Intervista a Franco Piro: da Piero Grasso a Baccei, passando per Crocetta. Fino a Musumeci e ai grillini

29 ottobre 2017

Ieri Franco Piro ha scritto su facebook un post sul presidente del Senato, Piero Grasso: “Non avverte egli il fastidio di essersi aggiunto alla lunghissima lista di parlamentari che hanno cambiato casacca in corso di legislatura, senza pagare dazio?”. A questo punto un’intervista ci è sembrata quanto mai opportuna. Per affrontare tanti temi a ruota libera

Di solito osserva, ascolta, legge, considera, annuisce. In silenzio. Non ama molto intervenire e parlare, insomma. Però ogni tanto, quando proprio giunge al limite della sopportazione, qualche nota su facebook la scrive. Della serie: “Ma come si fa a non intervenire davanti a certe prese di posizione?”. Non sappiamo se Franco Piro, storico dirigente della sinistra siciliana, già deputato regionale, già assessore al Bilancio della Sicilia, già parlamentare nazionale, oggi nel PD, si confronti, ogni tanto, con le letture evangeliche. Ma siamo quasi certi che non sopporterebbe scribi e farisei…

Anche in politica, si sa, i ‘legalisti’ sono spesso professionisti dell’ipocrisia. Non c’è solo l’antimafia di maniera, di cui è piena la Sicilia degli ultimi anni, ovvero la ‘legalità’ fatta di parole per nascondere l’affarismo nei fatti. Ci sono anche gli atteggiamenti: l’atteggiarsi a chissà che, a chissà cosa, per auto-celebrarsi e presentarsi come puri. Ma spesso l’apparenza inganna, perché la sostanza è altra.

Piro ha già pescato Claudio Fava lo scorso 28 settembre:

“Ho letto un rutilante mega-cartellone pubblicitario di Claudio Fava: ‘Scandalosamente coerente’. Leggo sul sito della Camera che in questa legislatura Claudio Fava ha cambiato per sette volte gruppo parlamentare”. Difficile immaginare una stoccata più mirata di così in poche righe.

Ieri Piro si è cimentato in un altro post su facebook. Obiettivo: il presidente del Senato Piero Grasso: 

“Il passaggio del senatore Grasso dal gruppo del PD al gruppo misto, induce a delle riflessioni politiche, ma suscita anche delle domande.

1) Chi, come me, pensava che Grasso fosse al gruppo misto fin dal giorno della sua elezione, visto che il rispetto delle istituzioni vorrebbe che la seconda carica dello stato fosse senza appartenenza partitica?

2) Grasso finge di non sapere che, senza la fiducia, la riforma elettorale non sarebbe passata mai? Era questo il risultato da preferire?

3) Grasso finge di non sapere che erano state avanzate molte decine di richieste di voti segreti? Era preferibile che i senatori nascondessero il proprio pensiero ed il proprio voto, giusto sulla delicata materia elettorale?

4) Non sarebbe stata molto più credibile e seria la presa di posizione di Grasso se accompagnata dalle dimissioni da Presidente del Senato, carica per la quale era stato designato e votato dal PD? Così, giusto per rispetto della istituzione che rappresenta?”.

La conclusione è al vetriolo:

“Non avverte egli il fastidio di essersi aggiunto alla lunghissima lista di parlamentari che hanno cambiato casacca in corso di legislatura, senza pagare dazio?”.

Quale occasione migliore, a questo punto, per scambiare quattro chiacchiere con Franco Piro?

Allora, Piro: non è che, con questa mossa a effetto, Piero Grasso sta provando ad accreditarsi con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella? Chissà, qualche incarico futuro…

“Non credo”.

E allora sta cercando sponde con articolo 1 MDP? Se non ricordiamo male, diventa parlamentare nazionale con Bersani segretario nazionale del PD…

“Sì, ricordo. Grasso è stato eletto al Parlamento nazionale senza passare dalle primarie. E’ possibile che si posizionerà con Articolo 1 MDP”.

Per fare il leader di questa formazione politica?

“Questo non lo so. Non mi sembra che Grasso sia stato sperimentato come leader. Non so che dimensione politica possa avere. E’ diventato presidente del Senato senza aver fatto prima la gavetta. Insomma, non lo vedo come leader politico”.

Da presidente del Senato, alla fine, anche in occasione della legge elettorale, ha avallato la linea del Governo.

“Oggettivamente non è dipeso da lui. Se non mi sbaglio, si sono materializzate circa cinquanta richieste di voto segreto. Ora, come si fa ad approvare una legge elettorale con il voto segreto? Tra l’altro, lo sapevano tutti che questa benedetta legge elettorale si poteva approvare solo così”.

E adesso?

“Adesso per Camera e Senato ci sono sistemi omogenei”.

Non vede profili di incostituzionalità?

“No. Sono state seguite le indicazioni della Corte Costituzionale”.

Non alla lettera, volendo…

“A me, piuttosto che la ricerca di profili di incostituzionalità, fa un certo effetto l’atteggiamento dei grillini, che vorrebbero governare l’Italia con il 25% dei voti, senza coalizioni. Che male c’è a dare vita a coalizioni? Fa parte della democrazia, no?”.

Certo, i grillini non vogliono le coalizioni. Ma non è che, per Renzi, sarà semplice dare vita a una coalizione…

“Su questo convengo: Renzi avrà difficoltà a costituire una coalizione vincente. Ma va da sé che ci dovrà provare”.

Con chi?

“C’è il campo progressista di Giuliano Pisapia, ci sono i Radicali, i Socialisti e altri movimenti”.

E Bersani?

“Certo, c’è anche Bersani”.

E la scissione?

“La scissione è già il passato. Ora ci sono il presente e il futuro. Avete idea di quante cose succederanno da qui alle elezioni politiche nazionali?”.

Che succederà?

“Di tutto. Fino ad ora le forze politiche del nostro Paese hanno avuto un alibi formidabile per giustificare l’immobilismo: la mancanza di una legge elettorale. Ora la nuova legge elettorale c’è. Bella o brutta che sia c’è: e tutte le forze politiche dovranno fare i conti con questa nuova realtà”.

Lei non vede all’orizzonte un accordo tra Renzi e Berlusconi? In fondo, il Rosatellum – la nuova legge elettorale – è il frutto di tale accordo…

“Non vedo, a breve, alcun accordo politico tra Renzi e Berlusconi. O, almeno, non lo vedo prima delle elezioni politiche. Semmai dopo il passaggio elettorale, nel caso in cui si dovesse determinare una prospettiva di ingovernabilità, si potrebbe profilare l’esigenza di una grande coalizione. Anche se con questa legge elettorale non credo che tale scenario si materializzerà”.

In che senso?

“Leggo, leggiamo sui giornali che nel Nord Berlusconi e Lega – più la Lega di Salvini che Berlusconi, in verità – faranno il pieno di seggi nell’uninominale. Quindi…”.

Passiamo alla Sicilia. Come vede la candidatura di Fabrizio Micari?

“Micari sta facendo una buona campagna elettorale. Ma non può certo essere lui a risolvere i problemi del centrosinistra siciliano. Problemi che sono cominciati con il Governo regionale di Raffaele Lombardo”.

Si riferisce a quando Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia hanno imposto al PD siciliano l’alleanza al Governo con Raffaele Lombardo. 

“Per l’appunto. In tanti, nel partito, eravamo contrari a tale accordo. Ricordo che abbiamo raccolto oltre cinquemila firme per celebrare il referendum. Con il referendum iscritti e militanti del PD siciliano si sarebbero dovuti pronunciare sulla partecipazione o meno del partito al Governo regionale di Raffaele Lombardo”.

Ricordiamo: il referendum del Partito Democratico della Sicilia venne bloccato da Roma.

“Venne bloccato dal cosiddetto ‘Patto dell’orata’, quando Massimo D’Alema celebrò come positiva l’esperienza di Raffaele Lombardo. Barsani, che allora era il segretario nazionale del PD, bloccò il referendum del PD siciliano”.

Bersani e D’Alema oggi sono fuori dal PD…

“Eh già,la ruota gira. Poi sono arrivate le elezioni regionali siciliane del 2012. E il centrodestra, che in Sicilia sfiorava la maggioranza assoluta, si è diviso. E ha vinto Rosario Crocetta”

Sulla candidatura di Rosario Crocetta non tutto il PD siciliano era d’accordo.

“Infatti. Il dibattito è stato lungo. Poi è successo quello che è successo. E’ cominciata la fase del governismo. Fino a quando il PD si è legato, mani e piedi, al Governo Crocetta. E siamo ai nostri giorni”.

Giorni non belli, soprattutto dal punto di vista finanziario.

“Credo di essere stato tra i primi a criticare le scelte economiche e finanziarie del Governo Crocetta”.

Confermiamo: Piro è stato il primo, nell’estate del 2014, a denunciare gli effetti perversi del primo ‘Patto scellerato’ tra Renzi e Crocetta, che è del giugno di quell’anno. Però c’è anche il seguito. Qual è il suo giudizio, oggi? 

“Se debbo esprimere un giudizio complessivo, dico che non tutto quello che è stato fatto in questi anni, in materia di Bilancio della Regione, è da buttare via. Alcune cose positive ci sono. Detto questo, io non avrei mai riconfermato Alessandro Baccei alla guida dell’assessorato all’Economia”.

Cosa che invece ha fatto il candidato alla presidenza della Regione, Fabrizio Micari. Perché lei non l’avrebbe riconfermato?

“Per una questione politica. Perché Baccei, sin dal primo momento, è stato imposto come una sorta di commissario in Sicilia. E questo non è politicamente tollerabile”.

E sull’operato dell’assessore Baccei? Ci riferiamo, ad esempio, all’accordo su IRPEF e IVA.

“Allora. Se l’accordo fosse stato presentato come un passaggio verso una futura revisione di tale problematica, nel rispetto delle aspettative della Regione siciliana, non avrei avuto nulla da dire. Del resto, sono state riviste e aggiornate norme di attuazione dello Statuto che risalgono al 1965. Il Il mio timore è che un fatto che dovrebbe essere contingente – parlo dei sette decimi di entrate riconosciute alla Regione Sicilia – da rivedere, possa diventare definitivo. E questo è inaccettabile, perché in questo modo, lo ribadisco, si finisce con il disattendere le giuste istanze della Sicilia”.

I dirigenti del PD siciliano, in alcuni manifesti elettorali, scrivono che il Bilancio della Regione siciliana sarebbe stato risanato.

“Io parlerei di Bilancio stabilizzato, non risanato. Via, una certezza nelle entrate c’è. Il risanamento del Bilancio si fa cambiando le politiche economiche e finanziarie di Bilancio. Non ci può essere risanamento dei conti senza un cambiamento strutturale delle stesse politiche di Bilancio”.

Infatti: sono in pochi a parlare dei tagli agli ospedali pubblici per pagare, con i fondi della sanità, spese che nulla hanno a che vedere con la sanità siciliana: la SAS, l’ARPA, i mutui…

“Sulla SAS, tutto sommato, l’imputazione delle spese per il pagamento dei dipendenti di questa società regionale è corretto, visto che operano nella stessa sanità. Sui mutui il discorso è diverso. Pagare con i fondi della sanità le rate dei mutui contratti dalla Regione è fuori luogo”.

Eppure questa storia dei mutui è passata in cavalleria.

“Sì, un caso di cavalleria rusticana”.

Ultimissima domanda: chi vincerà le elezioni?

“Credo che Nello Musumeci sia in vantaggio. Anche se…”.

Anche se?

“Allora. Musumeci ha un grande vantaggio: cinque liste in suo sostegno, circa trecento candidati che corrono e lavorano per lui. Però ho la sensazione che i grillini abbiano il vento in poppa. Insomma: non mi sembra una partita chiusa”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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