Bilancio regionale: il ‘gran rifiuto’ della Corte dei Conti e i ‘giochi di prestigio’ di Baccei

4 luglio 2017

Con molta probabilità, il Bilancio consuntivo 2016, in questa storia, c’entra fino a un certo punto. Con molta probabilità, la Corte dei Conti per la Sicilia, stanca dei ‘giochi di prestigio’ sul Bilancio dell’assessore-commissario Baccei, vuole chiarezza sul ‘buco’ di un miliardo di euro che il PD renziano – sempre per mano di Baccei – vorrebbe ‘regalare’ al nuovo Governo regionale che si insedierà il prossimo novembre. La gestione dell’ANCI Sicilia da parte di Leoluca Orlando 

Nei conti della Regione siciliana – con riferimento al Bilancio 2017 – c’è un ‘buco’ di circa un miliardo di euro. Il Governo, o meglio, l’assessore-commissario all’Economia, Alessandro Baccei, deve trovare questi soldi, non con i ‘magheggi contabili’ (per esempio, ‘giocando’ su avanzi e disavanzi), ma con una manovra reale: o tagliando un miliardo di Euro dalle spese di quest’anno (cosa impossibile, perché già, grazie ai fondi che Roma ha scippato alla Regione, interi comparti dell’Amministrazione sono senza risorse finanziarie), o trovando un miliardo o quasi di euro.

Potrebbe essere questa la vera partita tra Corte dei Conti e Governo regionale. Insomma, in assenza di una politica siciliana degna di questo nome, è la magistratura contabile che sta provando a prendere in mano la situazione (la maggioranza di centrosinistra è appiattita sul PD renziano, che in Sicilia ha come vero ‘leader’ il già citato Baccei, se non altro perché è lui che tiene i cordoni della borsa, mentre le opposizioni non sono state e continuano a non essere sempre attente alle questioni di Bilancio).

Il problema – come abbiamo già sottolineato in altri articoli – è che questa è una fase politica delicata, con il PD che cerca di ottenere le dimissioni del presidente della Regione, Rosario Crocetta: passaggio indispensabile per poter candidare chi, senza un’interruzione anticipata della legislatura, non potrà candidarsi. Il rischio di una parziale strumentalizzazione c’è. 

Proviamo, adesso, a riassumere questa storia piena di ‘tecnicismi’ di Bilancio che, in realtà, sono piuttosto semplici.

La ‘grana’, è noto, è scoppiata la scorsa settimana, quando si è appreso che il Bilancio consuntivo 2016 della Regione, a parere dei giudici della Corte dei Conti per la Sicilia, non va bene. Perché, ci siamo chiesti? Cosa avrebbe di diverso dai consuntivi 2015 e 2014? Da qui un’altra domanda: non è che, magari, i problemi riguardano la manovra economica 2017?

 

Tutti sappiamo che l’eventuale, mancata parifica del consuntivo 2016 avrebbe effetti diretti sul Bilancio regionale di quest’anno, che diventerebbe automaticamente nullo, perché fondato, anche, sul consuntivo dell’anno precedente nullo.

La domanda è: non è che, finalmente, qualcuno si sta prendendo la briga di dire al signor Baccei: senta assessore-commissario della Regione siciliana per volere di Renzi e del suo PD (compreso il PD siciliano, totalmente privo di autonomia, e appiattito su Renzi e sul suo sistema di potere), non è che, per caso, ha esagerato nel consentire a Roma di ‘razziare’ le risorse finanziarie della Regione?

Non ci sembra il caso di tediare i nostri lettori con troppi dati ‘tecnici’. Quello che conta, in questa storia, sono alcuni elementi ‘politici’ del Bilancio regionale 2017. Ovvero la mancanza di risorse finanziarie che, secondo un nostro calcolo, dovrebbero ammontare a circa un miliardo di euro.

A parole Baccei dice di aver sistemato tutto. Solo che al “tutto sistemato” di Baccei corrisponde una realtà ben diversa.

Per i Comuni della nostra sempre più disastrata Isola, per citare un esempio, l’assessore-commissario ha detto che è tutto a posto: ci sono le risorse del Fondo regionale per le Autonomie locali (poco meno di 400 milioni di euro); ci sono i fondi per i precari dei Comuni; e ci sono anche i 115 milioni di euro per il pagamento delle rate dei mutui.

Nei fatti è così? No! Noi abbiamo fatto una verifica: e ci risulta che gli uffici della Regione starebbero predisponendo l’erogazione di circa 50 milioni di euro. Pensate: 50 milioni di euro per quasi 400 Comuni siciliani!

E’ bene precisare due cose.

Primo: oggi, con la riforma della contabilità pubblica, il Bilancio di Regione e Comuni (le Province, di fatto, non ci sono più: rimangono solo i circa 6 mila dipendenti da pagare: questi Renzi e Baccei non sono ancora riusciti a farli ‘sparire’…) è, di fatto, un Bilancio di ‘cassa’.

Secondo: se, su circa 650 milioni di euro (a tanto – e forse più – si dovrebbe arrivare mettendo assieme Fondo regionale per le Autonomie locali, fondo per il precariato dei Comuni e il fondo per pagare le rate dei mutui), l’Amministrazione regionale, a luglio, si presenta con 50 milioni di euro da dividere per i circa 400 Comuni, beh, ciò significa che gli enti locali siciliani sono veramente messi male, malissimo!

La verità – è inutile che ci prendiamo in giro – è che il Governo regionale ‘presieduto’ da Baccei (che, di fatto, sulle questioni economiche e finanziarie, è il vero capo del Governo regionale, Crocetta su tale materia non conta nulla) vorrebbe far arrivare i Comuni siciliani alle elezioni regionali di novembre con il solo versamento dei suddetti 50 milioni di euro, lasciando al Governo regionale che si insedierà una situazione economica, finanziaria e sociale esplosiva.

Quello di Baccei e del PD è un conto cinico: sanno che perderanno le elezioni regionali e vogliono lasciare al nuovo Governo che si insedierà terra bruciata…

In questa vicenda una responsabilità grave è da addebitare all’ANCI Sicilia, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani presieduta dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. 

Dovrebbe essere Orlando a fare pressioni sul Governo regionale per chiedere non 50 milioni di euro, ma almeno la metà dei 650 milioni di euro, visto che siamo già a luglio. Ma Orlando tace, perché, in questa fase, ha interessi politici che sono antitetici agli interessi dei cittadini siciliani.

Dei cittadini siciliani e non dei sindaci dei Comuni siciliani, in maggioranza di centrosinistra: questi ultimi, infatti, invece di chiedere alla Regione l’erogazione dei fondi, assecondano i ‘giochi’ politici di Orlando, pronti, magari, a candidarsi alle elezioni regionali, alla faccia dei cittadini che li hanno eletti.

Quindi, con un’ANCI Sicilia gestita così, cioè gestita per assecondare la bramosia di potere di Orlando, i Comuni dell’Isola non hanno dove andare. Un’ANCI Sicilia ‘silente’, in combutta con ilo Governo regionale. Con i sindaci che, in maggioranza, si accingono ad eleggere Orlando presidente dell’ANCI Sicilia (Orlando non è mai stato eletto presidente dell’ANCI Sicilia dall’assemblea plenaria: è lì grazie ai voti ma da una ristretta cerchia di amministratori comunali in attesa della convocazione della suddetta assemblea plenaria che lo stesso Orlando, nei mesi scorsi, ha fatto rinviare quando ha visto che Paolo Amenta l’avrebbe sconfitto).

Così il discorso ritorna all’ipotesi di una mancata parifica del Bilancio consuntivo 2016 da parte della Corte dei Conti: cosa, questa – lo ribadiamo – che annullerebbe la legge di stabilità regionale 2017 (cioè Bilancio e Finanziaria 2017) approvata da Sala d’Ercole la scorsa primavera.

Certo, Crocetta si dovrebbe dimettere, o verrebbe comunque estromesso per il commissariamento della Regione (non ci sarebbe più il Bilancio regionale 2017 e l’assenza di Bilancio configura la persistente violazione dello Statuto e, quindi, il commissariamento).

Crocetta andrebbe via e il PD avrebbe campo libero per manovrare sul candidato alla presidenza della Regione. Ma lo stesso Partito Democratico farebbe una pessima figura, perché passerebbe alla storia come il partito che, per la prima volta, ha fatto commissariare la Regione siciliana.

Non solo. Il Governo nazionale nominerebbe i tre commissari, così come prevede lo Statuto. Ma ai tre commissari la Corte dei Conti continuerebbe a chiedere la manovra da un miliardo di euro: punto e a capo.

La prima alternativa è che Baccei, il 19 luglio, convinca i giudici contabili con i suoi soliti ‘giochi di prestigio’ sul Bilancio: ipotesi non molto verosimile, perché quello fatto fino ad oggi dalla Corte dei Conti non avrebbe avuto alcun senso.

La seconda alternativa è che Baccei ‘trovi’ il miliardo di euro: e siccome – lo ribadiamo – in termini di ‘cassa’, nel Bilancio della Regione non c’è più nulla da tagliare (Renzi e Baccei si sono già presi tutto quello che si potevano prendere, grazie all’ascarismo integrale dell’attuale Governo regionale), Baccei dovrebbe recarsi a Roma per farsi restituire un parte – minima – di tutti i soldi che Roma ha scippato alla Sicilia in questi anni.

La seconda ipotesi prevede che, per una volta Baccei faccia quello che non ha mai fatto fino ad ora: gli interessi della Sicilia…

 

 

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