Renato Schifani e il centrosinistra delle Madonie: due casi emblematici di politica senza politica

10 ottobre 2017

Il primo, Renato Schifani, è un esponente di centrodestra. I secondi – gli amministratori dei Comuni de paesi delle Madonie – sono di centrosinistra. Il primo, per la Sicilia, non ha fatto nulla. E quindi, da politico, ha fatto danni. I secondi – i politici delle Madonie – sono più ‘attivi’: hanno partecipato attivamente ai danni prodotti in questi paesi dal Governo nazionale e dal Governo regionale. Insieme si ripropongono per completare l’opera…

Ci sono due fatti di cronaca politica – per la precisione, della miserabile cronaca politico-elettorale di centrodestra e centrosinistra – che meritano un commento. Due vicende apparentemente slegate, ma in realtà legate da un denominatore comune: la politica senza politica e i danni che vorrebbe ancora produrre.

La prima storia riguarda l’ex presidente del Senato, Renato Schifani, la seconda i politici del centrosinistra delle Madonie, zona della Sicilia controllata in modo quasi ‘militare’ da questo schieramento politico.

Cominciamo con Schifani.

Avvocato, è stato eletto per la prima volta al Senato nel 1996 nelle file di Forza Italia. Ventuno anni fa. Voluto dal suo compagno di partito, Enrico la Loggia, in realtà lo ha superato, visto che nel 2008 è stato eletto presidente del Senato ed è rimasto in carica fino al 2013.

Cinque anni fa poteva Forza Italia non fare fare un altro ‘giro’ a Schifani? Giammai! Così, grazie alla legge elettorale per ‘camerieri’ (leggere Porcellum) si è riposizionato a Palazzo Madama per altri cinque anni, questa volta come semplice senatore.

Siamo ai giorni nostri. Nello Musumeci, com’è noto, con la sua candidatura a presidente della Regione, sta riportando alla luce tutto l’armamentario del centrodestra dell’Isola che non si vedeva da anni.

Non solo. Gianfranco Miccichè non solo è ricandidato all’Ars e, in caso di vittoria del centrodestra (cioè di Musumeci) dovrebbe essere eletto, anzi rieletto alla presidenza della Parlamento siciliano.

A questo punto Schifani, che era in uscita, si è detto: ma che è, rientrano tutti, persino Miccichè, e io debbo restare fuori? Non se ne parla nemmeno!

Ed eccolo ad un convegno di Forza Italia. Non è candidato alle elezioni regionali, perché Schifani è stato sempre eletto tra Mattarellum (una legge elettorale maggioritaria dove usufruiva non dei suoi viti, ma della forza del centrodestra, per tanti anni in Sicilia dominante) e Porcellum (la legge elettorale che consente ai ‘capi’ dei partiti di eleggere i propri ‘camerieri’) e non ha certo alle spalle il consenso popolare!

Però a Roma il Parlamento nazionale – grazie al patto di ferro tra Renzi e Berlusconi – sta per approvare una nuova ‘porcata elettorale’: il Rosatellum. In pratica, fregandosene den pronunciamento della Corte Costituzionale, che ha detto esplicitamente che i parlamentari debbono essere scelti dal popolo, PSD e Forza Italia, più la Lega e altre ‘frattaglie’, stanno riproponendo una legge elettorale che prevede l’elezione dei parlamentari ‘camerieri’.

Tra i parlamentari senza voti ci dovrà essere un posto anche per Schifani, che così si farà un altro ‘giro’ a Roma senza avere il consenso popolare.

Siamo arrivati al punto della questione: la politica senza politica e i danni che può ancora produrre. Cos’ha fatto Schifani, per la Sicilia, da quando è in politica? I cavoli propri!

I cavoli propri alla grande. E’ stato, ad esempio, fortissimo nella gestione della GESAP, la società che gestisce i servizi a terra all’aeroporto di Palermo, ‘Falcone-Borsellino’, già Punta Raisi.

Di Schifani ricordiamo anche il periodo che va dal 2008 al 2011, quando i soldi destinati al Sud – capo del Governo era Berlusconi – finivano alle imprese del Centro Nord Italia. Da presidente del Senato non ha detto una sola parola su questo scempio ai danni del Mezzogiorno e della Sicilia.

Insomma, tra GESAP e silenzi sugli scippi ai siciliani, Schifani ha tutti i ‘numeri’ per farsi un’altra legislatura a Roma a spese dei siciliani.

Secondo caso: il disastro economico, sociale e infrastrutturale che lo Stato e la Regione hanno provocate nei paesi delle Madonie, in provincia di Palermo.

Tenete conto che i Comuni delle Madonie sono amministrati dal centrosinistra, l’ex Provincia di Palermo è gestita dal centrosinistra, la Regione è gestita dal centrosinistra e il Governo nazionale è di centrosinistra.

Tutti i drammi economici, sociali e infrastrutturali che hanno colpito i centri delle Madonie hanno una precisa responsabilità politica.

Uno scoppiettante comunicato stampa dà il seguente annuncio:

“Salgono a quattro i sindaci del comprensorio delle Madonie che sosterranno Giuseppe Ferrarello, candidato nella lista ‘Micari Presidente’. Dopo il sindaco di Castelbuono, Mario Cicero e il sindaco di Isnello, Marcello Catanzaro, altri due sindaci delle Madonie sono scesi in campo per sostenere nella scalata verso Palazzo dei Normanni dell’ex sindaco di Gangi. L’annuncio è arrivato sabato sera, da parte del sindaco di Petralia Soprana, Pietro Macaluso, e dal sindaco di Gangi, Francesco Migliazzo, in occasione dell’inaugurazione della segreteria elettorale, di Bivio Madonnuzza a Petralia Soprana. Una manifestazione molto partecipata”.

“Per Giuseppe Ferrarello, che in questi anni ha rappresentato la Città a Rete Madonie-Termini Imerese, che coinvolge 28 Comuni, è un importante riconoscimento per il lavoro svolto nel territorio:

‘Voglio ringraziare Migliazzo e Macaluso. La loro stima, ma anche quella dei tanti amministratori e consiglieri comunali che hanno deciso di scendere al mio fianco, sicuramente è un riconoscimento al lavoro svolto in questi anni, politiche di indirizzo comuni che ci hanno portato a sperimentare nuove leve di policy, come l’ingresso all’interno della Strategia nazionale aree interne (Snai) che sinergicamente permetterà di accedere a fondi strutturali europei, il mio impegno continuerà per rappresentare al meglio il territorio non solo madonita, ma dell’intera provincia di Palermo, l’idea è di esportare ed applicare il modello “Madonie” anche in altre aeree del Palermitano”.

Questo comunicato va letto alla luce di quello che è avvenuto in questi anni nei centri delle Madonie. Quasi tutte le strade sono state abbandonate. Dire che i collegamenti stradali sono diventati pericolosi è un eufemismo. Non sono mancate frane e smottamenti. Se ancora non è successo nulla lo si deve solo a Nostro Signore Iddio.

Ma tutto questo non preoccupa gli abitanti, che continuano a sostenere gli attuali amministratori.

I centri delle Madonie sono problematici. Se c’è una cosa che non deve assolutamente mancare è la sanità pubblica. Ricordiamo che, per tre mesi all’anno, la neve rende problematico, se non impossibile, il collegamento con Palermo.

Ebbene, cos’hanno fatto, insieme il Governo nazionale e il Governo regionale? Hanno smantellato buona parte dell’ospedale pubblico di Petralia Sottana!

Può sembrare incredibile, ma è avvenuto: una zona disagiata è diventata ancora più disagiata.

Ecco un passo di un articolo scritto dal giornale on line Madonie press lo scorso 4 aprile, quando il Governo regionale di Rosario Crocetta (PD), assessore regionale alla Salute-Sanità, Baldo Gucciardi (PD) ha approvato la nuova rete ospedaliera della Sicilia, con la ‘benedizione’ del Governo nazionale:

“… nell’Ospedale di Petralia Sottana, classificato come Ospedale di Zona disagiata, non ci sarà il reparto di ginecologia e ostetricia: posti letto disponibili al 31/12/2015: 6 per Ostetricia e Ginecologia, 3 per Pediatria. Posti letto programmati con la nuova rete ospedaliera: zero per Ostetricia e Ginecologia, zero per Pediatria e, giusto per il gusto di perdere un’altra battaglia: zero sono i posti letto assegnati al reparto ortopedia e traumatologia”.

In un colpo sono i paesi delle Madonie hanno perso il Punti nascita, la Pediatria, Ortoperdia e Traumatologia. La politica siciliana o meglio, il Governo regionale e il Governo nazionale – entrambi a trazione PD – hanno deciso che gli abitanti dei centri delle Madonie sono cittadini di serie B.

Fine dei problemi per la sanità pubblica delle Madonie? No:

“Il reparto di medicina generale – prosegue l’articolo di Madonie press – perde 6 posti letto, passando dai 20 del 2015 ai 16 della nuova programmazione. Si punta tutto su lungodegenza (16 nuovi posti letto) e riabilitazione che passa da 6 a 24 posti letto. L’immagine che viene fuori – conclude il giornale delle Madonie – è brutale per la sua chiarezza: un’ospedale fatto su misura per un territorio senza futuro, destinato solo ad invecchiare e, prima o poi, morire”.

Una sanità per far morire la gente, insomma, non certo per curarla.

Pensate un po’ quanto i cittadini delle Madonie sarebbero ‘felici’ di sapere che, mentre il loro ospedale è stato massacrato, in altre province, dove invece ci sono esponenti del PD che contano, la sanità pubblica o non è stata toccata, o ha subito tagli minimi.

Ebbene, cosa si apprestano a fare i cittadini della Madonie? A votare l’ex sindaco di Gangi, Giuseppe Ferrarello! Cos’ha fatto di buono? Farà arrivare i fondi europei! E con lui Gangi è diventato uno dei più bei borghi d’Italia.

Non vi basta? E la sanità pubblica? E se una donna incinta, d’inverno, con la neve, invece di essersi trasferita a Palermo o in una città con ospedale e Punto nascita è rimasta nel proprio paese e si sente male che fa? Boh!

Questo non è certo un problema dell’ex sindaco di Gangi futuro deputato regionale Ferrarello!

Anzi se proprio lo volete sapere, nel programma di Ferrarello – così come nel programma di Magda Culotta, parlamentare nazionale del PD e sindaco di Pollina, paese delle basse Madonie, c’è proprio il ripristino dei servizi sanitari tagliati!

Il PD, sulle Madonie, ha tolto il Punto nascita, Pediatria, Ortopedia e Traumatologia? Il reparto di Medicina generale è stato massacrato? Lo stesso PD – non importa se in questa vita o nell’altra vita – lo ripristinerà.

Voi, intanto, cittadini delle paesi delle Madonie, continuate a votare per il centrosinistra. Alla presidenza della Regione votate per il rettore dell’università di Palermo, Fabrizio Micari; per l’Ars votare per il centrosinistra: per la precisione, per Ferrarello.

La politica, sulle Madonie, ha una connotazione antropologia che è interessante studiare. In alcuni centri non ci sono maggioranza e opposizione. A Gangi, ad esempio, il sindaco è espresso da un partito unico: candidato unico che vince contro l’astensionismo. La stessa cosa avviene a Caltavuturo. In certe aree madonite la politica è ‘feudale’: la democrazia è sostituita da valori di difficile definizione.

Così, da anni, va avanti la stessa politica. Vanno avanti gli stessi politici. Le stesse facce si alternano. I paesi delle Madonie, invece di andare avanti, vanno indietro. I cittadini madoniti perdono per strada servizi sanitari, strade e altro ancora. Ma non importa.

In fondo che hanno fatto questi del centrosinistra, ‘antropologicamente’ dominanti in queste contrade? Hanno sbaraccato la sanità, hanno abbandonato le strade. Ma c’è ancora tanto da togliere agli abitati dei paesi delle Madonie, c’è ancora da lavorare per rendere il comprensorio delle Madonie “un territorio senza futuro, destinato solo ad invecchiare e, prima o poi, morire…”.

 

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