Liste elettorali di centrodestra e centrosinistra: alla fine le donne ne usciranno penalizzate!

13 gennaio 2018

Elezioni politiche del prossimo 4 marzo in Sicilia/ Per motivazioni diverse sia nel centrosinistra, sia nel centrodestra i vecchi ‘marpioni’ della politica (che nella nostra Isola, tranne qualche eccezione, sono tutti maschi) proveranno a penalizzare le donne. Ma incontreranno qualche ostacolo, perché il Rosatellum non consente ai maschi i ‘magheggi’ andati in scena, per esempio, alle elezioni comunali di Palermo 

Ogni tanto qualche autocitazione fa bene, visto che il plagio di se stesso non è reato. Lo scorso 13 giugno abbiamo scritto un articolo commentando il ruolo delle donne candidate al Consiglio comunale di Palermo:

“La doppia preferenza di genere alle elezioni comunali di Palermo? Una grande presa in giro che alcuni candidati uomini hanno utilizzato per sfruttare le donne. Insomma, c’è chi ha costruito dei piccoli ‘Harem’ elettorali per sfruttare i voti portati dalle donne, piuttosto che aiutare una candidata ad entrare in Consiglio comunale”.

In questa frase si sintetizza quello che sta succedendo in queste ore nei due schieramenti della vecchia politica: centrosinistra e, soprattutto, centrodestra. La nuova legge elettorale – il Rosatellum – prevede l’alternanza uomo-donna sia nell’uninominale (per la Sicilia sono disponibili 19 seggi alla Camera dei deputati e 9 seggi al Senato), sia nel plurinominale, o proporzionale (33 seggi alla Camera e 16 seggi al Senato).

QUI UNA PANORAMICA COMPLETA DEI SEGGI DI CAMERA DEI DEPUTATI E SENATO DISPONIBILI PER LA SICILIA 

Direte: qual è il problema? I problemi sono tanti: e il principale problema è che, soprattutto nel centrodestra, le promesse fatte prima delle elezioni regionali riguardano per gli otto-nove decimi gli uomini.

Che significa? Significa che è già difficile ottemperare alle promesse assegnando il 100% delle candidature agli uomini: figuriamoci con una legge elettorale che assegna il 41% delle candidature disponibili circa alle donne!

La legge elettorale prevede che nelle liste ci sia l’alternanza uomo-donna.

I problemi cominciano nel centrosinistra, soprattutto nel PD e tra gli alleati di questo partito. Non che manchino le donne, ma è chiaro che tra i ‘maschietti’ qualcuno resterà fuori.

In questo schieramento la partita si giocherà nel proporzionale, perché dopo tutti i danni prodotti dal passato Governo regionale di Rosario Crocetta non si esclude un tonfo nei collegi uninominali e, in generale, una drastica riduzione degli eletti.

Per provare a risultare eletti bisogna essere candidati in testa alla lista, visto che si tratta di liste bloccate. Il Rosatellum non impone un’alternanza uomo-donna per i capilista: ciò significa che non può essere esclusa una bagarre, con le candidate del centrosinistra che proveranno a non lasciare agli uomini i primi posti in lista.

Tra i nomi delle donne che aspirano a ricandidarsi o a candidarsi nel centrosinistra ci sono le uscenti Magda Culotta, Teresa Piccione, Maria Gaetana Greco, Luisella Albanella, Maria Tindara Gullo e Daniela Cardinale.

Su quest’ultima – che è la figlia dell’ex Ministro Salvatore ‘Totò’ Cardinale da Mussomeli – si è già scatenata una ‘guerra’ perché una parte del PD di Caltanissetta non ne vuole sapere di rivedere tra le candidate, per la terza volta consecutiva, Daniela Cardinale.

Con molta probabilità, si potrebbe arrivare a una rottura. Con il PD tra due fuochi: dentro Daniela Cardinale e probabile disimpegno di tanti dirigenti del PD; fuori Daniela Cardinale con Sicilia Futura (il partito di Cardinale) disimpegnato o impegnato altrove…

In Sicilia, sempre nel centrosinistra, nel 2013, sono state elette anche le senatrici Pamela Orru e Venera Padua.

Sempre nella nostra Isola – e sempre nel centrosinistra – cinque anni è stata ‘paracadutata’ da Roma Flavia Piccoli Nardelli.

Tutte queste donne saranno ricandidate?

Poi ci potrebbe essere una novità: la candidatura dell’ex parlamentare regionale, Valeria Sudano (quest’ultima è l’unica che avrebbe avuto già la garanzia di un posto sicuro grazie ai tanti elettori di Catania e dintorni che la sostengono).

Già i nomi di queste donne, se candidate tutte come capilista nel proporzionale (cosa quasi impossibile) occuperebbero quasi tutti i seggi (e forse qualcuno in più) che il centrosinistra spera di acciuffare in Sicilia.

E gli uomini resteranno a guardare? Ne dubitiamo. Anche perché, lo ribadiamo, i posti non sono tanti e non è nemmeno facile fare previsioni. Tra l’altro, il centrosinistra siciliano a trazione PD avrà due liste alla propria sinistra: Liberi e Uguali di Piero Grasso e Potere al popolo che, ovviamente, toglieranno voti al partito di Renzi.

Non dovrebbero avere problemi, invece – sempre a sinistra – le già citate liste Liberi e Uguali e Potere al popolo: sono due liste nuove e le donne lì troveranno posto in lista senza problemi.

Molto più problematico lo scenario nel centrodestra. In questo schieramento la legge elettorale sulla doppia preferenza di genere, almeno alle lezioni comunali di Palermo, è stata un totale fallimento.

Nella lista di Forza Italia, ad esempio, c’è stato qualche candidato che, come già accennato, si è creato una sorta di ‘harem’ elettorale: con cinque o sei candidate donne che facevano votare per lui e lui che, invece, incamerava i voti di ogni candidata e non faceva votare per nessuna di loro.

(QUI POTETE LEGGERE L’ILLUSTRAZIONE DEL FALLIMENTO DELLA DOPPIA PREFERENZA DI GENERE ALLE ELEZIONI COMUNALI DI PALERMO DELLO SCORSO 5 GIUGNO)

Precisiamo che se alle elezioni comunali, con la doppia preferenza di genere, si può votare un candidato uomo e una candidata donna, tale regola non vale per il Rosatellum di Camera e Senato, che prevede il voto secco per il candidato nell’uninominale e il voto alla lista bloccata che ripropone, di fatto, il Porcellum ‘bocciato’ dalla Corte Costituzionale.

Nel centrodestra siciliano lo scenario è molto problematico. Le promesse fatte in campagna elettorale per le recenti elezioni regionali sono tante. Alcuni candidati – anche di peso – sono andati i lista con l’assicurazione che, se non fossero stati eletti, sarebbero stati candidati alle nazionali.

Due esempi per tutti: Nino Germanà nel Messinese e Giovanni Lo Sciuto nel Trapanese, entrambi non eletti pur avendo ottenuto ottimi risultati elettorali.

Insomma, per dirla in breve, nel centrodestra – che in Sicilia si attende una vittoria – il numero degli aspiranti è di gran lunga maggiore dei seggi disponibili tra uninominale e proporzionale. In questo schieramento politico, fatto di tre o quattro ‘gambe’, il numero dei candidati maschi che ambisce alla ricandidatura o alla candidatura è di gran lunga superiore al numero delle donne.

Nella scorsa legislatura le donne elette in Sicilia nel centrodestra sono state due alla Camera (Stefania Prestigiacomo e Gabriella Giammanco) e la sola Simona Vicari al Senato. Quest’ultima ha seguito il Ministro Angelino Alfano andando ad occupare il posto di vice Ministro nel Governo Renzi.

Non è tornata nel centrodestra alle elezioni comunali e nemmeno alle elezioni regionali. Ciò significa che una sua eventuale candidatura dovrebbe materializzarsi nel centrosinistra.

Direte: ma se, alla fine, le parlamentari uscenti del centrodestra da ‘sistemare’ sono solo due – le citate Stefania Prestigiacomo e Gabriella Giammanco – una soluzione si troverà.

Non è proprio così perché, come già accennato, la nuova legge elettorale prevede l’alternanza uomo-donna.

La condizione ‘ideale’ (si fa per dire), con tutte le richieste di uomini che ci sono nel centrodestra, sarebbe quella di trovare candidate non interessate a risultare elette.

Ma, di solito, chi non è interessato a farsi eleggere, non porta voti: e non è facile capire fino a che punto il centrodestra si potrà permettere candidate di ‘gomma piuma’…

Per non parlare del fatto che bisognerà trovare comunque un equilibrio uomo donna tenendo conto non solo di Forza Italia, ma dei partiti alleati del centrodestra.

Non dimenticando che, in ogni collegio dell’uninominale e del proporzionale, c’è l’alternanza uomo-donna. Ciò significa che le donne elette nel centrodestra potrebbero, anzi dovrebbero essere più di due.

E poi: dov’è sta scritto che, nel centrodestra, i capilista dovranno essere tutti uomini?

Anche da questa parte la partita delle liste è aperta.

 

 

 

 

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