Liberi e Uguali: in Sicilia una lista per quattro amici e sodali di D’Alema & Grasso

27 gennaio 2018

Leggendo i nomi dei possibili candidati di Liberi e Uguali ci si accorge che di libertà, in questa formazione politica, ce n’è veramente poca. Mentre ci sono alcuni soggetti che sembrano essere molto più ‘Uguali’ degli altri, visto che la lista è stata fatta a loro uso e consumo. Bisognerà vedere se gli elettori siciliani saranno ‘felici’ di votarli…

E’ finita come nelle previsioni: una lista fatta su misura per i quattro amici di Massimo D’Alema e Piero Grasso, più una serie di figure di contorno. Tutto già scritto, per Liberi e Uguali che, in barba al nome, di libertà ne ha veramente poca e di uguaglianza ancora di meno!

Tirando le somme, almeno in Sicilia, tutta l’esperienza di Liberi e Uguali si sta riducendo in una caccia disperata a tre quattro poltrone: il tentativo di rieleggere Piero Grasso, di eleggere l’ex segretario della CGIL, Guglielmo Epifani, di eleggere l’ex parlamentare regionale Mariella Maggio e di rieleggere il parlamentare nazionale uscente, Erasmo Palazzotto.

Qualche altro nome potrebbe essere eletto solo se la lista avrà successo: cosa molto improbabile, visto che di nuovo, in questa esperienza politica di Liberi e Uguali in Sicilia, non c’è proprio nulla!

Grasso, Epifani e Mariella Maggio provengono dal PD e non si capisce che cosa avrebbero di ‘alternativo’ allo stesso PD, a parte il disaccordo con Renzi.

Non va meglio Erasmo Palazzotto, eletto cinque anni fa nelle file di SEL con l’accordo con il PD. Oggi Palazzotto fa parte di Sinistra Comune, formazione politica che, a Palermo – dove ha visto la luce – si ritrova ad essere ‘alternativa’ al PD appoggiando l’amministrazione comunale di Leoluca Orlando che ha aderito al PD: una farsa!

Insomma Palazzotto si trova con un piede in Sinistra Comune, ‘alternativa’ al PD, ma alleata di Leoluca Orlando che ha aderito al PD; e con l’altro piede in Liberi e Uguali ‘alternativo al PD…

L’unica cosa politica chiara di questa male affastellata compagnia di Liberi e Uguali è la voglia di acciuffare tre o quattro poltrone parlamentari a Roma. Il resto – tipo la ‘sinistra’, l’alternativa al PD e altro ancora – sono solo chiacchiere!

Se la sinistra siciliana a trazione PD è ormai oltre la frutta, la sommatoria informe di candidati messi su da Piero Grasso nella nostra Isola, a conti fatti, rappresenta l’amaro dopo il caffè.

Se nel PD sta decidendo tutto Renzi, tra polemiche e veleni (ieri il Ministro uscente Andrea Orlando minacciava di non ricandidarsi), in Liberi e Uguali hanno deciso tutto D’Alema, Bersani e Grasso.

Insomma, una sinistra ‘democratica’ e ‘aperta’ ai territori…

Ma chi sono i candidati in Sicilia? La presentazione ufficiale è prevista domenica mattina, a Palermo, al Teatro Santa Cecilia. Ma i nomi già sono quasi tutti noti.

Per la Camera dei deputati il già citato parlamentare uscente, Erasmo Palazzotto, sarà candidato come capolista nel collegio plurinominale (leggere proporzionale) di Palermo città e, contemporaneamente, sarà in lista nell’uninominale a San Lorenzo. Al numero due c’è Ina Pantaleo, conosciuta nel mondo dell’associazionismo. I due – sempre Palazzotto e la Pantaleo – saranno candidati in provincia di Palermo e a Marsala.

Morale: gli elettori stanchi del PD renziano che potrebbero votare per Liberi e Uguali in questi collegi molto ampi, o si ‘mangeranno ‘sta minestra, o si getteranno dalla finestra’…

Nella Sicilia sud occidentale, tra Agrigento, Caltanissetta e Mazara del Vallo, la capolista è Bianca Guzzetta, proveniente da Sinistra Italiana, formazione politica che, in Sicilia, opera in ‘clandestinità’.

Ma il vero ‘capolavoro’ Grasso e D’Alema l’hanno fatto nella Sicilia orientale, dove il capolista, in tutt’e tre i collegi, sarà il già citato ex segretario nazionale della CGIL, Guglielmo Epifani. Cos’ha da spartire Epifani con Catania e, in generale, con la Sicilia? Nulla!

Ma Epifani è stato voluto da D’Alema. Per lui già è stato coniato lo slogan: “Credere, obbedire, votare”. Secondo voi lo voteranno? Boh…

Nel collegio di Messina la seconda in lista dovrebbe andare Maria Flavia Timbro, avvocato, vicina a Bersani. A Catania la numero due dovrebbe essere Marisa Barcellona, docente universitaria. A Siracusa il secondo posto in lista dovrebbe andare a Valentina Borzì.

E Piero Grasso dove si è sistemato? Sarà il capolista al Senato nella Sicilia occidentale e sarà in lista anche nel collegio uninominale di Palermo.

Numero due è la già citata ex parlamentare regionale del PD, Mariella Maggio. Al numero tre c’è il parlamentare nazionale uscente, Fabrizio Bocchino, che cinque anni fa è stato eletto con il Movimento 5 Stelle. Al quarto posto Teresa Monteleone.

Nella Sicilia orientale la capolista è Franca Antoci.

Nei collegi uninominali della Camera si rivede Antonella Monastra, che alle elezioni primarie per il sindaco di Palermo del 2012 si candidò contro Rita Borsellino: dovrebbe essere candidata nel collegio di Palermo centro.

Rosa La Plena dovrebbe andare nel collegio di Bagheria, mentre l’ex consigliere comunale di Palermo, Filippo Occhipinti, potrebbe essere il candidato nel collegio di Palermo sud.

Gabriele Siracusano potrebbe essere il candidato nell’uninominale a Messina.

Gli altri candidati potrebbero essere Giancarlo Ciappo, Lillo Colaleo, Rosetta Noto.

E, ancora, Gaetano Tirrito potrebbe essere il candidato nell’uninominale al Senato a Messina. Ambra Monterosso potrebbe essere candidata a Catania. E ancora Mariella Maggio a Marsala.

Nadia Spallitta, già vice presidente del Consiglio comunale di Palermo, dovrebbe essere la candidata nel collegio di Palermo e Bagheria.

Chi ha deciso di ritirarsi è il senatore uscente, Francesco Campanella. Eletto nel Movimento 5 Stelle, Campanella ha lasciato i grillini illudendosi che, nella vecchia politica, ci sarebbe stato posto per lui. Alla fine ha capito che non è così e ha deciso di ritirarsi con una lettera dai toni per metà crepuscolari e per metà polemici.

Noi riportiamo tutta la lettera, perché alcuni passaggi sono interessanti.

“Ho scelto di non candidarmi. Torno dunque al mio impegno di base, Libero della mia parola e Uguale ai miei compagni di viaggio più sinceri.

Oggi, date le circostanze, mi pare opportuno resistere alle tentazioni dell’ambizione e cercare le modalità più efficaci per essere utile a quel 99% di cui anche io mi sento parte e che da anni fa i conti con la frammentazione a sinistra. Gli italiani migliori, quelli solidali tra loro, operosi e consapevoli, che vogliono cambiare per i molti e di quei molti fanno parte, vogliono camminare insieme e non polverizzarsi in tanti diversi partiti.

Dopo aver passato anni a criticare i Parlamenti di nominati e le leggi elettorali che ne sono la causa, duole vedere replicare quegli stessi comportamenti dalla compagine politica che un po’ ho contribuito a costruire. Né basta a darne ragione l’orrenda legge elettorale con cui andremo a votare.

Liberi e Uguali propone le cose che io penso e si riferisce a persone che la pensano come me: persone che vivono del proprio lavoro e che guardano con preoccupazione al futuro che le élites di tutto il mondo hanno preparato per i nostri giovani. Per uno che ha questo quadro di riferimento, la scelta per Liberi e Uguali è naturale”.

Dopo questo panegirico arriva la parte ‘pepata’:

“Una scelta politica non si basa però solo su ciò che viene proposto, sul programma e sulla visione del paese, ma anche sull’aspettativa che poi la compagine politica si comporti in modo conforme a quella proposta, in particolare chi ne occupa i vertici.

Questo è il punto: il gruppo che oggi controlla Liberi e Uguali è coerente con la sua proposta? È affidabile? In genere si dice sì, fino a prova contraria.

In questi giorni la base in Sicilia, ma anche in Sardegna, in Abruzzo, in Calabria, in Lombardia, ha criticato il criterio che ha regolato le candidature: è parso che si sia determinato un elenco di persone da eleggere a ogni costo e poi in quella direzione ci si sia mossi come carri armati, senza ascolto verso chi si appresta a vivere la campagna elettorale dalla posizione ‘di base’, nei territori.

La base si lamenta? Chiede spiegazioni? Non si risponde al telefono. L’unico modo per farsi ascoltare e rispondere è stato produrre comunicati stampa. E la risposta è stata: siate responsabili non possiamo fare altrimenti. La colpa è dell’altro alleato. Inutile sottolineare che il comportamento del gruppo alla guida è stato omogeneo. Si sono sentiti liberi e si sono comportati ugualmente.

Una considerazione: tra i dirigenti dei gruppi che sembravano parlare un linguaggio politico a me congeniale – il Movimento 5 Stelle, poi L’altra Europa con Tsipras, poi il gruppo di SEL-Sinistra Italiana, poi il gruppo di MDP-Liberi e Uguali – solo gli amici de L’Altra Europa si sono dimostrati coerenti. Fermi, ma coerenti.

Ha ragione Bersani: abbiamo una mucca nel corridoio e non la vediamo. Non la vediamo perché stiamo litigando in cucina, a porte chiuse per non farci sentire dai vicini”.

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