La Regione siciliana dopo la vittoria di Musumeci? Una preda di guerra!

27 novembre 2017

Da quando sono cominciate le trattative per dare vita al nuovo Governo regionale non una sola parola, da parte dei vincitori, è stata spesa per parlare della disoccupazione, della sanità, dei servizi, dell’istruzione e via continuando. Si parlò solo di poltrone. E i come recuperare gli ingenti capitali ‘investiti’ per farsi eleggere 

La Regione non è una preda di guerra, le istituzioni non sono un bottino da spartirsi tra soldati avvinazzati alla fine di un saccheggio cruento e crudele. Eppure i vincitori delle elezioni regionali si comportano proprio come truppe mercenarie che abbiano conquistato una città.

La scena politica siciliana assomiglia a un bivacco notturno di manipoli che tra, insulti reciproci, atti di forza, braverie, ricatti e accuse, rivendicano a sé e alla propria fazione una parte del bottino. Si pesano assessorati, posti di questore, di presidente e vicepresidente dell’Assemblea regionale e delle Commissioni parlamentari come fossero candelabri, pissidi e ostensori sottratti sacrilegamente in una chiesa saccheggiata e appannaggio dei centurioni.

Nessuno che abbia fretta di mettersi al lavoro. Nessuno che si ponga la domanda di quale sia la cosa migliore e più appropriata da fare per risolvere i problemi della disoccupazione, della sanità, dei servizi, dell’istruzione e via continuando. Nessuno va a cercare e proporre manager competenti e capaci da mettere ai posti vitali per il progresso della Sicilia. Ognuno vuole assicurarsi per sé il “ritorno” dei suoi “investimenti elettorali”, talvolta assai cospicui, battagliando come una comare nel tentativo di “appostarsi” nel modo più redditizio.

Ognuno ovviamente gabellerà i suoi sforzi come la doverosa necessità di assicurarsi il rispetto da parte degli altri membri della coalizione e questo sarà il messaggio che i vari paraculo della maggioranza veicoleranno attraverso la stampa di regime che lo farà suo.

Eppure basta niente per capire come veramente stanno le cose. Un esempio lampante e chiaro. Nel Vittoriese, cuore pulsante dell’ortofrutta isolana, una vera e propria calamità naturale si è abbattuta sulle serre, quelle stesse serre che tutti i politici, da Musumeci (che, tra un alalà di scherani ci ha pure zappato in trench, ma che in realtà c’era andato per pescare) a Salvini hanno visitato compiaciuti. Sono passati 15 giorni e di tutti questi politicanti d’accatto, mentitori e traditori, non si è visto nessuno. Peggio per chi li ha votati.

Foto tratta da gliasinirivista.org

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