Addio alla spiaggia di Eraclea Minoa, ‘inghiottita’ dall’erosione (VIDEO)

24 dicembre 2017

Un video diffuso dall’associazione Mareamico illustra meglio di qualunque descrizione la scomparsa della bianchissima spiaggia di Eraclea Minoa, in provincia di Agrigento. Alla ricerca delle cause dell’erosione delle coste in una Sicilia che è la prima regione italiana anche in questa particolare forma di disastro ambientale. La storia della ‘cementificazione’ delle Fiumare del Messinese. I danni della pesca a strascico alle praterie di Posidona 

Addio alla bianchissima spiaggia di Eraclea Minoa? L’erosione di questo tratto di costa va avanti da anni. Ma oggi – come mostra un video dell’associazione Mareamico di Agrigento (QUI IL VIDEO) – siamo arrivati alla fine. Il mare, ormai, dopo essersi ‘mangiato’ la spiaggia, si sta ‘mangiando’ anche la pineta.

“Il fenomeno dell’erosione costiera ha colpito quasi tutte le spiagge dell’Agrigentino, ma ad Eraclea Minoa ha assunto dimensioni notevoli, provocando un grave arretramento della linea di costa – scrive Mareamico -. Dagli anni ’80 ad oggi abbiamo visto sparire più di 100 metri di spiaggia dorata ed almeno 40 metri di bosco. Ogni nuova mareggiata, non trovando alcuna difesa, fa penetrare il mare sempre più profondamente nell’entroterra. Da anni esiste un progetto di ripascimento, ma rischia di arrivare quando sarà troppo tardi!”.

La Sicilia è, forse, la regione italiana più colpita dall’erosione delle coste, con oltre 300 km spiagge ‘inghiottite’ dal mare. Seguono a ruota la Calabria (oltre 200 km di coste erose), la Puglia (con quasi 130 km di costa scomparsa), la Sardegna (un centinaio di km), il Lazio e la Toscana con meno di 100 km di costa erosa.

L’erosione va calcolata anche rispetto alla lunghezza delle coste. In questo caso la maggiore percentuale di arenili arretrati si ritrova nelle Marche, poi in Basilicata, in Molise e in Calabria.

C’è il danno ambientale, con la scomparsa della costa. Ma anche il danno economico, perché vengono meno le attività turistiche.

Domanda: perché il mare ‘inghiotte’ le coste? C’è una questione generale, che riguarda tutto il pianeta Terra: ovvero le variazioni del livello del mare, risalito di oltre 100 metri negli ultimi 16 mila anni. Insomma, i ghiacciai che si vanno sciogliendo, anche se l’attuale presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, non ci crede.

Il presidente USA avrà pure le sue idee, ma il livello del mare, secondo gli scienziati, si innalza di un millimetro ogni anno. Il riscaldamento della Terra non è un’invenzione.

Ci sono, poi, altre cause legate sempre alle dabbenaggine dell’uomo: per esempio, il ‘cemento ‘selvaggio’ in prossimità dei fiumi e, in generale, dei corsi d’acqua. O le cementificazioni degli argini. O, ancora, il prelievo della ghiaia e della sabbia dai fiumi.

I diboscamenti (o disboscamenti) giocano un ruolo non secondario. Anche se il problema che – almeno in Sicilia – avrebbe giocato un ruolo importante, in negativo, potrebbe essere stata la riduzione del trasporto di sedimenti a mare da parte dei fiumi e dei corsi d’acqua.

In Sicilia, nel corso dell’ultimo cinquantennio, sono state costruite oltre quaranta dighe artificiali: e sono state realizzate sbarrando, a monte, fiumi e corsi d’acqua, che hanno ridotto l’apporto di detriti lungo le coste.

L’assurdità è che buona parte di queste dighe o sono incomplete, o sono prive di manutenzione: cosicché, per evitare pericoli, questi invasi artificiali vengono svuotati. Morale: molte spiagge sono state private dell’apporto di detriti, contribuendo, spesso in modo determinante, alla loro erosione, per non avere, poi, acqua disponibile! (COME POTETE LEGGERE QUI)

Le spiagge, infatti, sono anche la risultante di un equilibrio dinamico tra il mare che, almeno in certi tratti (a seconda delle correnti e degli eventuali sbarramenti che incontra: per esempio i porti), porta via la sabbia e i fiumi che trascinano lungo le coste i detriti, alimentando le stesse spiagge.

Va da sé che, eliminando i secondi (cioè l’apporto di detriti), le spiagge non possono che subire l’erosione e, come è avvenuto ad Eraclea Minoa, si assottigliano fino a scomparire.

Eraclea Minoa, ma non soltanto Eraclea Minoa. Se andiamo indietro nel tempo non possiamo dimenticare le Fiumare del Messinese: fiumi e corsi d’acqua che scendevano dai Nebrodi e dai Peloritani per riversarsi in mare. Negli anni ’70 e nei primi anni ’80 del secolo passato si pensò bene di ‘cementificare’ gli alvei di queste Fiumare.

Opere costate decine e decine di miliardi di vecchie lire che hanno reso ricchi chi ha realizzato queste follie ingegneristiche senza capo, né coda. Una ‘cementificazione’ che, a valle, ha provocato un’erosione delle coste in alcune aree molto accentuata; mentre, a monte, non sono mancati problemi idrogeologici e inondazioni. Danni su danni.

L’erosione ha creato problemi di gestione del territorio costiero. Alla fine degli anni ’70, ad Eraclea Minoa, tra la pineta e il mare, c’erano almeno duecento metri di spiaggia. Ora – come si può osservare nel video di Mareamico – il mare aggredisce gli alberi della pineta!

La stessa cosa è avvenuta alle dune di San Leone, se è vero che, in alcuni tratti, il mare aggredisce gli stabilimenti balneari e la strada!

Ci sono anche problemi di ‘lettura’ del territorio. La legge regionale n. 78 del 1976 ha introdotto l’inedificabilità assoluta entro i 200 metri dalla battigia. Ma ormai, in Sicilia, non si contano più le costruzioni in riva al mare: spesso non perché chi le ha realizzate ha violato la legge, ma perché il mare ha ‘inghiottito’ la costa!

In questo caos c’è anche chi ci ‘marcia’, dicendo di aver costruito oltre i 200 metri dalla battigia: e se oggi non è più così, aggiunge sornione, ha fatto tutto l’erosione della costa… Vai a smontare questa tesi!

Si ipotizza un’altra possibile causa: la presenza di flotte pescherecce che pescano con le reti a strascico: Sciacca e Licata,  provincia di Agrigento, sono due di questi casi. Ma non sono i soli.

La pesca a strascico, se praticata troppo vicino alla costa, potrebbe avere ridotto le praterie di Posidonia, un’erba tipica dei fondali sabbiosi – diffusa nel Mediterraneo – che esercita un’importante azione di protezione delle coste dall’erosione (COME POTETE LEGGERE QUI).

Le reti a strascico, se utilizzate a ridosso della costa, distruggono le praterie di Posidonia: da qui i problemi per altri organismi viventi (per esempio, i ricci di mare, ma non solo) e gli effetti negativi per le coste. Le praterie di Posidonia, infatti, proteggono le spiagge, attenuando gli effetti del moto ondoso, riducendo, così, l’erosione.

Negli anni passati la politica siciliana – che era di certo più attenta di quella attuale – si poneva il problema dell’erosione delle coste. Alla fine degli anni ’80 un convegno nazionale su questo tema, organizzato dall’assessorato regionale al Territorio e Ambiente, creò i presupposti per intervenire a tutela delle coste.

Non sempre gli interventi sono riusciti. All’inizio, nel realizzare i frangiflutti a mare (strutture artificiali posizionate a ridosso delle coste per proteggere spiagge, moli o attracchi dall’erosione provocata dal moto ondoso), si è largheggiato un po’ con i massi (lievitavano i costi e i guadagni per chi li realizzava…).

In alcuni casi, però, l’erosione è stata bloccata.

Non è andata così ad Eraclea Minoa, dove la spiaggia ormai non c’è più.

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