Elezioni/ Ai giovani: chi non vota si condanna all’emigrazione (o allo sfruttamento)

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E’ ora che anche i giovani si assumano la propria responsabilità: non votare non è una protesta, ma è una forma di complicità con la mala politica che vuole portare alle urne solo i propri clientes. Non votare significa lasciare comodi i privilegiati ed essere costretti a fare le valigie o restare per svendere i propri sogni….

Non c’è alcun dubbio: una pessima classe politica siciliana ha ridotto la nostra regione alla miseria. La Sicilia batte tutti i record negativi, a partire dalla disoccupazione giovanile che è un vero e proprio dramma e che ci porta dritto all’altro primato negativo: la Sicilia è la terra da cui ogni anno emigrano più giovani, per necessità, non per scelta. Chi resta, in tantissimi casi, non ha un destino migliore: deve scontrarsi con un clientelismo talmente radicato da costringere anche chi ha un ottimo curriculum a piegarsi ai voleri del politico di turno che trasforma un diritto in un favore. “Favore” che si traduce un un posto di lavoro che sarà ben al di sotto delle proprie aspirazioni e certamente malpagato.

Non c’è alcun dubbio: di ragioni per essere arrabbiati, o ‘schifiati’ nei confronti della politica siciliana ce ne sono tantissime. Sentimenti comprensibili, ma che, incomprensibilmente, portano tantissimi giovani (e non solo, a dire il vero) a decidere di non votare più: “A che serve, tanto poi fanno quello che vogliono” dicono in tanti.

Questo atteggiamento ha conseguenze devastanti. Ed è ora di ragionarci un po’ su. E’ ora che ognuno di noi, a partire da tutti quelli che sono ‘schifiati’ dalla politica, comincino ad assumersi la responsabilità di quello che fanno, o che non fanno.

Non votare significa lasciare agli altri il diritto di scegliere il futuro della Sicilia. E chi sono questi altri?

Sono quelli che devono dire grazie al politico di turno per quello che hanno e che continueranno a ringraziare con il voto. Abbiamo calcolato che c’è un blocco di circa 800mila persone legate alla spesa pubblica improduttiva della Regione. Significa che c’è un esercito di persone, un esercito assoldato soprattutto nell’era cuffariana, che deve le sue fortune al clientelismo. Che occupa posti di lavoro grazie alla politica. Anche quello che potrebbe essere vostro in base al curriculum.

Queste persone hanno tutto l’interesse di andare a votare e ci andranno. Perché se i loro padrini politici non venissero riconfermati, potrebbero perdere i privilegi acquisiti alla faccia di chi avrebbe i titoli per essere dove sono loro.

Ecco perché dire “io non voto” non solo non ha senso, ma è anche controproducente. Perché è quello che vuole l’attuale sistem: tenervi lontani dalle urne per riempirle con i loro clientes.

Non votare significa chiudere gli occhi dinnanzi a questa realtà. Non è affatto una protesta, al contrario è un gesto reazionario perché perpetua lo status quo. La mala politica vi ringrazierà. La Sicilia no. Perché l’avrete abbandonata ad un pessimo destino.

Come abbiamo già avuto modo di dire deve essere chiaro a tutti che da quando è stato introdotto il suffragio universale, nessuno ha più alibi. In democrazia non esistono cattivi governanti, esistono cattivi elettori. E i cattivi elettori non sono solo quelli che fanno scelte sbagliate andando a votate, ma soprattutto quelli che non vanno a votare. Nessuno è innocente.

Delle due l’una: o ci assumiamo tutti – a partire dai giovani che sono i più penalizzati- la responsabilità di cambiare le cose, o tutti perderemo anche il diritto di lamentarci quando ci accorgeremo che in questa terra non ci sono opportunità.

Le alternative? Ce ne sono tante ed è un alibi affermare che si tratta di ‘piccole’ alternative: i nuovi movimenti, i nuovi volti, saranno piccoli finché a votare andranno solo quelli che hanno interesse a riconfermare la mala politica. I nuovi movimenti, i nuovi volti rappresentano una speranza: quella di staccare la spina ad un sistema marcio, quella di fare pulizia. Non saranno perfetti, ma nessuna casa può essere abbellita se prima non si fa una pulizia radicale.

L’astensionismo, per usare parole crude, non è solo una forma di vigliaccheria ma è anche una forma di complicità con la pessima politica che  ha rovinato la Sicilia. 

Chi tra i giovani non vota, chi non ci prova neanche a cambiare le cose, si condanna all’emigrazione forzata, oppure ad un lavoro sottopagato, magari in nero, magari svendendo la propria dignità e i propri sogni.

Questo è. E non ammetterlo è la peggiore forma di schiavitù.

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