La sanità pubblica siciliana va a rotoli, ma l’intrepido Governo Musumeci pensa alle poltrone di Riscossione Sicilia…

8 gennaio 2018

Mentre nei Pronto Soccorso dell’Isola continua a trionfare il caos (due incidenti provocati da pazienti stanchi di aspettare in due ospedali di Palermo), il Governo Musumeci-Armao, che non ha fatto cenno ai 600 milioni all’anno che Roma scippa alla sanità siciliana, pensa a lottizzare Riscossione Sicilia in vista delle elezioni politiche del 4 marzo

Due notizie apparentemente disgiunte danno invece l’immagine esatta della Sicilia di oggi.

La prima notizia riguarda due ospedali di Palermo: il ‘Cervello’ e il ‘Civico’. Come ormai succede sempre più spesso, i tempi lunghi di attesa nelle aree di Pronto Soccorso generano il nervosismo dei pazienti e dei parenti degli stessi pazienti.

La seconda notizia riguarda le poltrone da spartire nella società regionale Riscossione Sicilia spa.

Ovviamente, la responsabilità di quanto avviene non è dei medici e degli infermieri, che sono le vittime di quello che ormai avviene sempre più spesso. E vittime sono anche i cittadini, ai quali la pubblica amministrazione regionale offre un servizio sanitario carente.

Le carenze, lo ribadiamo ancora una volta, non hanno nulla a che vedere con il personale medico e infermieristico. E’ la Regione che, a partire dal 2009 ad oggi, ha tagliato in modo scriteriato posti letto, reparti e personale.

Questi tagli durante gli anni del Governo di Raffaele Lombardo – assessore alla Salute-sanità Massimo Russo – venivano giustificati dal fatto che la stessa Regione avrebbe attivato la cosiddetta medicina del territorio.

Le strutture di medicina del territorio, in sinergia con i medici di famiglia, avrebbero dovuto filtrare e in buona parte intercettare i pazienti che si recano nei Pronto Soccorso, riducendo la presenza di malati negli stessi Pronto Soccorso.

In realtà, dal 2009 ad oggi, come già ricordato, la Regione ha tagliato posti letto e reparti, ha ridotto il personale medico in servizio, ma non ha mai avviato seriamente la medicina del territorio che, nella stragrande maggioranza dei casi non esiste o esiste solo sulla carta.

Quello che succede è la conseguenza logica delle dissennate scelte amministrative dei Governi Lombardo e Crocetta: i cittadini, avendo l’alternativa delle medicina del territorio, se sta male va al Pronto Soccorso per trovare medici e infermieri sempre più stressati – e spesso sotto numero – perché non sanno dove ricoverare i malati, dal momento che sono stati tagliati reparti e posti letto.

Da qui i pazienti nei corridoi. E’ così ormai da qualche anno: e la situazione peggiora di giorno in giorno.

Direte: sono responsabilità dei Governi regionali del passato. Vero. Il problema è che il Governo di Nello Musumeci che si è insediato con tanto di assessore alla Salute-Sanità non sembra avere alcuna intenzione di cambiare le cose.

I tagli alla sanità siciliana sono stati effettuati per mancanza di soldi. E poiché, sulla carta, la spesa sanitaria in Sicilia non è cambiata, ma è rimasta pari a 9 miliardi e 200 milioni di euro all’anno, c’è evidentemente qualcosa che non torna.

In realtà – cosa che questo blog scrive da tempo – con una parte non certo secondaria dei fondi che dovrebbero servire per gli ospedali della Sicilia la Regione paga una parte delle spese per la SAS (un società regionale di soggetti assunti senza concorso), l’ARPA e non abbiamo capito se una parte o tutte le rate dei mutui della Regione.

Queste cose che noi ribadiamo spesso le ha stigmatizzate nel settembre del 2016 la Corte dei Conti (COME POTETE LEGGERE QUI).

Sarebbe interessante capire a quanto ammontano i fondi della sanità pubblica siciliana utilizzati per pagare queste tre voci (le rate dei mutui per pagare i debiti della Regione ammontano a oltre 350 milioni di euro all’anno: a quanto ammonta la quota scippata alla sanità per pagare mutui che dovrebbe pagare la Regione?).

Dal Governo Musumeci ci aspettavamo una volta: stop al pagamento di queste spese e restituzione di questi fondi alla sanità pubblica siciliana. Ma non ci sembra di aver sentito pronunciare una cosa del genere al presidente Musumeci e all’assessore Ruggero Razza.

Sarebbe anche interessante capire se lo Stato interviene sempre con 2,2 miliardi di euro all’anno alle spese per la sanità siciliana.

Un altro dato certo è che lo Stato – lo prevede la Finanziaria nazionale del 2007 – deve erogare alla Regione siciliana quasi 600 milioni di euro all’anno (IL PERCHE’ L’ABBIAMO RACCONTATO IN QUESTO ARTICOLO).

Quando la scorsa settimana il presidente Musumeci e l’assessore all’Economia, Getano Armao, in conferenza stampa, hanno sciorinato la verità sui conti disastrati della Regione, chissà perché, si sono dimenticati di ricordare che lo Stato, solo di arretrati, deve alla Regione 6 miliardi di euro.

Guarda caso, è la stessa cifra del “disavanzo’ che Musumeci e Armao dicono di avere trovato (in realtà, tale “disavanzo” ammonterebbe a 5 miliardi e 900 milioni di euro).

Il risultato è che, nella sanità pubblica siciliana non solo non c’è alcun cambiamento, ma Musumeci e Armao non hanno fatto nemmeno cenno ai quasi 600 milioni all’anno di euro che Roma scippa alla Sicilia (a cui vanno sommati i già citati 6 miliardi di euro di arretrati).

Va da sé che, con questi 6 miliardi di euro la Sicilia risolverebbe, alla radice, i problemi che oggi pesano sulle spalle di medici, infermieri e cittadini. Ma di questo tema – lo ribadiamo – i nuovo governanti della Regione siciliana non parlano.

Ma se la sanità siciliana prosegue sulla strada dissennata dei Governi regionali precedenti, l’occhio ceruleo del Governo Musumeci si è già posato sulle poltrone del consiglio di amministrazione di Riscossione Sicilia da spartire tra amici & sodali.

La sanità può attendere, le nuove poltrone no: ed è anche logico: tra due mesi si vota per le elezioni politiche nazionali ed è giusto che inizi il valzer delle nomine.

“I grillini sono pericolosi”, ulula Berlusconi. Mentre i suoi compari del centrodestra siciliano sono bravissimi, tra nuove lottizzazioni, stipendi d’oro da ripristinare all’Ars e altro ancora.

Presidente Musumeci: sarebbe questa la Sicilia che dovrebbe diventare “bellissima”?

 

 

 

 

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