La grande sete di Palermo e la ‘recita’ sull’acqua di Scillato che finisce in mare!

4 febbraio 2018

Il dubbio è che la siccità di Palermo e, in generale della Sicilia, stia in realtà diventando l’alibi per organizzare una bella ‘scorpacciata’ di appalti pubblici, magari per realizzare i dissalatori. Non si spiega altrimenti, come racconta Aldo Penna, la recita a soggetto sull’acqua di Scillato con l’AMAP e il Comune di Palermo che ‘babbiano’… 

Crisi idrica a Palermo. C’è una voce che chiama in causa l’AMAP, l’Azienda del Comune che gestisce il servizio idrico. Lo fa Aldo Penna, candidato nel Movimento 5 Stelle nel collegio Palermo 1 della Camera dei deputati.

Sulla propria pagina facebook Aldo Penna scrive:

“Crisi idrica e incapacità – Mentre si preannuncia un razionamento dell’approvvigionamento idrico di Palermo, si sorvola sulle grandi manchevolezze dell’AMAP.

SCILLATO. L’Amap ha lasciato che le riserve idriche strategiche degli invasi si assottigliassero prelevando acqua con grandi costi delle pompe di tiraggio mentre finivano in mare acque che avrebbero coperto quasi metà del fabbisogno.

SCILLATO DUE. Abituati ad accusare i ritardi altrui senza riflettere sui propri, i vertici AMAP affermano che i ritardi nel rifacimento completo (una condotta volante recupera da poco più di un anno una parte delle acque) della condotta crollata per una frana 5 anni è attribuibile alla Regione Sicilia, dimenticando che esistono i cosiddetti prefinanziamenti che un’azienda come l’AMAP otterrebbe facilmente.

Emergenza. Si invoca sempre l’emergenza quando si è incapaci di attivare le procedure ordinarie. Sul finire dell’800 l’intero acquedotto di Scillato fu completato in pochi anni. L’AMAP per ripararne un piccolo pezzo ha lasciato correre inutilmente 5 lunghissimi anni”.

Aldo Penna tocca uno dei punti nevralgici della grande sete di Palermo. Lo fa riesumando una storia sulle quale I Nuovi Vespri ha più volte puntato i riflettori.

La storia è lunga. E inizia nel 2002, quando un terremoto provoca una frana, compromettendo la condotta che, da Scillato, porta l’acqua a Palermo. La vicenda la racconta Marta Genova su Sud Giornalismo d’inchiesta in un articolo del luglio 2014:

“A causa dell’evento sismico del settembre 2002, su alcuni versanti in territorio di Ceda e Termini Imerese (contrade Burgitabus e Scacciapidocchi) si sono manifestati eventi franosi che hanno interessato la condotta del nuovo Scillato compromettendone la stabilità e causandone la rottura in vari punti con conseguente interruzione totale del funzionamento”. (QUI IN TESTO INTEGRALE DELL’ARTICOLO).

Per la cronaca, quando viene scritto questo articolo erano passati già dodici anni. Per dodici anni, per la rottura della condotta che avrebbe potuto essere riparata in qualche settimana, 600 litri di acqua al secondo – acqua di ottima qualità! – sono finiti in mare!

Quando Sud Giornalismo d’inchiesta pubblica l’articolo si aspettava il finanziamento del progetto per riparare la condotta. Dopo dodici anni!

Già allora – ribadiamo: si era nel luglio del 2014 – la pubblica amministrazione siciliana aveva speso 15 milioni di euro per fare arrivare a Palermo l’acqua della diga di Rosamarina: denaro speso, in gran parte, per il consumo di energia elettrica.

Sprechi su sprechi: perché l’acqua di Scillato arriva a Palermo gravitazionalmente: quindi senza consumo di energia elettrica. Qualcuno un giorno verrà chiamato a pagare per questo consumo di energia elettrica caricato sulle spalle degli ignari cittadini?

Questa è la Sicilia, questa è la Regione siciliana fino al 2008 amministrata dal centrodestra e poi, dal 2008 al novembre dello scorso anno, amministrata dal centrosinistra. E oggi amminitrata di nuovo dal centrodestra.

Questo è il Comune di Palermo, amministrato dal 2001 al 2011 dal centrodestra (sindaco Diego Cammarata) e dal 2012 ad oggi dal centrosinistra (sindaco Leoluca Orlando).

Nel dicembre del 2016, davanti alla prospettiva di un razionamento dell’acqua, interviene la CGIL di Palermo. Che denuncia l’assurdità che va in scena nel capoluogo dell’Isola. La storia è sempre la stessa: la condotta è sfasciata, la riparazione non è stata eseguita e 600 litri di acqua di Scillato al secondo finiscono in mare.

Noi ci occupiamo della vicenda con un articolo (COME POTETE LEGGERE QUI).

Un anno prima dell’intervento della CGIL di Palermo due senatori eletti in Sicilia – Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino – hanno presentato un’interrogazione al Governo nazionale chiedendo conto e ragione di questa incredibile vicenda (interrogazione che ricostruisce questa storia sin dall’inizio e che potete legge in calce a questo articolo).

Nel 2011, come potete legge nell’interrogazione, c’è stato anche un infortunio del quale non si conoscono ancora le conseguenze.

Siamo arrivati ai giorni nostri. L’AMAP ha effettuato l’intervento. Recuperando, però, solo una parte dell’acqua di Scillato: una parte di tale acqua, infatti, finisce ancora in mare!

Perché la riparazione è stata fatta solo in parte? Il Comune di Palermo chiama in causa la Regione, ma come osserva Aldo Penna, “dimenticando che esistono i cosiddetti prefinanziamenti che un’azienda come l’AMAP otterrebbe facilmente”.

Cosa c’è sotto questa storia? Lo ipotizza Aldo Penna sempre su facebook:

“Nel 2002 il neo commissario all’emergenza idrica Cuffaro (Totò Cuffaro, allora presidente della Regione siciliana ndr) immaginava decine e decine di dissalatori per dissetare la Sicilia. Nello stesso anno il preside di ingegneria sosteneva, con dati scientifici, che l’acqua in Sicilia c’era e soltanto la cattiva politica e la pessima burocrazia non consentivano di utilizzarla. Improvvisamente nel 2018 ricompare la crisi idrica e sono già pronti progetti e proposte dei dissalatori. Nel frattempo importanti condotte vengono riparate dopo anni (vedi Scillato) le acque dei bacini svuotate in mare per cattiva manutenzione e le perdite delle reti oltrepassano il 50 per cento. Inquietanti somiglianze alla vicenda rifiuti”.

Insomma, il dubbio – che unisce la vecchia politica siciliana di centrodestra e di centrosinistra – è che tutta la vicenda legata alla grande sete della Sicilia sia stata messa in piedi per gestire, magari con le procedure della somma urgenza, una bella ‘scorpacciata’ di appalti pubblici per realizzare i dissalatori…

 

Interrogazione dei senatori Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino

Al Presidente dei Consiglio dei Ministri, al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare;

Premesso che:

nell’ambito del complesso sistema di approvvigionamento idropotabile dell’area metropolitana palermitana, per una popolazione complessiva dell’ordine di un milione di abitanti, una delle principali fonti di approvvigionamento è costituita dalla “Sorgente Scillato” la cui acqua, di eccellenti qualità organolettiche, è prodotta a bassissimo costo in quanto non necessita di alcun trattamento particolare di potabilizzazione;

le infrastrutture di trasporto dell’acqua sono il vecchio canale Scillato costruito a cavallo del XIX e XX secolo, oggi ancora utilizzato, ma in grado di vettoriare quantitativi idrici contenuti, ed il “nuovo acquedotto Scillato” costruito negli anni ’80 a mezzo condotta in acciaio;

a causa di eventi sismici che hanno interessato la Sicilia occidentale, su alcuni versanti in territorio di Cerda e Termini Imerese (si dovrebbe trattare del terremoti del 2002 ndr) si sono manifestati eventi franosi che hanno interessato la condotta del “nuovo acquedotto Scillato” compromettendone la stabilità e causandone la rottura in vari punti con conseguente interruzione totale del funzionamento;

l’AMAP, società controllata del Comune di Palermo che effettua il Servizio Idrico nel Capoluogo, da allora ha effettuato innumerevoli interventi di riparazione finalizzati al ripristino, ancorché precario, del funzionamento dell’infrastruttura con l’intento di continuare ad utilizzare la fonte di approvvigionamento, data la sua importanza strategica nell’equilibrio idrico del bacino di utenza;

l’evoluzione del fronte di frana negli anni ha provocato continue rotture della condotta, la cui fuoriuscita d’acqua è già stata causa di numerosi danni ai terreni (con relative richieste di risarcimento) di compromissione della viabilità limitrofa e soprattutto dell’Autostrada A19 PA-CT;

nel Novembre del 2011, in occasione di una delle tante riparazioni a seguito di rotture, c’è pure stato un infortunio mortale di cui AMAP pagherà a lungo e con conseguenze notevoli per i Componenti del CdA, dei Dirigenti, dei Capi Unità ed anche dei Capi Squadra coinvolti;

tale stato di fatto ha indotto l’AMAP ad astenersi dall’eseguire ulteriori interventi di ripristino, con il conseguente inutilizzo dell’infrastruttura;

l’AMAP e l’ATO idrico di Palermo, il quale regola e controlla il Servizio Idrico Integrato nell’ambito provinciale, hanno avanzato più volte richieste di finanziamento dell’intervento volto alla radicale risoluzione della problematica sulla base di un progetto esecutivo redatto congiuntamente ad ASP S.p.A., richieste alle quali il Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti oggi ed ancora prima l’Agenzia regionale per i rifiuti e le acque non hanno potuto dare seguito in quanto il predetto intervento non era contemplato, al momento della sottoscrizione, tra quelli di Accordo di Programma Quadro per la tutela delle acque e la gestione integrata delle risorse idriche;

considerato che:

la problematica, su iniziativa del Prefetto di Palermo, il quale ha accolto le richieste dell’ATO di Palermo e dell’AMAP, è stata trattata in data 9 aprile 2013 nel corso di apposita riunione convocata dalla Prefettura di Palermo ed alla quale hanno partecipato i soggetti istituzionali a vario titolo interessati alla vicenda, inclusi il Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti ed il Dipartimento regionale di protezione civile;

a seguito della predetta riunione, nel corso della quale sono riemerse ed esaminate tutte le problematiche sopra esposte, il Prefetto di Palermo con nota prot. n. 21455 del 17 aprile 2013 inviata, tra l’altro, all’Assessorato regionale dell’energia e dei servizi di pubblica utilità, ha auspicato l’adozione delle iniziative ritenute a garanzia sia dell’approvvigionamento della popolazione sia a tutela della pubblica e privata incolumità;

l’Assessorato regionale dell’energia e dei servizi di pubblica utilità, con nota prot. n. 21932/2013, rappresentava, che la definitiva risoluzione della problematica si sarebbe potuta ottenere con l’esecuzione delle opere previste nel progetto esecutivo “By-pass nuovo acquedotto Scillato tra le progressive 12.410 e 15.425 ml. (C.de Burgitabus e Scacciapidocchi)”, redatto da APS S.p.A. ed AMAP nel luglio del 2010 già approvato in linea amministrativa dall’ATO di Palermo, dell’importo complessivo di euro 4.880.000,00;

a seguito della succitata nota prot. n. 21932/2013 la Giunta regionale siciliana con deliberazione n. 217 del 27 giugno 2013 determinava l’inserimento ed il conseguente finanziamento nella delibera regionale n. 152 del 21 maggio 2012 (finanziata con delibera CIPE n. 60 del 30 aprile 2012) del progetto “By-pass nuovo acquedotto Scillato tra le progressive 12.410 e 15.425 ml. (C.de Burgitabus e Scacciapidocchi)” dell’importo complessivo di euro 4.880.000,00 (IVA compresa), individuando nel Comune di Palermo il soggetto aggiudicatore dell’intervento;

considerato inoltre che:

ad oggi, dopo oltre due anni dallo stanziamento dei fondi per la realizzazione del By-pass, non risultano ancora iniziati i lavori;

a parere degli interroganti, tale ritardo non è giustificabile vista l’unione d’intenti delle varie istituzioni interessate e la disponibilità delle somme per la realizzazione dell’opera;

si chiede di sapere:

quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di loro competenza ed in raccordo con le amministrazioni interessate, per individuare le cause che hanno bloccato l’inizio dei lavori del “By-pass nuovo acquedotto Scillato tra le progressive 12.410 e 15.425 ml. (C.de Burgitabus e Scacciapidocchi)”, oltre alle eventuali inadempienze degli organi regionali preposti, al fine di rendere possibile la realizzazione di un’infrastruttura che riveste un’importanza strategica nel garantire l’equilibrio idrico nel quadro dell’alimentazione dell’area metropolitana palermitana”.

Foto tratta da forestalinews.it

 

 

 

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