Bilancio della Regione siciliana: qualche idea su dove cercare i ‘buchi’

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Bene ha fatto l’attuale Governo regionale a nominare una commissione di esperti per fare chiarezza sui conti del Bilancio regionale. L’importante è che la verità emerga con chiarezza e non finisca in un ‘patteggiamento’ con il centrosinistra per garantire l’elezione a presidente dell’Ars a Gianfranco Miccichè. I punti oscuri della sanità e dei crediti sbrigativamente considerati ‘inesigibili’ e cancellati. Per non parlare dei due ‘Patti scellerati’ 

La prima mossa del nuovo assessore all’Economia, Gaetano Armao, non è sbagliata. L’ex assessore-commissario (di Renzi) ai conti della Sicilia, Alessandro Baccei, ha detto e ribadito che il Bilancio della Regione è in ordine? Bene. Chiamare quattro-cinque esperti e chiedere un loro parere è corretto. Eventualmente, a smentire Baccei non sarà una sola persona, ma saranno quattro-cinque tecnici.

Noi ci permettiamo di segnalare alcune anomalie che abbiamo più volte stigmatizzato da quando questo blog è in rete.

La prima, grande anomalia è rappresentata dalla sanità. Sulla carta, per le strutture sanitarie siciliane, si spendono 9 miliardi e 200 milioni di euro.

Abbiamo già scoperto che non è così, perché il passato Governo di Rosario Crocetta – con atti che sono stati ufficialmente contestati dalla Corte dei Conti per la Sicilia (COME POTETE LEGGERE QUI) – con i soldi che dovrebbero servire per il funzionamento degli ospedali siciliani paga cose che non la sanità dell’Isola non hanno nulla a che spartire: le rate dei mutui della Regione, la società SAS e l’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale).

Di fatto è successo quanto segue: il Governo nazionale ha tagliato i fondi alla Regione e il Governo regionale, invece di contestare i tagli romani, ha preso i soldi scippati da Roma dal Fondo regionale per la sanità, togliendo servizi sanitari ai cittadini siciliani. 

Questo, a nostro modesto avviso, è un fatto grave che spiega, ad esempio, il caos nei Pronto Soccorso della Sicilia. Con i soldi ‘distratti’ dalla sanità siciliana si sarebbero potuti potenziare i Pronto Soccorso e si sarebbe potuto realizzare la medicina del territorio per ridurre l’afflusso dei malati negli stessi Pronto Soccorso.

La cosa più grave, a nostro modesto avviso, è il pagamento delle rate dei mutui della Regione con i fondi della sanità.

Il pagamento dei mutui della Regione, della SAS e dell’ARPA non spiega il disastro della sanità siciliana. Questi esborsi, da soli, non possono giustificare i tagli, ancora in corso, nella sanità della nostra Isola. Ci deve essere, per forza di cose, dell’altro.

Tra questo ‘altro’ sarebbe bene far conoscere ai siciliani quanto costano ogni anno alla Regione i grandi gruppi privati. Ci riferiamo all’ISMETT (ci dicono che costi 104 milioni di euro all’anno: è vero?), al Giglio, al Rizzoli di Bagheria, al Mauceri, all’Humanitas di Catania.

Il primo dato che va reso noto è il costo annuo di queste strutture private. E quanto sono costate fino ad oggi alla Regione. Fino allo scorso anno nemmeno la Commissione Sanità del Parlamento siciliano conosceva il costo di questa strutture sanitarie: cosa, questa, che dà la misura del degrado politico e istituzionale in cui è scivolata l’Assemblea regionale siciliana nella passata legislatura. 

A parte l’ISMETT – struttura sanitaria nata come Centro trapianti e trasformata in un ospedale tutto fare per politici & potenti – non è possibile che i costi di questi grandi gruppi sanitari privati rimangano un fatto nascosto, quasi ‘massonico’…

Anche perché, nonostante la presenza di questi grandi e altisonanti gruppi sanitari nazionali, la cosiddetta ‘migrazione passiva’ dei malati (cioè i malati della Sicilia che si recano in altre Regioni italiane per curarsi), invece di diminuire, è aumentata.

La dimostrazione che questi gruppi non offrono prestazioni sanitarie diverse da quelle che l’ordinaria sanità siciliana offre.

Ma anche la presenza di questi grandi gruppi, sommati agli esborsi per mutui della Regione, SAS e ARPA non spiegano la condizione di sofferenza ormai strutturale della sanità siciliana.

Ci deve essere dell’altro. Cosa? Va fatta chiarezza sulle forniture e sulla spesa farmaceutica, due settori che il centrosinistra, dal 2008 ad oggi, chissà perché, non ha mai toccato.

Dall’analisi di questi dati già si dovrebbe capire tanto. Ma forse non tutto. L’ultimo punto da chiarire, a nostro modesto avviso, è se con ‘magheggi’ di Bilancio – magari avallati da qualche ‘collaborazionista’ della burocrazia regionale – sia stata rivista, magari al ribasso, la quota di partecipazione alla spesa della sanità siciliana da parte dello Stato.

Contrariamente a quanto si crede, lo Stato non partecipa alla spesa sanitaria della Regione con circa il 50%. Insomma, dei 9,2 miliardi di spesa sanitaria (ammesso che la cifra sia ancora questa) Roma non eroga il 50%, ma meno della metà di questa somma.

Questo perché nel calcolo del 50% di risorse approntate dallo Stato viene calcolata l’IRAP che è pagata dalle imprese siciliane.

A conti fatti, lo Stato, per la sanità siciliana, appronta solo 2,2 miliardi e mezzo di euro all’anno. Ma li appronta? E’ quanto ci chiediamo, soprattutto alla luce della crisi in cui versa la sanità pubblica siciliana.

Ma non c’è solo la sanità. Un capitolo da riaprire è quello dei crediti vantati dalla Regione che il Governo di centrosinistra e la burocrazia regionale che gli ha retto il gioco hanno cancellato considerandoli un po’ troppo sbrigativamente crediti inesigibili.

Con molta probabilità, una parte di tali crediti inesigibili lo erano per davvero. Ma erano tutti inesigibili? E se erano inesigibili perché, nel riconteggio, non è stato applicato, alla lettera, quanto previsto, proprio su tale punto, dal Decreto legislativo n. 118 del 2011, con riferimento all’accertamento effettivo della natura di tali crediti?

Ricordiamo che, sulla cancellazione dei crediti non sono mancati i rilievi e le polemiche, come potete leggere negli approfondimenti che trovate allegati alla fine di questo articolo.

Non siamo dei tecnici. Ma non possiamo non ricordare che, proprio quest’anno, per la prima volta nella storia dell’Autonomia siciliana, la Corte dei Conti per la Sicilia prima non ha ‘parificato’ il Bilancio regionale 2017 chiedendo chiarimenti; poi la ‘parifica’ è arrivata: ma molto sofferta e contestata, con un ricorso, dalla stessa Procura generale della Corte dei Conti (COME POTETE LEGGERE QUI  e COME POTETE LEGGERE ANCHE QUI).

Ora, se i giudici della Corte dei Conti – che il Bilancio della Regione lo conoscono alla perfezione – hanno contestato i ‘numeri’ del Bilancio regionale 2017 qualche problema ci sarà (a differenza della Commissione Sanità dell’Ars, che negli ultimi due anni non è stata in grado di ‘sapere’ quanti fondi regionali finivano nelle ‘casse’ dei gruppi privati, alla magistratura contabile le ‘carte’ debbono essere consegnate tutte).

Un altro elemento importante – che forse dovrebbe essere reso noto dalla presidenza della Regione – è il numero dei soggetti che dipendono dalla spesa regionale che, al dicembre di quest’anno, non sono stati pagati, o sono stati pagati sono in parte.

Non dovrebbe mancare, poi – sempre a nostro modesto avviso – il conteggio esatto su quanto sono costati ai siciliani i due ‘Patti scellerati’ che l’ex presidente Crocetta ha firmato con il Governo Renzi nel giugno del 2014 e nel giugno del 2016.

Ci rendiamo conto che fare chiarezza sui conti significherà sputtanare il centrosinistra che, per nove anni, ha governato la Regione. Quel centrosinistra che, adesso, sottobanco, dovrebbe almeno in parte sostenere e votare Gianfranco Miccichè alla presidenza dell’Assemblea regionale siciliana.

Ci auguriamo che questa scadenza non rientri in un possibile ‘patteggiamento’ tra il nuovo Governo e il centrosinistra per nascondere la verità sui conti della Regione ai siciliani. E pazienza se Berlusconi, che a Roma è già alleato di Renzi e del suo PD, ci resterà male. Ce ne faremo una ragione.

Da leggere sempre sullo stesso argomento:

Corte dei Conti Sicilia: 6.9 miliardi di crediti cancellati, un macigno sui Siciliani

 

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