“Impresentabili”: l’Antimafia getta la spugna. Resta la lezione di Paolo Borsellino

14 ottobre 2017

L’organismo parlamentare guidato da Rosy Bindi dice che non c’è tempo per controllare le liste.  Mentre Giancarlo Cancelleri non molla la presa anche se cancella due nomi per i quali mancano prove giudiziarie. Ma a parte questi due casi, in Sicilia servono i magistrati per capire chi è indegno di fare politica? Chi ricorda le parole di uno dei più grandi eroi della storia siciliana? Le ha pronunciate nel 1989, tre anni prima del suo assassinio

Nessuno ci credeva più di tanto. E, infatti, la ‘promessa’ della Commissione Nazionale Antimafia che aveva annunciato un controllo sulle liste dei candidati per le prossime regionali, si è rivelata campata in aria. Praticamente, l’organismo parlamentare guidato da Rosy Bindi, ha gettato la spugna:

“Risultano troppo brevi i tempi a disposizione degli uffici competenti per svolgere i controlli sul rispetto delle condizioni di candidabilità previste dalla cosiddetta legge Severino, che in Sicilia è peraltro alla sua prima applicazione”. E’ quanto si legge in una nota della Commissione  Antimafia, che ieri si è  riunita a Palermo.

Di chi è la colpa? “Anche in questa occasione – continua la nota – si registra l’inadeguatezza delle banche dati giudiziarie e la difficoltà di acquisire i certificati penali dei candidati per verificare le autocertificazioni”.

E perché non hanno cominciato prima il lavoro? Possibile che abbiano scoperto solo ieri l’inadeguatezza delle banche dati e altre difficoltà?

A dire il vero, sulla concretezza delle azioni della Commissione Antimafia, in questo come in altri casi, non sono mai mancati dubbi. Chi può dimenticare in Sicilia l’atteggi amento iniziale di Rosy Bindi (e dello stesso Claudio Fava) sul caso Saguto, l’ex presidente delle misure di prevenzione del Tribunale di Palermo? Si mostrava scettica verso chi denunciava un sistema fatto di favoritismi, nepotismi e incarichi in conflitto di interessi. Le indagini hanno dimostrato che avrebbe dovuto prestare più attenzione a chi tentava di scoperchiare quel vaso di Pandora.

Tornando ai nostri giorni, in buona sostanza, mentre i candidati governatore dei principali schieramenti, pur di raccattare voti, chiudono gli occhi su personaggi ambigui nelle liste e mentre la Bindi dichiara la resa, resta ai siciliani il compito di liberarsi dei personaggi che ancora vogliono campare sulle spalle dei cittadini nonostante condanne, processi in corso e chiari segnali di inadeguatezza rispetto a ruoli istituzionali.

Non molla la presa, di certo, Giancarlo Cancelleri, candidato dei 5 Stelle alla Presidenza della Regione siciliana:

“Musumeci non avrebbe dovuto invitare le liste ma avrebbe dovuto obbligare i partiti che lo sostengono a non candidare queste persone. Sta dimostrando di essere stato come Ponzio Pilato: si è lavato le mani davanti alla possibilità di prendere dei voti e sta considerando i voti degli impresentabili come i soldi che non puzzano, che da qualunque parte vengono vanno bene. Questo è un insulto a tutti siciliani che combattono il malaffare”.

“Nell’elenco che ho consegnato alla presidente della Commissione Antimafia,- aggiunge Cancelleri- non ho avuto tempo di aggiungere l’ultimo nome impresentabile, quello dell’ex sindaco di Milazzo che per effetto della Severino se venisse eletto sarà sospeso. Un Parlamento di persone che non hanno problemi con la giustizia sta diventando un sogno per la Sicilia”. Il riferimento è a Carmelo Pino che ieri è sato condannato per abuso d’ufficio, in lista con Fratelli d’Italia-Noi con Salvini nel collegio di Messina per le Regionali del 5 novembre. E una notizia fresca di giornata: il sindaco di Prolo Gargallo, Antonello Rizza, candidato con Forza Italia, è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di turbativa d’asta e truffa.

Da aggiungere che Cancelleri ha dovuto escludere due nomi dall’elenco degli impresentabili che ha diffuso. Le denunce pubbliche, per evitare querele, devono avere a sostegno “le carte”, come si suol dire. Ma davvero un siciliano ha bisogno delle carte per sapere chi esercita il suo ruolo nel nome dell’interesse pubblico o per altro tipo di interessi?

In generale, basta poco di buon senso per rendersi conto di chi è o non è degno di ricoprire un ruolo istituzionale. Sotto questo profilo, l’elenco di Cancelleri è decisamente incompleto.

E tornano quanto mai attuali le parole pronunciata da Paolo Borsellino, nel 1989 a Bassano del Grappa:
“L’equivoco su cui spesso si gioca è questo, si dice: quel politico era vicino a un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con l’organizzazione mafiosa, però la magistratura non l’ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. Eh no! Questo discorso non va perchè la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale. Può dire che ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire che quest’uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, cioè le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, cioè i consigli comunali, o quello che sia, dovevano già trarre le dovute conseguenze da queste vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato, ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica”. Qui sotto potete ascoltarlo:

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