E’ ufficiale: l’Italia mette in vendita i propri beni culturali agli Stati esteri

17 dicembre 2017

Non è una riedizione del celebre film di Totò e Nino Taranto, ma un emendamento del Governo Gentiloni alla legge di Stabilità 2018. Dopo la vendita di un tratto di mare alla Francia l’Italia farà ‘cassa’ vendendo i gioielli di famiglia? La deputata nazionale Claudia Mannino: “Quello che stupisce e preoccupa è la vendita verso altri Paesi! Questo cosa significa? Che su quel bene (pur restando il vincolo monumentale) varranno le regole e le leggi degli altri Paesi?”

Il Governo italiano, su autorizzazione del Parlamento, si accinge a vendere a Paesi esteri beni immobili che verranno, così, sdemanializzati? Non stiamo parlando del celebre film Totòtruffa 62 con il grande Totò e Nino Taranto dove si ‘vende’ Fontana di Trevi, ma della legge di Stabilità nazionale 2018 (leggere Bilancio e Finanziaria dello Stato 2018) in queste ore in discussione a Montecitorio.

A un certo punto si è materializzato il seguente emendamento del Governo Gentiloni:

“Nel caso di cessione diretta di un bene immobile dello Stato ad uno Stato estero l’Agenzia del Demanio è autorizzata a cedere il bene con Decreto del Presidente del Consiglio di Ministri, su proposta del Ministro degli Affari esteri… e dell’Amministrazione che ha in consegna il bene stesso, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze e, nell’ipotesi dell’articolo 55 del decreto legislativo del 22 gennaio del 2004, n. 42 (CHE POTETE LEGGERE QUI) fermo restando quanto ivi previsto, con il Ministro delle Attività culturali e del Turismo. L’adozione del decreto di cui al primo periodo comporta la sdemanializzazione del bene cui si riferisce. Restano comunque ferme le disposizioni del decreto legislativo del 22 gennaio del 2004, n. 42. La stima del valore del bene immobile è effettuata dall’Agenzia del Demanio e il prezzo di cessione non può essere comunque inferiore al valore di stima. I proventi delle cessioni dei predetti beni in corso nell’anno 2017 non ancora concluse, e che si concluderanno entro il 31 marzo del 2018, sono versati all’entrata del Bilancio dello Stato del 2018 per essere riassegnati, con Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, per gli importi effettivamente affluiti nell’entrata del Bilancio dello Stato a fronte delle predette operazioni, allo stato di previsione del Ministero interessato per le esigenze di investimento”.

Nell’emendamento si fa riferimento all’articolo 55 del decreto legislativo del 22 gennaio del 2004, n. 42, che, in effetti, pone una serie di paletti. Anche se – questo va detto per inciso – l’articolo 55 riguarda la cosiddetta “Alienabilità di immobili appartenenti al demanio culturale”.

Gli “immobili appartenenti al demanio culturale”, in lingua italiana, non sono, forse, i beni culturali?

Non è che, per fare ‘cassa’, dopo la vendita di un tratto di mare alla Francia (COME POTETE LEGGERE QUI), muti muti, i nostri governanti, con il consenso del ‘Parlamento di nominati’ ormai alle ultime battute, stanno iniziando a vendere anche i beni culturali del nostro Paese a Stati esteri, come si legge nell’emendamento?

Commenta la parlamentare nazionale eletta in Sicilia, Claudia Mannino:

“L’emendamento in prima istanza non stupisce (anche se incostituzionale: nella Costituzione è scritto chiaramente che il demanio è patrimonio INDISPONIBILE ED INVENDIBILE) poiché la vendita del patrimonio demaniale è già legge da qualche anno. Quello che stupisce e preoccupa è la vendita verso altri Paesi! Questo cosa significa? Che su quel bene (pur restando il vincolo monumentale) varranno le regole e le leggi degli altri Paesi?”.

“E perché ci si preoccupa di dare una destinazione degli incassi solo per le vendite che si concluderanno entro marzo 2018? Il governo ha già qualche bene ben preciso da cedere? A chi? Quale? Altra assurdità è il valore stimato del bene che non può essere solo quello demaniale, ci sono beni che hanno un valore intrinseco, storico, culturale, immateriale incalcolabile!
È una vergogna se passasse e le mobilitazioni davanti alla Corte Costituzionale o dei Diritti dell’uomo non credo mancheranno!”.

 

 

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