Silvano Riggio: “Dietro gli incendi in Sicilia c’è una strategia terroristica”

14 luglio 2017

Parla il docente di Ecologia all’università di Palermo, da sempre in prima fila nella tutela dell’ambiente. Silvano Riggio spiega che gli incendi che hanno incenerito il verde della Sicilia non sono solo dolosi, ma sono espressione di un progetto criminale e terroristico da parte di chi rifiuta la cultura ecologista. “Troppe coincidenze”, dice il docente. Gli effetti, precisa, saranno “devastanti”, perché la nostra Isola, già da anni, è entrata nel cosiddetto anticiclone sahariano. Lo spettro della desertificazione   

“Gli incendi che stanno devastando la Sicilia? Un’idea l’ho maturata. Questi che appiccano il fuoco in tanti punti dell’Isola, credo che siano più di cento i roghi contati fino ad oggi, non sono semplici piromani. Questo è terrorismo. Sì, siamo davanti ad atti terroristici sapientemente organizzati”.

A parlare è il professore Silvano Riggio, docente di Ecologia all’università di Palermo. Con lui commentiamo questa estate siciliana di fuoco. Da sempre in prima fila nella difesa dell’ambiente, il docente ci racconta le sue impressioni su quanto sta succedendo nelle aree verdi della nostra Isola. O meglio, in quello che resta nelle aree verdi della Sicilia.

Intanto, gli facciamo notare, c’è un Governo regionale disattento, che ha ‘risparmiato’ sulle attività di prevenzione degli incendi: niente pulizia del sottobosco a partire da aprile, niente viali parafuoco. E operai forestali che hanno iniziato a lavorare nella terza decade di giugno…

“Indubbiamente l’assenza di attività di prevenzione degli incendi, in questa storia, ha avuto un ruolo importante. Chi ha organizzato questi atti terroristici contro l’ambiente siciliano ne ha approfittato”.

A suo avviso, dietro i roghi di questi giorni, c’è una strategia criminale?

“Sì. E’ impressionante la sequenza degli incendi, che si snodano da un capo all’altro dell’Isola. Ripeto, dietro questi fatti c’è una sapiente regia. Qualcuno ha approfittato del momento per scatenare l’inferno: le aree verdi senza le attività di prevenzione effettuate, il grande caldo, in qualche caso anche il vento. Troppe coincidenze”.

Sa, dalle nostre parti c’è chi fa ancora confusione con l’autocombustione. Facciamo un po’ di chiarezza su tale argomento?

“L’autocombustione esiste in natura. Ma ci vogliono le piogge e i terreni bagnati. I funghi e i batteri, provocando le fermentazioni, fanno in modo che la temperatura nel terreno si alzi. Poi arriva un fulmine ed esplode l’incendio. L’autocombustione, in natura, è un fatto positivo perché rinnova le foreste. Evita che si distruggano per sempre. Ma questo, lo ribadisco, non è il caso della Sicilia. Da noi siamo davanti a una strategia criminale di stampo terroristico”.

Chi può avere interesse a distruggere così l’ambiente in Sicilia?

“E’ qualcuno che odia tutto ciò che è stato fatto per l’ambiente: penso all’istituzione dei Parchi e delle Riserve naturali. Sono frange che rifiutano la cultura ecologista”.

Speculatori?

“Anche, ma non solo. Dietro questi fatti incresciosi c’è la sottocultura del vandalismo. Un po’ quello che è avvenuto nel quartiere ZEN di Palermo con la statua di Giovanni Falcone. Nel caso dell’ambiente, se la prendono con chi non si può difendere: gli alberi”.

Che effetti avranno questi incendi sull’ambiente siciliano?

“Terribili. Effetti terribili. La Sicilia, oggi, ha urgente bisogno di verde, non di incendi. E chi ha appiccato il fuoco in tutta l’Isola queste cose le sa: sa di aver moltiplicato i problemi già gravi della nostra Isola”.

Ovvero?

“Da anni la Sicilia è entrata nel cosiddetto anticiclone sahariano. Detto in parole più semplici, è come se la nostra Isola fosse stata inglobata nel deserto del Sahara. Il clima della Sicilia è cambiato. Queste cose gli studiosi lo sanno: in Sicilia avanza la desertificazione. Le piogge sono rare e si concentrano in due, tre settimane. E sono, spesso, piogge torrenziali, che provocano allagamenti, se non inondazioni. La Sicilia non ha mai avuto alluvioni. Negli ultimi anni le alluvioni cominciano a comparire”.

Le poche piogge nel corso dell’anno a carattere torrenziale sono un segnale negativo. 

“Esattamente. Quando le piogge si concentrano in ristretti periodi dell’anno e presentano carattere torrenziale vuol dire che iniziano a sorgere problemi”.

Secondo lei chi ha organizzato in modo “sapiente” gli incendi è al corrente di tutto questo?

“Sì. Questo è un progetto criminale preparato. Che avrà effetti devastanti sulla Sicilia, perché accentuerà la desertificazione del nostro territorio. L’ho detto e lo ripeto: questa è una strategia terroristica che ha utilizzato, in modo direi quasi scientifico, l’abbandono registrato quest’anno delle aree verdi”.

Quindi chi ha appiccato tutti questi incendi era al corrente che, quest’anno, le attività di prevenzione degli incendi non erano state effettuate.

“Certamente”.

Ricorda, nel passato, eventi simili?

“Simili, ma mai una sequenza di incendi come quella registrata quest’anno. Ricordo l’incendio della Riserva dello Zingaro. Ricordo, credo nel 2003, l’incendio nei boschi di Tortorici. Gli incendi ad Erice e ancora sui Nebrodi. Ma fatti come quelli accaduti in questi giorni, lo ribadisco, non ne ricordo”.

C’è qualche particolare che l’ha colpita?

“Gli incendi, negli ultimi anni, non sono mancati. Ecco, ci sono aree della Sicilia dove non si registrano mai incendi. Sarebbe interessante capire il perché”.

 

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