra molti non renziani albagia e arroganza non sono scomparse. Anzi.

Ad accentuare la confusione è la cosiddetta ‘Grande informazione’ – per lo più televisiva – che fa finta di non aver capito la proposta politica e parlamentare di Di Maio.

Fa finta di non aver capito che Di Maio il suo Governo l’ha già presentato agl’italiani e al Quirinale prima del voto. Prassi irrituale certo: ma ormai è un fatto compiuto.

Il Governo Di Maio c’è già. Se, presumibilmente, il capo dello Stato dovesse affidare l’incarico a leader del Movimento 5 Stelle – e noi crediamo che le cose potrebbero andare così – Di Maio, a rigor di logica, non dovrebbe cambiare linea politica: il suo Governo c’è già e, in Parlamento, parte con una base del 32%; se altri accetteranno di appoggiarlo dall’esterno, bene, l’Italia avrà un Governo; viceversa, Di Maio passerà la mano.

Chi, oggi, costruisce ipotesi fantasiose lo fa per due motivi: per provare creare confusione e per tentare di tirare la giacca ai grillini. Tra questi ultimi c’è il fondatore de La Repubblica, Eugenio Scalfari, che ha sfidato Di Maio a diventare il leader della sinistra.

Il leader del Movimento 5 Stelle non ha bisogno di Scalfari e, soprattutto, non ha bisogno di diventare leader. Per un motivo semplice: perché leader lo è già: è il leader del partito che ha preso il maggior numero di voti alle elezioni.

A differenza di quello che si cerca di far credere agl’italiani, non sono i grillini che hanno bisogno del PD: al contrario, è il PD che ha il disperato bisogno di evitare che si torni al voto.

Ormai l’elettorato italiano ha deciso di cambiare. E ha indicato due possibili vie, che sono contrapposte: quella del Movimento 5 Stelle e quella della Lega. Con una differenza.

Mentre i grillini, da soli, superano il 32%, il centrodestra a trazione leghista, per arrivare a quasi il 37%, ha bisogno di Forza Italia e di Fratelli d’Italia.

Lo sbocco politico logico dello stallo che si è creato si supera in modo semplice. Centrodestra e Movimento 5 Stelle – che insieme, in Parlamento, possono contare sulla maggioranza schiacciante del 70% dei voti – si prendono le due presidenze delle Camere e, insieme, approvano una nuova legge elettorale con un premio di maggioranza (magari riducendo drasticamente la vergogna di centinaia di soggetti che diventato parlamentari senza avere alle spalle il consenso popolare!).

Dopo di che si torna a votare – a maggio, al massimo a giugno – e chi vince si prende il Governo dell’Italia per cinque anni.

Va da sé che il ritorno alle urne rischierebbe di penalizzare il centrosinistra e gli altri partiti di questo schieramento politico. Perché, come già accennato, gl’italiani hanno deciso di cambiare o, come sostiene qualcuno, di provare o i grillini o il centrodestra a trazione leghista.

Di conseguenza, tornando alle urne, inevitabilmente, gli elettori  polarizzerebbero il voto sul centrodestra e sui grillini (nel primo caso, più sulla Lega che sui suoi alleati, che potrebbero perdere voti, con riferimento soprattutto a Forza Italia, formazione politica ormai in chiaro declino).

E’ questo il motivo per il quale i dirigenti del PD e Berlusconi guardano con terrore al ritorno al voto. Perché, con molta probabilità, rischierebbero di ridurre i voti presi lo scorso 4 marzo.

Ma nonostante ciò, i signori del centrosinistra non hanno perso la proverbiale arroganza. Così continuano a comportarsi pensando di poter ancora ‘dare le carte’. Non capendo, ad esempio, che il Presidente della repubblica, Sergio Mattarella, pur essendo un esponente del PD, dovrà seguire un percorso obbligato.

In queste ore è già in atto un tentativo di condizionare i grillini. Strategia che diventerà sempre più pressante con il passare dei giorni. Obiettivo: evitare il ritorno alle urne che, come già sottolineato, potrebbe far perdere altri voti al PD ( e anche a Forza Italia).

La verità è che la nuova legge elettorale – il Rosatellum – è stata voluta da Renzi e Berlusconi. Il primo pensava che il PD non sarebbe sceso sotto il 25%. Il secondo pensava che, grazie alle sue Tv, avrebbe sfiorato il 20% battendo la Lega di Salvini.

Insieme, Renzi e Berlusconi, avrebbe avuto il Governo dell’Italia per i prossimi cinque anni, con la ‘benedizione’ dell’Europa dell’Euro, prendendo per i fondelli, ancora una volta, gli elettori italiani.

Sono stati i cittadini italiani – che già nel novembre del 2016 hanno ‘bocciato’ il referendum sulle riforme costituzionali truffaldine di Renzi – che lo scorso 4 marzo hanno ‘bocciato’ per la seconda volta il PD renziano e hanno anche penalizzato Berlusconi.

Gli elettori italiani – che sono meno ingenui di quanto Renzi e Berlusconi pensavano – hanno mandato all’aria il progetto di ‘inciucio’ PD-Forza Italia. E, in questo, grande merito e tanto coraggio ha avuto Luigi Di Maio, che ha accettato una sfida difficilissima e l’ha vinta.

E’ andata bene anche a Salvini, che nel centrodestra ha umiliato Berlusconi, che nonostante i suoi soldi e le sue Tv ha perso la contesa con la Lega e ormai, politicamente parlando, è ‘bollito’.

Ciò posto, non possiamo non notare la tracotanza dei ‘capi’ del Partito Democratico. Quello che, ad esempio, si legge su alcuni giornali della sinistra rasenta il ridicolo.

Il PD viene presentato come il partito che potrebbe “salvare” il Movimento 5 Stelle appoggiando dall’esterno il Governo Di Maio.

“I trattati europei non sono in discussione”, avvertono i signori della sinistra.

Ebbene, questa frase ci dice che gli sconfitti del centrosinistra non hanno capito niente, perché la prima cosa che il Movimento 5 Stelle farà, se il suo Governo troverà i voti in Parlamento, sarà proprio quello di ridiscutere l’impostazione dell’Unione Europea.

Il primo trattato che i grillini – in coerenza con quello che hanno detto e fatto al Parlamento italiano e al Parlamento europeo – non applicheranno in Italia sarà il CETA, il folle trattato commerciale tra Unione Europea e Canada che, se applicato, distruggerà buona parte dell’agricoltura italiana e, segnatamente, dell’agricoltura del Mezzogiorno d’Italia.

Il Movimento 5 Stelle ha preso, in media, il 50% dei voti nelle Regioni del Sud. E ha preso questo consenso anche perché – nel Parlamento italiano e nel Parlamento europeo – ha difeso gli agrumi, l’olio d’oliva extravergine e il grano italiano e, segnatamente, il grano duro, coltura d’elezione del Sud Italia.

Di fatto, a Montecitorio, a Palazzo Madama e a Strasburgo i grillini hanno difeso la Dieta Mediterranea, che non può certo essere basata su prodotti agricoli che arrivano da chissà dove e che sono, in parte, pieni di contaminanti!

E la Dieta Mediterranea, oggi, si difende difendendo l’agricoltura italiana e, segnatamente, quella del Sud.

Tra l’altro – a proposito del grano duro – il Movimento 5 Stelle ha candidato in Basilicata il presidente di GranoSalus, Saverio De Bonis, oggi senatore: e ciò significa che ha sposato la difesa del grano duro del Sud rispetto ai grani esteri che arrivano con le navi da mezzo mondo, spesso pieni di veleni!

Se questi signori del PD pensano che Di Maio e i grillini, una volta al Governo, tradiranno gli impegni che hanno assunto con gli elettori, beh, a nostro modesto avviso stanno prendendo una cantonata.

Le bugie, in politica, non pagano. Ne sa qualche cosa Renzi che, a furia di raccontare frottole – per esempio, a furia di prendere in giro gl’italiani con la storiella della “ripresa economica” di qua e della “ripresa economica” di là, mentre invece aumentava la povertà – ha fatto perdere al PD, in quattro anni, il 50% dei voti.

Noi non crediamo che i grillini abbiamo intenzione di perdere la faccia e i voti per la bella faccia dell’Euro dell’euro e del PD. Anche perché il prossimo anno si voterà per il rinnovo del Parlamento europeo e il Movimento 5 Stelle ha la grande occasione per mandare a Strasburgo una pattuglia di eurodeputati per provare a stravolgere un’Unione Europea piegata, se non prona, agl’interessi delle multinazionali.

Altro che “rispetto” dei trattati dell’Unione Europea!

Foto tratta da liberoquotidiano.it

 

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