Governo Musumeci nelle mani di Renzi e Berlusconi

7 dicembre 2017

In Sicilia, in questo momento, non c’è alternativa alla proroga per continuare a sotterrare i rifiuti nelle discariche. Eppure il Governo nazionale sta facendo passare un fatto amministrativo logico per una ‘concessione’. Ora per il presidente della Regione Nello Musumeci cominciano i ‘guai’: se Gianfranco Miccichè non dovesse essere eletto presidente dell’Ars, Berlusconi e Renzi, sempre più alleati, potrebbero pure bloccare la spesa regionale… 

Sembra che fino a Pasqua i siciliani potranno continuare a depositare i rifiuti nelle discariche. A questa soluzione non c’è alternativa, dal momento che, negli ultimi cinque anni, i Governi nazionale e regionale di centrosinistra, in Sicilia, al di là delle chiacchiere, hanno solo privilegiato i ‘Signori delle discariche’: discariche che nella nostra Isola sono quasi tutte nelle mani dei privati. E pure tale opzione è stata fatta passare come una “concessione” del Governo nazionale, segnatamente del Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti.

Nulla è casuale nel rapporto tra Roma e la Sicilia. Proprio nel giorno in cui Matteo Renzi è giunto in Sicilia – terra che ha ‘bocciato’ ripetutamente lui e il ‘suo’ PD – il presidente della Regione, Nello Musumeci, e l’assessore con delega ai rifiuti, Vincenzo Figuccia, erano a Roma per capire cosa fare in materia di gestione dei rifiuti.

Ribadiamo: nel brevissimo periodo la Sicilia non può fare altro che continuare a sotterrare i rifiuti, evitando, magari, di mettere sotto terra la frazione umida che aumenterebbe l’inquinamento (COME ABBIAMO ILLUSTRATO IERI IN QUESTO ARTICOLO CITANDO UNA LETTERA DI ZERO WASTE SICILIA A MUSUMECI).

L’alternativa potrebbe essere rappresentata dal trasporto dei rifiuti fuori dalla nostra Isola: una follia che, per altro, presuppone un’ingente spesa che la Regione non potrebbe sostenere, visto che le ‘casse’ regionali sono state svuotate dall’ormai ex ‘commissario’ di Renzi in Sicilia, Alessandro Baccei.

Ebbene, come già ricordato, solo dopo il ‘pellegrinaggio’ romano di Musumeci e Figuccia – una sorta di ‘decima’ politica che il Governo siciliano deve pagare a Roma – il Governo nazionale, bontà sua, ha dato il placet per la proroga all’uso delle discariche ormai quasi tutte sature.

Già, Roma. Ma Roma chi? Visto da solo, Renzi appare sempre più debole. Ieri anche Giuliano Pisapia e il suo sgangherato ‘Campo progressista’ hanno salutato il segretario del PD e si sono acquartierati con la lista Liberi e Uguali di Piero Grasso (cioè con Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani, i ‘pupari’ di questa alternativa al PD).

Ma Renzi, benché indebolito, rimane segretario del Partito Democratico. Le liste del PD per le elezioni politiche di marzo le farà lui. Quanto meno sarà lui il regista. Indebolito, quindi: ma alleato di Berlusconi. Ed è con quest’accoppiata che il Governo regionale della Sicilia dovrà trattare fino alla celebrazione delle elezioni politiche nazionali. Poi lo scenario potrebbe cambiare. Ma fino al voto di marzo il Governo Musumeci sarà ostaggio del segretario del PD e dell’ex Cavaliere.

Già dalle prima battute si capisce che il nuovo Governo della Sicilia dipende da Renzi e Berlusconi. La ‘decima’ imposta anche sull’ovvia proroga nell’uso delle discariche è emblematica.

Non solo. Il Governo Musumeci ha già denunciato un ‘buco’ di 5 miliardi di euro. Forse i conti andrebbero fatti meglio. Ma la realtà è tremenda. I danni provocati dal precedente Governo regionale in materia finanziaria peseranno sui siciliani per i prossimi dieci anni o forse più.

Ci saranno nuove tasse e nuove imposte (tanti Comuni dell’Isola che con il turismo non hanno nulla a che spartire stanno introducendo l’Imposta di soggiorno, per non parlare delle grottesche ZTL che – come a Palermo – lungi dal ridurre l’inquinamento dell’aria, lo incrementano, come ha potuto notare ieri lo stesso Renzi in visita nel capoluogo dell’Isola e rimasto intrappolato nel traffico di Piazza XII Vittime). E ci saranno, soprattutto, meno servizi per i siciliani.

In questa fase la Regione siciliana non può nemmeno utilizzare i fondi per istituire i gabinetti della presidenza della Regione e degli assessorati: spesa bloccata dall’assenza del Bilancio consolidato che dovrebbe riunire, in un unico documento, i conti di Regione, enti strumentali e società della stessa Regione.

La sensazione è che il Governo Musumeci dovrà ‘trottare’ al ritmo politico imposto da Renzi e Berlusconi. Ed è probabile che la prima ‘decima’ siciliana che il presidente della Regione dovrà ‘pagare’ è l’elezione del fedelissimo dell’ex Cavaliere in Sicilia, Gianfranco Miccichè, alla presidenza del Parlamento siciliano.

Miccichè è tornato da un passato che sembrava sepolto. E’ stato imposto di forza alla guida di Forza Italia in Sicilia. E adesso – in un modo o nell’altro – dovrebbe essere rieletto alla presidenza dell’Assemblea regionale siciliana.

Avrà i 36 voti che occorrono per essere eletto (anzi, rieletto, visto che Miccichè ha già occupato la poltrona di presidente dell’Ars dal 2006 al 2008)?

Nessuno ha il coraggio di affermarlo, ma se Miccichè dovesse incontrare problemi per la sua rielezione, beh, Berlusconi si potrebbe anche arrabbiare e la Regione siciliana potrebbe restare con la spesa bloccata. I deputati regionali sono ‘democraticamente’ avvertiti…

Tra l’altro, Musumeci, alla fine, qualcosa a Miccichè la deve. La scorsa estate, nei giorni in cui, nel centrodestra siciliano, c’erano ancora dissensi sul suo nome come candidato, il renziano sottosegretario Davide Faraone lanciava la candidatura alla presidenza della Regione del banchiere Gaetano Miccichè, fratello di Gianfranco.

Si sarebbe trattato della materializzazione politica del possibile inciucio tra Renzi e Berlusconi: mossa, questa, che ha convinto tanti esponenti del centrodestra siciliano a trovare in tempi brevi un proprio candidato…

Torna la domanda: Miccichè ha i voti per farsi eleggere presidente dell’Ars? Sulla carta non dovrebbe avere problemi: oltre al centrodestra che sta con lui, tra i suoi sponsor ci dovrebbero essere i deputati che fanno riferimento all’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e un ‘pezzo’ del PD.

Il problema – lo ribadiamo – è anche di Musumeci: perché se Gianfranco dovesse ‘attumbuliare’, Renzi e Berlusconi potrebbero creare problemi al Governo regionale della Sicilia, a partire dalla questione finanziaria…

P.s.

Ah, dimenticavamo: per quello che ci è dato sapere, sembra che Gianfranco Miccichè non risulti molto gradito nel ‘Palazzo’ Reale. Come già ricordato, Miccichè, per due anni, è stato presidente dell’Ars: ma non ha lasciato un buon ricordo. 

Questo, con molta probabilità, è un problema legato al suo carattere: fino a quando coordina Forza Italia, sceglie assessori, capi di gabinetto e ‘sciuscià’ della politica vari, bene o male funziona. Ma quando il potere finisce nelle sue mani – e il presidente dell’Ars gestisce un grande potere – Miccichè si trasforma: indossa la cravatta e comincia a impartire ordini come un ‘caporale di giornata’.

Insomma, secondo noi all’Ars non lo vogliono proprio… 

 

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