Ars/ Ineleggibilità e incompatibilità: botta e risposta tra Ardizzone e Apprendi

15 agosto 2017

In realtà, l’emendamento che è stato giudicato “inammissibile” dalla presidenza dell’Ars riguarda anche il controllo dei finanziamenti ai partiti. E visto che a novembre prossimo si vota per il rinnovo del Parlamento siciliano la norma, se approvata, sarebbe risultata piuttosto opportuna…

Al presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, non è piaciuto il nostro articolo sulla norma – che la presidenza del Parlamento dell’Isola ha giudicato inammissibile – che avrebbe impedito ai parlamentari regionali condannati dalla Corte dei Conti di ricandidarsi (QUI L’ARTICOLO).

Scrive Ardizzone:

“Non è mio costume commentare sui social. Debbo in questo caso rilevare l’estrema infondatezza della ricostruzione della notizia. La norma non poteva essere ammessa nell’ambito della discussione sulla legge delle ex Province essendo norma riguardante cause di ineleggibilità ed incompatibilità dei deputati quindi sottoposta a procedura rafforzata come prevista dallo Statuto”.

L’emendamento che la presidenza dell’Ars ha giudicato “inammissibile” è stato presentato dal parlamentare del PD, Pino Apprendi. Ed è proprio ad Apprendi che abbiamo chiesto una replica al presidente Ardizzone.

Ecco la replica del parlamentare regionale del Partito Democratico:

“Ho rispetto per il ruolo di chi presiede il prestigioso Parlamento – dice Apprendi – ma lo spettacolo che è stato offerto ai siciliani è di uno squallore unico. Una cosa ho capito dopo questi due episodi: il Parlamento non è solo ostaggio di chi non si presenta, è ostaggio di chi non vuole il cambiamento e intende conservare quei ‘privilegi’ invisibili, come il non recepimento di due norme che ‘naturalmente’ dovevano essere in quella legge che ripristina le Provincie. Sì, dico naturalmente, perché nella norma sulle ‘incandidabilita’ degli organismi elettivi è compreso il consigliere provinciale di cui si parla all’articolo 2 della stessa legge. Guarda caso, per il solo fatto che io ho ‘osato’ mettere in discussione questi privilegi mi è stato bocciato l’articolo 8 della stessa legge che prevedeva il recepimento della norma nazionale per il controllo dei finanziamenti ai partiti in occasione della campagna elettorale: norma bocciata dagli stessi partiti che all’unanimità l’avevano votata in commissione. Hanno voluto dare un ‘segnale’ forte, una vera e propria intimidazione”.

 

 

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