Nel centrodestra siciliano ‘allargato’ rispunta la candidatura di Giovanni Pitruzzella

31 luglio 2017

Il nome di Giovanni Pitruzzella sarebbe il frutto di un ragionamento politico centrista che dovrebbe tagliare le gambe a Nello Musumeci. Mettendo assieme Berlusconi, Alfano, gli ex democristiani e, perché no?, perfino qualche ‘pezzo’ del PD siciliano, che avrebbe così la scusa per mollare definitivamente Rosario Crocetta. Rimane l’incognita Roberto Lagalla che…

Giovanni Pitruzzella. E’ questo il nome che in queste ore torna come possibile candidato alla presidenza della Regione siciliana. In quale schieramento politico? Dovrebbe essere il centrodestra. Ma potrebbe essere anche un centrodestra allargato, magari molto allargato, se è vero che il personaggio, se mettiamo assieme passato e presente, potrebbe risultare gradito sia a Renzi, sia a Berlusconi. Perché è chiaro che, in Sicilia, centrodestra e centrosinistra non hanno alcuna autonomia politica e dipendono da Roma.

Insomma, a decidere, per la Sicilia, nella vecchia politica – perché centrodestra e centrosinistra sono la vecchia politica – non sono né Gianfranco Miccichè e Saverio Romano, né Fausto Raciti e Leoluca Orlando: decidono Berlusconi e Renzi (che, non a caso, mercoledì prossimo, cioè dopodomani, sarà a Palermo).

Se nel centrosinistra dell’Isola – schieramento politico in grande affanno – si va alla ricerca di nomi altisonanti tra produttori di vino, medici & sapienti (o quasi), nel centrodestra c’è un po’ più di vitalità. Ma è una vitalità segnata dalla confusione.

Nello Musumeci è già candidato. La sua, però, sembra una fuga condizionata dalla ricerca di compagni di strada. Ora che candidato alla guida della Sicilia lo è per davvero, lancia segnali ai possibili alleati. Lo ha fatto con Angelino Alfano, attuale Ministro degli Esteri del Governo Gentiloni che, fino a prova contraria, dovrebbe essere di centrosinistra.

Ma per Alfano e compagni, si sa, destra e sinistra significano poco o nulla: per loro le uniche cose che contano sono le poltrone: dove ci sono poltrone di governo da spartire ci sono loro, se poltrone non ce ne sono, loro non ci sono.

Ma che Alfano e i suoi amici ragionino così, beh, ci sta: questi sono: e non possono cambiare. Ma che uno come Musumeci – che dice di voler cambiare la Sicilia – chieda addirittura ad Alfano e ai suoi di sostenerlo, ebbene, questo è veramente incredibile: anche perché il movimento-partito del Ministro degli Esteri, Alternativa Popolare, a Roma, come già ricordato, sta con Renzi e il PD, e in Sicilia sta con il Governo regionale di Rosario Crocetta.

Come la vuole fare diventare “Bellissima” la Sicilia, Nello Musumeci? ‘Imbarcando’ nella sua avventura chi, fino ad oggi, ha appoggiato Renzi a Roma e il Governo Crocetta in Sicilia? Sarebbe questa l’alternativa a Crocetta? Mah…

Volendo, Musumeci sta ragionando come i dirigenti del PD siciliano che, dopo aver utilizzato Crocetta, ‘spremendolo’ come un limone, oggi predicano la “discontinuità” da Crocetta…

Eh sì, c’è un po’ di confusione nel centrodestra siciliano. E forse anche paura di restare soli. Lo stesso Musumeci, sempre in queste ore, ha lanciato un appello a Roberto Lagalla, l’ex rettore dell’università di Palermo che nei giorni scorsi ha lanciato la sua candidatura alla guida della Sicilia con il suo movimento IdeaSicilia.

Musumeci si è beccato una replica un po’ amara dallo stesso Lagalla:

“Leggo sulla stampa siciliana notizie relative ad una possibile e già definita alleanza tra DiventeràBellissima ed IdeaSicilia che, a questo punto, aderirebbe alla candidatura di Nello Musumeci alla presidenza della Regione siciliana. La notizia non ha alcun fondamento, se non l’invito, ricevuto qualche giorno fa da parte dello stesso Musumeci, a far parte della sua coalizione. Nel corso della mia recente conferenza stampa, per la presentazione della personale candidatura alla presidenza della Regione, che oggi confermo ancora una volta, ho sottolineato come, oltre alle diverse storie personali, non sia in atto​ tra noi alcuna intesa politica. La mia è e rimane una candidatura alternativa a quella di Musumeci, che va oltre superati modelli di governo e si pone in antitesi a Crocetta, con uno sguardo fermamente rivolto ad un’area di centro”.

Il “fermamente rivolto ad un’area di centro”, almeno in questo momento, sembra più un desiderio che realtà. Anche noi, in verità, quando Lagalla, la scorsa settimana, ha presentato la propria candidatura nel corso di una conferenza stampa convocata a Palermo, abbiamo dato per scontato che ad appoggiare l’ex rettore dell’università del capoluogo siciliano ci fossero anche i centristi del Cantiere Popolare (come potete leggere qui).

In verità, durante la conferenza stampa del professore Lagalla, non avendo visto nessun esponente di spicco del Cantiere Popolare di Saverio Romano e Toto Cordaro, qualche dubbio è sorto. Considerato, anche, che qualche esponente del Cantiere Popolare ci era sembrato vicino a Musumeci…

Le ‘rassicurazioni’ di un amico, da sempre vicino ai centristi, però, ci hanno fatto un po’ sbandare: così abbiamo dato come per cosa fatta il sostegno del Cantiere Popolare a Lagalla, anche in ragione del fatto che lo stesso ex rettore dell’università di Palermo si presenta come centrista.

Invece la realtà è un po’ più complicata: anzi, molto più complicata. Lagalla, tra qualche settimana, potrebbe diventare il candidato alla presidenza della Regione appoggiato anche dai centristi del Cantiere Popolare, così come potrebbe non essere appoggiato da Saverio Romano, Toto Cordaro e via continuando.

Tutto può ancora succedere, insomma. E allora come stanno le cose?

Qui torniamo all’inizio di questo articolo: al nome di Giovanni Pitruzzella che ritorna. Siciliano di Palermo, docente universitario, avvocato, giurista molto apprezzato e ascoltato ai tempi in cui alla presidenza della Regione siciliana c’era Totò Cuffaro, Pitruzzella occupa da qualche anno il posto di presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, anche detta Antitrust.

Il suo nome ritornerebbe in forza di un ragionamento politico che non è detto coinvolga il solo centrodestra.

In questo momento, da quello che si capisce, nel centrodestra si profilano due prospettive.

Ci potrebbe essere la candidatura di Musumeci appoggiata da Berlusconi, con la Lega Nord di Salvini, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e l’UDC di Lorenzo Cesa. Con il tentativo – di cui abbiamo già riferito – di ‘tirarsi’ dietro Alternativa Popolare di Alfano. Questa sarebbe una candidatura di centrodestra.

Poi ci potrebbe essere un secondo, possibile scenario: la candidatura di Pitruzzella appoggiata da Berlusconi, dal Cantiere Popolare, da Alternativa Popolare di Angelino Alfano e, chissà, anche da qualche ‘pezzo’ del PD: cosa, questa, che renderebbe più agevole l’avvicinamento degli ex democristiani Giampiero D’Alia e Salvatore ‘Totò’ Cardinale.

In questo secondo scenario Berlusconi e Renzi renderebbero palese quello che al Senato, in occasione del voto sui vaccini, si è materializzato: l’accordo politico in funzione antigrillina, isolando – con riferimento alla Sicilia – la destra di Musumeci. Si tratterebbe di un accordo più centrista che di centrodestra: del resto, non è stato Cuffaro ad affermare che Musumeci è un candidato troppo a destra?

Tra l’altro – elemento da non sottovalutare – la ‘macedonia’ centrosinistra-centrodestra, con un candidato unico, sarebbe certamente più forte: si eviterebbe la dispersione di voti.

Tutto liscio? No, perché dalla partita resterebbe fuori Lagalla, che è già candidato con una ricca campagna cartellonistica. E allora? E allora, visto che lo stesso ex rettore ha detto no a Musumeci, per evitare una dispersione di voti al centro (Lagalla candidato da solo farebbe ‘danno’: e non si dovrebbe ritirare, visto che in conferenza stampa ha lanciato un messaggio preciso: “Andare da soli non è un disonore”), Berlusconi, Saverio Romano, Alfano dovrebbero cercare di recuperarlo. Come? Vattelappesca! (su qualche giornale leggiamo di un accordo Musumeci-Lagalla dopo che lo stesso Lagalla ha smentito l’accordo con Musumeci: boh!).

Cosa viene fuori da questa disamina? Che in Sicilia, come già accennato, centrodestra e centrosinistra, come già sottolineato, non sono autonomi. Non lo sono perché non hanno la forza politica per esserlo. E, forse, nemmeno l’autorevolezza. Anche perché i maggiori protagonisti di questa partita – soprattutto nel centrodestra – giocano per garantirsi i propri seggi a Roma, magari nelle liste bloccate.

I giochi sono comunque complicati: perché quello che andrebbe bene per i possibili soggetti che dovrebbero essere candidati alla Camera e al Senato potrebbero non andare bene per chi dovrebbe essere candidato all’Assemblea regionale siciliana. Ciò significa che trovare il punto di mediazione non sarà facile.  

Questo vale per il centrodestra. Mentre per il centrosinistra un possibile candidato centrista da appoggiare risolverebbe al PD siciliano la ‘rogna’ di Rosario Crocetta ricandidato. Che avrebbe davanti a sé due strade: o continuare con la ricandidatura verso un binario morto (ma chi lo dovrebbe rivotare Crocetta?), o ritirarsi accettando qualcosa (al massimo qualche sottogoverno, la candidatura a Roma sembra improbabile).

P.S.

Roma condiziona le candidature alla presidenza della Regione di centrodestra e centrosinistra. Ma non è forse stato questo condizionamento a portare la Regione siciliana al sostanziale default economico e finanziario? E che garanzie danno a 5 milioni di Siciliani due schieramenti politici che dipendono, in tutto e per tutto, da Roma?  

 

 

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